Intelligenza artificiale, uno “tsunami” da affrontare: il dibattito a “Nel mirino”
10 Maggio 2024 22:00
A “Nel mirino” è stata messa sotto la lente l’Intelligenza Artificiale. È stata definita “uno tsunami” da Fabio Antoldi, docente dell’Università Cattolica che dirige il corso sull’IA, il quale però aggiunge subito dopo una postilla: “Uno tsunami non necessariamente negativo”.
Condotto dalla conduttrice Nicoletta Bracchi e dal giornalista Thomas Trenchi, “Nel mirino” ha in primo luogo chiarito cosa sia l’Intelligenza Artificiale. “Un insieme di tecniche volte a insegnare alle macchine la capacità del ragionamento umano – così la definisce Gianni Ferretti, prorettore della sede del Politecnico di Cremona – è nata ufficialmente nel 1956 e due anni fa c’è stata una sorta di “mutazione genetica” che ha determinato il suo sviluppo esponenziale. Oggi si è capito infatti che l’Intelligenza Artificiale e quella umana sono radicalmente diverse: quella umana è brava a cercare connessioni di tipo logico, le macchine lavorano invece una quantità spaventosa di dati con grandissima velocità”.
Ricambio generazionale
A spostare la questione sul rapporto fra IA e ricambio generazionale nelle aziende è stato Camillo Ghelfi, fondatore della startup “40Factory”. “L’Intelligenza Artificiale – dice – ci aiuta a compiere un passaggio generazionale nel mondo del lavoro. Oggi in molte aziende medie e piccole la conoscenza aziendale non è facilmente accessibile né trasferibile, ma parlando un linguaggio naturale l’IA aiuta ad accedere alla conoscenza. E questo accade in tutte le organizzazioni”.
Anche Fabio Antoldi insiste sulle giovani generazioni e sulla formazione loro dedicata. “La generazione Z è nativa digitale, ha una spiccata capacità di interazione con le macchine sia in termini manuali sia logici. Rispetto a vent’anni fa, inoltre, gli italiani fra i 25 e i 35 anni sono 2,4 milioni in meno. Questo comporta una mancanza di manodopera e “testadopera”: se l’Italia vuole mantenere una capacità di sviluppo sostenibile abbiamo bisogno di giovani e di dare loro strumenti, come l’Intelligenza Artificiale, che accelerino e moltiplichino la capacità di generare produttività”.
Stefano Guglielmetti, presidente del Rict (Ricerca, innovazione, comunicazione, tecnologia), che è un cluster di aziende tecnologiche di Confindustria, spiega che “è difficile essere esperti di una tecnologia che viaggia sempre più veloce e lascia le persone inesorabilmente indietro”.
ECONOMIA
L’Intelligenza Artificiale, dicono gli intervenuti a “Nel mirino”, può da una parte dare il suo importante contributo a rafforzare il Pil – “può incidere portando ampi margini di crescita” dice Antoldi – ma allo stesso tempo comporta dei rischi. “Uno dei problemi riguarda la proprietà intellettuale – afferma il professore – l’IA elabora una grande quantità di dati, che spesso sono l’opera di qualcuno. L’informazione che restituisce ChatGPT, ad esempio, è il frutto di report che dovrebbero essere tutelati dal diritto d’autore”. Ci sono anche preoccupazioni etiche. Antoldi cita ad esempio Padre Paolo Benanti, frate francescano nominato dal governo a capo della Commissione sull’Intelligenza Artificiale, che “parla di algoretica, vale a dire della necessità di porre limiti rispettosi dell’uomo nell’avanzamento di questa tecnologia”. E ancora le questioni legali: se l’Intelligenza Artificiale provoca un danno, chi ne risponde? “Ci sono molti problemi irrisolti” sintetizza Guglielmetti. “A chi mi domanda se l’IA minaccia le aziende e il posto dei lavoratori rispondo: vedremo in futuro, ora si devono immaginare le opportunità. Mi tengo però un margine di dubbio”.
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