Piacenza è davvero città per tutti, a misura anche di…umarell
29 Marzo 2024 04:55
di Gian Luca Rocco
Siamo a Piacenza, in via Veneto, angolo via Rosso. Al posto della villa di un ex imprenditore, sorgerà un condominio.
Occasione troppo ghiotta, il cantiere, per chi di osservare cantieri ne fa quasi un’ossessione, ossia l’umarell.
Mani allacciate dietro alla schiena, inclinazione di trenta gradi in avanti, possibilmente un cappello in testa. Lo sguardo attento attraverso una grata, un buco nel muro, un pertugio che permetta di verificare quello che accade all’interno.
chi è l’umarell
L’umarell è un concetto antico, ma una parola recente, coniata in un blog nel 2005 ed entrata poi a far parte del lessico italiano, capace di quella magica mescolanza di antico e moderno come solo le lingue sanno fare. Della nostra mitologia, invece, gli anziani che osservano palazzi in costruzione, lavori in corso e qualsiasi opera, possibilmente in muratura, venga edificata, ne hanno sempre fatto parte.
Il termine ha origini dialettali bolognesi (umarêtt, ometto, in principio usato anche come dispregiativo), ma finalmente è approdato a Piacenza, sdoganato da un cartello appeso con tutti i crismi alla recinzione e che invita i più curiosi a soddisfare la loro sete di calcestruzzo sbirciando in tutta serenità da una postazione “sicura” creata apposta per loro.
Un concetto bellissimo, perché dimostra come il motore dell’uomo, la curiosità, alimenti sempre la sua vita, anche in una fase più avanzata: non si smette mai di essere umarell, non si smette mai di voler conoscere qualcosa di nuovo, di scoprire giorno dopo giorno cosa si nasconde dietro a quella recinzione che, in una progressione leopardiana, come una novella siepe, invece che “dell’ultimo orizzonte,” “del primo piano il guardo esclude”.
piacenza città dell’accoglienza
È anche un altro tassello per Piacenza, città dell’accoglienza, capace di ospitare sia l’umarell locale, sia quello in trasferta, benvenuto e benedetto da questo buffo cartello. Che sia una boutade, un simpatico richiamo ai curiosi che affollano il cantiere durante il giorno oppure una sofisticata operazione di marketing, poco importa.
Milano, sull’umarell, ci ha costruito un universo al punto che l’omino in piedi stilizzato è diventato uno dei souvenir più venduti in città e i milanesi pensano che sia sempre stato un termine del loro dialetto. Chissà che Piacenza non possa fare lo stesso: magari con un umarell nostrano, dotato di un panino con la coppa per soddisfare non solo la sua fame di gru e ruspe.
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