Duomo gremito per l’addio al rettore Anelli, sul feretro ermellino e tocco

31 Maggio 2024 15:57

“Il silenzio e il rispetto per una vicenda umana che ci ha posto di fronte ad una situazione inaspettata e imponderabile. Ci siamo trovati improvvisamente davanti al mistero più profondo e insondabile dell’esistenza umana”.

Sono le parole che riecheggiano in una Cattedrale gremita per i funerali di Franco Anelli, Magnifico Rettore dell’Università Cattolica morto nella serata del 23 maggio dopo aver compiuto un gesto estremo. Oggi l’ultimo saluto nel Duomo di Piacenza. Al centro della Cattedrale il feretro ricoperto da rose rosse, avvolto dall’ermellino e con il tocco da rettore.

In prima fila la mamma Lucia, i famigliari, la ministra dell’università Anna Maria Bernini, Antonella Sciarrone Alibrandi, Giudice della Corte Costituzionale, i rappresentanti istituzionali e le autorità, dal prefetto Paolo Ponta, alla sindaca Katia Tarasconi e la presidente della Provincia Monica Patelli. Bernini, al termine del funerale ha dichiarato: “Come ho detto poco fa alla sua mamma, Franco Anelli non è stato solo un Magnifico Rettore, è stato una persona splendida, molto amato – lo avete visto da quanti sono venuti a salutarlo oggi – e che molto ha amato”.

Sgomento, dolore, incredulità sono i sentimenti che accompagnano l’ultimo saluto al piacentino che si è sempre contraddistinto per le doti professionali e umane.

Nella Cattedrale di Piacenza l’omelia funebre è stata pronunciata dall’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica, mons. Claudio Giuliodori, che ha presieduto il rito concelebrato dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto; dal Vescovo Emerito, mons. Gianni Ambrosio; dal Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Erio Castellucci; dal Segretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, mons. Giovanni Cesare Pagazzi.

«Non possiamo nascondere il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico – ha esordito mons. Giuliodori –, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili e di fronte alle quali dobbiamo assumere l’atteggiamento più consono e appropriato. Il silenzio e il rispetto innanzi tutto per una vicenda umana che ci ha posto di fronte ad una situazione inaspettata e imponderabile». In un dialogo serrato tra Scrittura ed esperienza radicale dell’umano (rilevante il rimando al pensiero di Giacomo Leopardi), l’Assistente Ecclesiastico Generale si è soffermato sul messaggio del Magnificat e ha voluto riprendere l’immagine espressa dal card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, sia nella celebrazione di suffragio svoltasi lunedì presso la sede romana dell’Ateneo sia nella visita compiuta alla camera ardente di Milano: «Non dobbiamo domandarci perché qualcuno se n’è andato quanto piuttosto che cosa è venuto a fare e che cosa ci lascia». Come estremo commiato al Rettore, mons. Giuliodori ha richiamato la devozione che sta all’origine e a fondamento dell’Università Cattolica: «Il Sacro Cuore, che tanto ha fatto nella vita e nella storia di questo Ateneo per realizzare cose che sembravano impossibili, possa ora accogliere e ricolmare di pace l’anima del nostro fratello Franco».

la celebrazione in duomo a piacenza

L’omelia funebre è stata pronunciata dall’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori, che ha presieduto il rito concelebrato dal vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto; dal vescovo emerito, monsignor Gianni Ambrosio; dal vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Erio Castellucci; dal segretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, monsignor Giovanni Cesare Pagazzi.

L’OMELIA DI MONSIGNOR CLAUDIO GIULIODORI

“Forse, per un attimo fatale, è stato attraversato da quel pensiero funesto che era così familiare a Giacomo Leopardi: “La morte non è male poiché libera l’uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. Una settimana fa siamo rimasti tutti attoniti e sconvolti nell’apprendere la notizia della morte improvvisa e tragica di Franco Anelli, figura insigne dal punto di vista accademico e stimato Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In questi giorni il nostro animo è stato affranto dal dolore e tante domande hanno agitato il nostro cuore e la nostra mente. Non possiamo nascondere il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili e di fronte alle quali dobbiamo assumere l’atteggiamento più consono e appropriato.

Di fronte a tutto questo potremmo essere umanamente sopraffatti dallo smarrimento e dallo sconcerto, ma siamo qui perché ci è data la grazia di poter vedere e considerare le cose da un altro punto di vista che non cancella il dramma umano ma lo inserisce in un orizzonte infinitamente più grande che è quello spalancato dalla fede in colui che ci ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.

Se dico che il professor Anelli è stato un rettore che l’appellativo “Magnifico” lo ha meritato davvero e lo ha interpretato nel migliore e più alto dei modi. Un titolo non solo onorifico dovuto al ruolo e alla tradizione accademica, ma una qualifica che il professor Anelli ha davvero onorato e tradotto in una gestione dell’Ateneo dei cattolici italiani intelligente, dinamica, competente e lungimirante.

Anche se lui stesso si sarebbe schernito con la sua pungente autoironia, non possiamo non rendergli l’omaggio che merita per tutto ciò che ha fatto con grande generosità e saggezza a servizio di un Ateneo di cui si considerava figlio grato e di fronte al quale aveva assunto, in momenti non facili, la piena e gravosa responsabilità.

Davvero grandi sono i suoi meriti: dalle vicende del Policlinico A. Gemelli, risanato e rilanciato ai vertici della sanità e della ricerca a livello nazionale e internazionale, ai momenti difficili della pandemia affrontati con grande determinazione ed efficacia; dal rinnovamento e rilancio di tutte le sedi, con progetti innovativi e ambiziosi, alla crescente internazionalizzazione; dalla sua personale statura scientifica in ambito giuridico alle molteplici iniziative culturali che hanno dato sempre più prestigio al nostro Ateneo, dalle significative celebrazioni per il centenario al sapiente contributo dato alla missione educativa dell’Ateneo, come rilevato in questi giorni nelle espressioni di cordoglio del Santo Padre Francesco e di tante personalità del mondo ecclesiale, della realtà accademica e della società civile che ringraziamo ancora una volta per la vicinanza, l’affetto e la preghiera”.

L’uscita del feretro è stata accompagnata da un lungo applauso.

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