Arrestati due imprenditori attivi nel Piacentino: “Truffe nella vendita di auto”
19 Marzo 2024 16:29
Arrestati due amministratori di una concessionaria di automobili con sede nel Piacentino per truffa e bancarotta fraudolenta. Lo fanno sapere i carabinieri attraverso una nota ufficiale. Nei giorni scorsi i militari – insieme alla Guardia di Finanza – hanno eseguito a Milano un’ordinanza di misura cautelare emessa su richiesta della Procura di Piacenza.
“Le indagini, avviate dai carabinieri di Castel San Giovanni – spiega l’Arma – hanno avuto inizio dalle denunce-querele, rese in tempi e luoghi differenti, da parte di nove vittime che descrivevano in modo analogo i raggiri subiti nel corso dell’acquisto di un’automobile dalla concessionaria degli indagati. Il modus operandi era sempre lo stesso: le persone offese, dopo aver visionato su un sito online l’annuncio della vendita di un’auto, venivano indirizzate all’esercizio commerciale gestito dai due indagati per visionare direttamente l’auto cui erano interessati, stipulando dei contratti per iscritto e rilasciando degli acconti. Una volta preso l’anticipo, i due amministratori iniziavano ad addurre scuse sempre diverse per giustificare i ritardi nella mancata consegna del veicolo fino a rendersi definitivamente irreperibili al telefono e ad abbandonare i locali dell’autosalone”.
“L’attività portata a termine, quindi – prosegue la nota dell’Arma – ha acclarato che i due amministratori avrebbero dato vita alla società – costituita nel dicembre del 2022 e chiusa prima di luglio 2023 – piegandola ai propri scopi illeciti: gli stessi, infatti, si sarebbero resi autori di plurime truffe concernenti l’acquisto di automobili, inducendo sistematicamente in errore gli acquirenti ed omettendo una volta ricevuto il denaro la consegna dell’auto. Inoltre, nel solco della commissione di tali condotte truffaldine, gli stessi avrebbero distratto dal conto corrente societario tutti gli incassi per un valore di oltre 250mila euro – alcuni frutto di truffa, altri di origine lecita – e avrebbero tenuto i libri e le scritture contabili – concludono i carabinieri – in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio”.
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