“Partita per la vita”, chi scende in campo ha già vinto: successo per l’ottava edizione

03 Giugno 2024 04:26

C’è una gara in cui chi scende in campo ha già vinto. Si tratta della “Partita della vita” che ha visto la Nazionale dei trapiantati sfidare la squadra composta dal 118 di Piacenza e Pubblica assistenza Valnure/Riverniviano allo stadio comunale F.lli Ramponi di Rivergaro.

Giunta alla sua ottava edizione, questa manifestazione è stata organizzata da Gianni ed Enrica con l’aiuto delle associazioni del dono e di diversi sponsor in memoria del figlio Michele Lizzori, vicepresidente provinciale di Aido, scomparso nel 2018. Un evento che non si pone un obiettivo agonistico, bensì simbolico: spiegare l’importanza della donazione di organi, e di quanto questo gesto non solo riesca a salvare la vita dei pazienti trapiantati, ma anche di tutti coloro che attendono, assieme a quel ricevente, una chiamata che spesso tarda ad arrivare.

LE TESTIMONIANZE

Sabato sera nel salone parrocchiale di Rivergaro, nell’incontro moderato dalla giornalista Marzia Foletti di Telelibertà, si è parlato di medicina e sport, e sono state ascoltate le voci di diversi testimoni dell’appuntamento con la vita.

Ne è un grande esempio Luca Foletti, il papà di un bimbo che il 2 giugno del 2018 ha subito un trapianto di fegato a soli 6 mesi: “Proprio in questo momento sei anni fa arrivava la chiamata di un angelo. Una famiglia nel momento più straziante stava firmando un “Sì”, regalandoci il più grande tesoro del mondo. Oggi Lorenzo grazie a loro gioca a pallone, sta finendo la prima elementare, è monello – si emoziona – Stiamo vivendo tante piccole cose che non sono affatto piccole”. Luca è un papà ironico, c’è gratitudine nella sua risata, dovuta a quella possibilità che gli è stata donata: un regalo che ora gli permette di assistere alla “straordinarietà della crescita di un bambino che non doveva più essere qui”.

Ne è testimone diretto anche Piercarlo Cigala, trapiantato due volte di fegato e poi una volta al rene: “Ho fatto anche le due cornee”, sorride accompagnato mano nella mano dal suo nipotino, quello che gli ha dato la forza di andare avanti. Poi Sergio Bergami, che ha ricevuto parte del fegato grazie all’atto di coraggio di sua sorella. Testimone da lontano è invece Emanuele Ferrari, che ha donato il midollo ad un bambino: “La mia storia è nata nel 2001 quando mi sono iscritto all’Aido. La chiamata poi è arrivata a novembre del 2003, ma il paziente non era ancora pronto a ricevere. Poi l’attesa è finita il 12 maggio: il trapianto è andato bene e ora sono passati 21 anni. Quel bambino ha preso anche parte del mio sistema immunitario e io ogni tanto ho dei raffreddori frequenti”, ride di pancia, davanti ad un salone che lo fissa con gli occhi lucidi.

È impressionante come ciascuno dei presenti, donatori o riceventi, amici e familiari, si ricordi con una precisione l’esatta data, ora e luogo di quell’appuntamento con la vita.

Sono storie che fanno bene al cuore e trasmettono energia, amore, umanità. Discorsi che una volta ascoltati, lasciano i brividi lungo le braccia e fanno capire quanto sia importante quella breve parola: “Sì”.

All’incontro di sabato sono intervenuti numerosi medici che hanno spiegato i passi in avanti compiuti dalla medicina e l’importanza della donazione: Daniele Vallisa, direttore del Dipartimento di Oncologia-ematologia, Angela Rossi, direttore della Biologia dei trapianti, diagnostica molecolare e manipolazione delle cellule staminali emopoietiche, Chiara Rocca, medico della Nefrologia e dialisi di Piacenza, Francesco Lauri, coordinatore infermieristico delle donazioni di organi e tessuti AUSL Piacenza, Gabriela Sangiorgi, già direttore del CRT Emilia Romagna.

ORGANIZZAZIONE E PATROCINI

L’evento è organizzato dall’Associazione Nazionale Italiana Calcio Trapiantati, AIDO, AVIS Provinciale Piacenza, ADMO e Circolo La Castaña di Niviano, e gode del patrocinio del Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna e del Comune di Rivergaro. Collaborano inoltre il 118 Piacenza Soccorso e la Pubblica Assistenza Valnure.

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