Tumori al collo dell’utero, 10mila pap test e l’adesione per il seno aumenta

16 Febbraio 2024 08:34

Una diagnosi precoce allunga la vita. Ma quali sono i percorsi di screening presenti sul territorio? Se ne è parlato ieri sera, 15 febbraio, durante la nuova puntata di “Star bene” su Telelibertà che ha affrontato il tema dei tumori femminili: al microfono della giornalista Marzia Foletti sono stati Stefania Calza, responsabile del Centro Salute Donna di Piacenza, Bruno Arena, responsabile del terzo livello dello screening del cervico-carcinoma dell’unità operativa di Ostetricia Ginecologia Piacenza, e l’ematologo e direttore scientifico della trasmissione Luigi Cavanna.

“Lo screening, che prevede una mammografia annuale dai 45 ai 50 anni e poi biennale dai 50 ai 75, viene attivato attraverso una comunicazione alla paziente via lettera o telefono – spiega Calza – sui risultati ci stiamo avvicinando alla percentuale regionale che è intorno al 70 per cento”.

Per quanto riguarda il tumore al collo dell’utero nel 2022 sono stati eseguiti 10.400 pap test: di questi 1.100 sono risultati positivi e 46 sono state le displasie di alto grado. Nel 2019 però ne erano state riscontrate 76.

“Nei Paesi dove esiste uno screening la percentuale è più bassa: oggi la mortalità per tumore al collo dell’utero si aggira intorno a due casi su 100 mila – sottolinea Arena – poi c’è una prevenzione primaria e una secondaria: una agisce sulle cause che determinano l’insorgenza del tumore, l’altra ha lo scopo di diagnosticare la malattia negli stadi più precoci possibile”.

“Cercare di mettere in atto una medicina di prossimità fa sì che le persone se ne possano avvantaggiare – spiega Cavanna – da uno studio che abbiamo fatto si è visto come chi abita lontano dall’ospedale avesse diagnosi tardive e cure più inadeguate: ecco perché in particolare per le malattie croniche si cerca sempre di più di puntare su una medicina di prossimità”.

 

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