Intossicazione da monossido: alla camera iperbarica 150 casi di cui 17 da Piacenza
19 Gennaio 2024 12:11
Sono 17 i pazienti che da Piacenza sono stati inviati, nel 2023, alla camera iperbarica dell’ospedale di Vaio (Fidenza) per essere sottoposti alle cure del caso dopo un’intossicazione da monossido. Lo stesso numero registrato anche l’anno precedente. Con l’arrivo dell’inverno e delle temperature rigide, aumentano infatti i casi di intossicazione da monossido di carbonio. Gli incidenti di questo tipo si verificano molto spesso a causa del malfunzionamento di impianti di riscaldamento, in seguito alla combustione di sostanze (legna, pellets o idrocarburi) in ambienti poveri di ossigeno e con scarso ricambio di aria. E quando la fiamma ha consumato tutto l’ossigeno presente nel locale, inizia a produrre questa pericolosa sostanza, un gas altamente tossico, incolore, inodore ed insapore: respirarlo può causare gravi intossicazioni e persino la morte. Come sempre in questi casi, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale.
Bastano infatti pochi e semplici accorgimenti per abbassare sensibilmente il rischio di quello che è a tutti gli effetti un vero e proprio avvelenamento, come spiegano gli specialisti dell’Azienda Usl di Parma, che all’ospedale di Vaio (Fidenza) gestiscono una delle tre camere iperbariche presenti in Emilia-Romagna, centro di riferimento per la provincia di Piacenza.
“Il monossido di carbonio – spiega Luca Cantadori, direttore dell’Unità operativa di Anestesia, Rianimazione e Ossigenoterapia Iperbarica dell’ospedale di Vaio – oltre ad essere una sostanza altamente nociva, è un gas subdolo perché viene respirato senza accorgersene”. “Per impedire il suo sviluppo – continua – bisogna evitare l’utilizzo in ambienti chiusi, per scaldarsi o cucinare, di bracieri, barbecue, stufe o stufette a gas. Inoltre è di fondamentale importanza una manutenzione periodica degli impianti di riscaldamento, caminetti, caldaie e canne fumarie e non lasciare veicoli a motore accesi nei garage o altri locali chiusi.”
COME RICONOSCERE L’INTOSSICAZIONE E COSA FARE
Se, in presenza di un’apparecchiatura a combustione in ambiente chiuso, si avvertono sintomi come mal di testa, vertigini, nausea o vomito, confusione mentale, stanchezza, dolore toracico o perdita di coscienza, è necessario contattare subito il 118, per un soccorso sanitario immediato. E’ inoltre prioritario allontanare tutte le persone presenti dall’ambiente contaminato, aprendo porte e finestre per far entrare aria pulita, oltre a spegnere l’apparecchio (o l’impianto) che produce monossido.
LA CAMERA IPERBARICA DELL’OSPEDALE DI VAIO
Nei casi più severi di intossicazione, le indicazioni sono quelle di trattamento del paziente con ossigenoterapia iperbarica. L’Unità operativa semplice di Ossigenoterapia iperbarica dell’ospedale di Vaio è la struttura di riferimento per tutti i cittadini non solo della provincia di Parma, ma anche delle vicine province di Piacenza, Reggio Emilia, Modena e del sud della Lombardia (Lodi, Cremona, Mantova e parte della provincia di Pavia), con un bacino di utenza di circa 3 milioni di abitanti.
“Ogni anno – precisa Luca Martani, medico anestesista della struttura fidentina – la camera iperbarica di Vaio tratta circa 150 pazienti per intossicazione acuta da monossido di carbonio. La quasi totalità dei casi – continua Martani – avviene nel periodo compreso tra novembre e marzo, in concomitanza con l’accensione di apparecchiature di riscaldamento che spesso non funzionano correttamente”.
I consigli per evitare incidenti
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE