Spaccio di droga, testimoni in aula “non ricordano”: imputato assolto

19 Aprile 2024 02:00

Troppe “amnesie” e troppi “non ricordo” in serie da parte dei testimoni. E così il pm Matteo Centini non ha potuto fare altro che chiedere l’assoluzione per l’imputato, nell’impossibilità di portare avanti elementi di prova a suo carico.

Si è concluso con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” il processo a uno dei profughi pakistani che nel 2016 erano stati ospitati a Gragnano: tre di loro, tra cui l’imputato, furono accusati di aver ceduto droga ad alcuni minorenni del paese. Uno venne processato con rito abbreviato e assolto, un secondo si rese irreperibile e il terzo, difeso dall’avvocata Anna Maria Ziliani, è stato infine assolto in tribunale a otto anni dalla vicenda.

In aula il giudice Alessandro Rago – a latere Matilde Borgia e Isabella Farini – ha accolto lo scoramento del pm Matteo Centini dopo l’ultima udienza dello scorso gennaio, dove l’ascolto di un gran numero di giovani testimoni si era trasformata una serie di “non so” riguardo ai fatti di spaccio accaduti nel 2016.

LE DICHIARAZIONI DEL PM

“Una sfilata desolante” come l’ha definita Centini. “In quella udienza, ho contato almeno 36 “non ricordo” in risposta alle domande. E questo potrebbe dirla lunga sul livello delle nuove generazioni: qualcuno ha scoperto in aula che gli abitanti del Pakistan sono asiatici mentre altri non hanno dimostrato di ricordare neppure i luoghi del paese in cui vivono”.

Insomma, per il pm il dibattimento non ha consentito di raccogliere materiale sufficiente a portare avanti le accuse a carico dell’imputato: da qui, la richiesta di assoluzione.

Richiesta alla quale si è subito associata l’avvocata Ziliani che ha fatto notare, oltre alla lacunosità dell’esame testimoniale, anche la mancanza di prove sull’effettiva natura “stupefacente” della sostanza ceduta.

Di conseguenza, il giudice Rago ha assolto il profugo pakistano perché il fatto non sussiste.

© Copyright 2024 Editoriale Libertà