Lo schianto in A21 e i primi soccorritori: “Quel bimbo in braccio come mia figlia”
05 Marzo 2024 08:57
“Non ci si abitua mai. Soprattutto quando l’evento traumatico coinvolge un’intera famiglia con un bambino”. Lo sa bene Andrea Gatti, da quattro anni autista soccorritore del 118, lo sa ancora meglio Enrico Lucenti, da 20 anni infermiere del 118 e lo ha imparato anche Glenda Magistrali, tirocinante laureanda in infermieristica. Tutti hanno una famiglia, tutti e tre sono genitori. Il coinvolgimento emotivo con la scena che si sono ritrovati di fronte quando, per primi, hanno raggiunto il luogo dell’incidente, nella mattinata di domenica 3 marzo lungo l’autostrada A21, è stato inevitabile. Ma non è prevalso. Prioritario è stato concentrarsi sulla riuscita dell’intervento.
“Freddezza e lucidità sul momento ti permettono di agire al meglio – dichiara Lucenti – una volta terminato il servizio, le immagini di ciò che hai vissuto continuano a tornarti in mente. E la sola cosa a cui pensi è di mandare un messaggio a casa. I miei figli sanno che se li contatto ad un orario strano è perché è successo qualcosa di drammatico”.
L’equipaggio piacentino autoinfermieristico è stato il primo ad intervenire: tre erano i feriti gravi, tre erano i soccorritori. Il sistema d’emergenza attivato, il lavoro di squadra, hanno fatto la differenza. Fondamentale è stata la centrale operativa di Parma che ha chiamato due eliambulanze, fondamentale è stato l’arrivo in appoggio dell’ambulanza di Croce Rossa dove è stato messo al caldo il neonato, indispensabile è stato l’intervento di Vigili del Fuoco e della Polizia Stradale.
“Per permettere ai colleghi di occuparsi della madre, mi hanno affidato questo fagottino – racconta Gatti, papà da soli 15 mesi. – Mi è sembrato di avere tra le braccia mia figlia”. La foto del momento sta facendo il giro del web. “Credo che nessuno si dimenticherà di questo soccorso – conclude Magistrali. – Una volta stabilizzati è stato importante diventare presenza rassicurante e tranquillizzante, soprattutto per il padre che continuava a cercare il figlio e a chiedere della moglie”.
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