Trombosi venosa ed embolia polmonare: “Rischi per i malati oncologici”

03 Maggio 2024 13:24

Su una popolazione di 100mila abitanti, come quella di Piacenza, ogni anno si registrano dai 150 ai 200 nuovi casi di trombosi venosa e circa cento di embolia polmonare. Lo sottolinea il direttore della Medicina Interna – Centro Emostasi e Trombosi Piacenza Davide Imberti durante l’ultima puntata di “Star bene”, la trasmissione condotta dalla giornalista Marzia Foletti e in onda su Telelibertà.

La trasmissione si è infatti concentrata su queste due patologie che ogni anno determinano 10 milioni di casi nel mondo e sono al terzo posto fra le cause di morte nella popolazione generale e al primo posto nei pazienti ospedalizzati. Ma non essendo molto conosciute, il loro impatto non viene considerato.

LA FREQUENZA DEI CASI

“La trombosi venosa ha un’incidenza intorno a 150-200 nuovi casi annui su 100 mila abitanti, mentre l’embolia polmonare più o meno la metà – sottolinea Imberti – questi sono i casi che arrivano a diagnosi ma molte volte queste problematiche non vengono riconosciute e diagnosticate. La loro frequenza è senza dubbio più alta. La trombosi venosa profonda è molto diffusa ed è fra le malattie cardiovascolari più frequenti”.

Quali siano le categorie più a rischio lo sottolinea l’oncologo e direttore scientifico della trasmissione Luigi Cavanna: “I malati oncologici sono a rischio – spiega – addirittura a volte l’embolia o la trombosi venosa profonda è il segnale d’allarme che mette in moto quelle indagini che fanno diagnosticare il tumore. Il tumore del pancreas favorisce molto la tromboembolia. Anche le donne in gravidanza sono a rischio come lo sono nel puerperio ossia nelle sei settimane successive al parto”.

SEDENTARIETà E RISCHI

Presente anche il direttore della Medicina del Lavoro di Asia Group Francesco Sabbadini: “La sedentarietà è un fattore di rischio che ci accomuna un po’ tutti – sottolinea – tuttavia fra i lavoratori ci sono due categorie più soggette, quelle di chi effettua attività di edilizia e arboricoltura acrobatica: le modalità di lavoro aumentano il rischio di trombosi in soggetti predisposti”.

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