Carcere, l’ex garante dei diritti: “Investire sui detenuti è una speranza per la società”
26 Marzo 2024 11:55
“Di che cosa parliamo quando parliamo di diritti in carcere?”. A questa e ad altre domande ha dato risposta il convengo “Il tempo del carcere”, ospitato martedì 26 marzo all’Open Space 360° di via Scalabrini e organizzato da Comune con Asp Città di Piacenza.
PENA E DIRITTI: IL MONDO DEL CARCERE E DEI DETENUTI
Un pianeta sconosciuto ai più, un luogo che – troppo spesso – preferiamo mantenere nell’ombra. I cittadini non conoscono realmente il carcere: la vita del tenuto, la sua rieducazione e formazione, il lavoro che non sempre – per varie ragioni – è presente nelle strutture carcerarie italiane. Tematiche finite al centro del convegno, dove tra performance teatrali e interventi di numerosi esperti e realtà che lavorano a stretto contatto con il mondo delle strutture carcerarie, si è arrivati al tema portante dell’incontro: far luce su quelle persone aventi il peso della pena da scontare, ma che al tempo stesso hanno diritti da far valere.
INVESTIRE SUI DETENUTI PER INVESTIRE SULLA SOCIETÀ
“Queste due polarità, la pena e i diritti dei detenuti, vanno tenute insieme” ha spiegato durante il suo intervento Mauro Palma, ex garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. “La Costituzione ci dice che la pena è un atto dovuto da parte dello Stato, ma al tempo stesso ci dice che le pene non devono essere offensive della dignità della persone e che devono tendere al reinserimento sociale dei detenuti. Al momento in Italia le carceri contengono circa 61mila detenuti e le pene inferiori ai cinque anni sono più della metà. Questo significa che entro cinque anni tali persone torneranno alla società: è interesse loro, ma anche della società stessa che esse ritornino ‘alla vita di tutti i giorni’ in modo diverso. È un investimento positivo pensare che la pena non sia soltanto privazione, ma che abbia un aspetto di riaccompagnamento“.
IL PROBLEMA DEL SOVRAFFOLLAMENTO NELLE CARCERI
“Tornando ai numeri – ha quindi proseguito l’ex garante dei diritti dei detenuti – anche se, come detto, i detenuti attuali in Italia sono circa 61mila, i posti regolamentari realmente disponibili sarebbe meno di 49mila. Un carcere avente meno attività per problemi di mantenimento della sicurezza tende a contenere le persone nei loro ambienti, restituendo un mondo sovraffollato e chiuso, che spesso equivale ad un mondo di disperazione: di poco investimento sul proprio futuro e di forte stress per chi in carcere lavora”.
IL SERVIZIO DI MARCELLO TASSI
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE