Castel San Giovanni, il nuovo direttore di Cardiologia è Guido Rusticali
13 Gennaio 2024 13:05
Guido Rusticali, forlivese di nascita, ma piacentino di adozione, è il nuovo direttore di Cardiologia a indirizzo riabilitativo dell’ospedale di Castel San Giovanni. Cinquantasei anni, è stato nominato dal direttore generale Paola Bardasi.
“La sua lunga esperienza e le competenze di alto livello – evidenzia – continueranno ad arricchire il presidio di Castel San Giovanni, polo ospedaliero dove operano diversi professionisti di grande valore. È un ospedale che sta crescendo e che, nell’abito della propria specifica vocazione, fornisce risposte a tutto il territorio ed è un riferimento attrattivo anche per le provincie limitrofe”.
Il dottor Rusticali ha iniziato a lavorare per l’Azienda Usl di Piacenza nel 1999, dopo la laurea conseguita all’Università di Bologna e un periodo di attività alla Washinghton University in St. Louis.
“Il mio primo incarico – ricorda – è stato di responsabile di Cardiologia interventistica, disciplina medica specializzata nel trattamento di patologie cardiovascolari che si avvale di procedure avanzate e prevalentemente mininvasive ideali per interventi pazienti più fragili. Nell’ultimo anno ho assunto il ruolo di direttore facente funzione di Cardiologia del presidio della Val Tidone, incarico che ho portato avanti con passione e dedizione, lavorando fin dai primi giorni su due fronti: dare soluzione ad alcune problematiche organizzative interne e ridefinire identità e ruolo dell’unità operativa di Castel San Giovanni nel quadro della rete cardiologica territoriale. Al mio fianco ho trovato una equipe di medici e personale di comparto fortemente motivati e altamente qualificati, che operava in una struttura moderna, ben attrezzata e a misura di paziente, supportata e sostenuta da una comunità saldamente legata al proprio ospedale e dalla vicinanza delle istituzioni locali, a partire dal sindaco”.
Negli ultimi mesi, l’impegno del dottor Rusticali si è concentrato soprattutto su alcuni cambiamenti organizzativi, che hanno reso il reparto indipendente da aiuti esterni. In particolare, grande attenzione è stata posta nei confronti dell’attività ambulatoriale, con l’obiettivo di contenere le liste di attesa e dare risposta ai bisogni dei pazienti. “Ci sembra di poter affermare – sottolinea il primario – che i risultati di questo impegno sono già sotto gli occhi dei cittadini. A cominciare dall’ambulatorio di genere, che opera in stretto rapporto e collaborazione con gli altri reparti dell’ospedale della Val Tidone e concentra la sua attenzione sul rischio cardiologico femminile e che sta riscuotendo grande interesse e affluenza. A questo si è affiancato un forte impegno sul potenziamento dei nostri già grandi punti di forza, in particolare della diagnostica ecografica e della gestione dei pazienti con scompenso cardiaco e cardiopatia da amiloidosi. Sul versante della degenza abbiamo messo a disposizione dei pazienti di tutta la provincia posti letto per procedure interventistiche, contribuendo al contenimento dei tempi di attesa per gli esami più urgenti. Inoltre, abbiamo elaborato un sistema flessibile tra ricovero ordinario e riabilitazione cardiologica personalizzato sulle esigenze dei pazienti e lavorato sulla durata della degenza, riportandola entro gli standard richiesti per le singole patologie”.
Volgendo lo sguardo al 2024, il professionista ha chiari gli obiettivi da raggiungere a partire dalla vocazione della cardiologia della Val Tidone, che avrà sempre più un forte indirizzo riabilitativo. “Da settembre si è aggiunto al nostro staff Oreste Febo, professionista con lunga esperienza nel campo della riabilitazione cardiologica. Con lui abbiamo avviato un innovativo progetto che mira a prendere in carico la persona affetta da malattie cardiache dal momento della risoluzione della fase acuta, fino al completo recupero funzionale e oltre. È un percorso rivolto prevalentemente a persone con cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco e recente intervento cardiochirurgico, che si concentra, in primo luogo, sulla durata della degenza: è, infatti, desiderio comune a tutti i pazienti di ritornare nel più breve tempo possibile al proprio domicilio, ai propri affetti e alla propria quotidianità. Per questo la fase di ricovero non deve durare necessariamente gli abituali 15 giorni, ma può essere limitata allo stretto necessario alla risoluzione delle problematiche cliniche attive e all’avvio del piano riabilitativo. Questa è una novità sostanziale: non si ragiona più solo in termini di esercizio fisico e recupero funzionale, ma anche di alimentazione personalizzata, controllo dei fattori di rischio, corrette abitudini di vita e, se necessario, di supporto psicologico. Siamo convinti che attraverso una presa in carico a 360 gradi delle esigenze dell’individuo riusciremo nell’obiettivo di ridurre la probabilità di nuovi ricoveri oltre che diminuire la mortalità e il grado di disabilità che accompagna le malattie cardiovascolari. In ultimo attiveremo un sistema per seguire i pazienti anche dopo la dimissione attraverso accessi programmati nella nostra area riabilitativa, con sistemi di telemedicina che consentono di proseguire le attività al proprio domicilio o con accesso in palestre “sicure” con cui stiamo creando una collaborazione”.
Il progetto, concordato con la Direzione aziendale, nell’ambito delle direttrici indicate dalle Regione, sarà avviato a febbraio per arrivare a pieno regime prima dell’estate. L’ambizione è di replicare il modello anche in altri ospedali della provincia entro la fine dell’anno. “Stiamo vivendo un periodo di grande difficoltà nella Sanità pubblica – conclude Rusticali – e proprio per questo abbiamo bisogno di progetti che possano riqualificare i presidi, avere un impatto sulla salute dei cittadini e di conseguenza migliorare l’utilizzo delle risorse disponibili.
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