Maturità ai raggi X di Nel mirino: “Esame fermo al passato, serve cambiare”
21 Giugno 2024 22:31
La maturità è un momento di svolta, quella sottile linea d’ombra da superare, un tempo di indirizzo, di spiegazione e di consapevolezza di ciò che sarà, un periodo in cui si delineano le scelte che definiranno il proprio destino. Nell’ultima puntata di “Nel mirino“, il format d’approfondimento di Telelibertà, condotto dalla direttrice Nicoletta Bracchi insieme al giornalista Thomas Trenchi, il tema proposto al tavolo della discussione è stato proprio l’esame di Stato che coinvolge oltre duemila studenti del territorio piacentino. Ospiti della trasmissione il pedagogista Daniele Novara, la preside Simona Favari oltre agli studenti diciottenni Aurora Montini, vicepresidente “Consulta studenti” di Piacenza e Riccardo Dallacasagrande, consigliere del portavoce nazionale degli studenti, tutti concordi nel ritenere che “non si tratta solo di superare un esame, ma di un’esperienza di crescita personale e di autodefinizione”.
“L’attuale impostazione degli esami di maturità non mi convince – spiega Novara – siamo lontani dall’idea di scuola come comunità di apprendimento. Il concetto di prove assolutamente individuali è superato. Le neuroscienze ci insegnano che l’apprendimento è un fenomeno sociale che si sviluppa attraverso la condivisione e l’imitazione. In una vera comunità di apprendimento, gli studenti non sono isolati nel loro percorso educativo, ma sono parte integrante di un gruppo in cui il sapere si costruisce e si rafforza attraverso l’interazione reciproca”.
In sintonia con i contenuti espressi da Novara, anche la dirigente scolastica Simona Favari, dal 1992 all’interno del mondo scuola prima come docente e poi come preside: “Durante la pandemia, l’esame di maturità era stato leggermente modificato per ovvi motivi. Era stato introdotto un approccio più moderno e centrato sugli studenti, dando loro la possibilità di dimostrare le proprie competenze in modo più flessibile e adatto ai tempi. Avevo sperato che quel modello potesse rimanere, e invece c’è stato un ritorno al passato. Ascoltare i giovani significa riconoscere il loro valore, rispettare le loro opinioni e coinvolgerli attivamente nei processi decisionali che li riguardano”.
I due studenti hanno spostato l’attenzione sul significato di “Maturità”: “Non è solo una parola vuota – ha sottolineato Aurora – rappresenta la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. C’è un senso di comunità, di condivisione delle paure e delle speranze, che rende questo viaggio verso il diploma meno solitario. I temi proposti quest’anno? Mi sono piaciuti, io ho scelto la traccia sul valore del silenzio, un argomento con cui non siamo abituati a confrontarci. Il silenzio è spesso sottovalutato in una società frenetica, dove ogni momento sembra dover essere riempito con parole, suoni e distrazioni”.
Riccardo, che tra il 26 e il 29 giugno a Lignano Sabbiadoro, prenderà parte al G7 Istruzione, ha aggiunto: “La maturità è anche il momento in cui si prende coscienza della propria autonomia e si è pronti ad affrontare il mondo con maggiore sicurezza. Il G7? Un specie di ‘summit nel summit’, all’interno del G7 Istruzione. Ci hanno chiesto di portare alcune proposte. Sono felice di questa opportunità, dell’apertura delle Istitutzioni al dialogo ma sono poco fiducioso che i nostri spunti possano essere presi in considerazione seriamente”.
Il tema della burocrazia è una questione critica che spesso soffoca i contenuti e il lavoro dei docenti, causando un’inevitabile sensazione di frustrazione: “Siamo sommersi dalla burocrazia e durante la maturità è l’apoteosi – rimarca Favari – la complessità delle pratiche amministrative, la quantità di documenti da compilare non solo rubano tempo prezioso all’insegnamento, ma minano anche la creatività degli educatori la cui missione principale dovrebbe essere quella di trasmettere conoscenza e ispirare gli studenti”.
Novara non concorda con l’idea negativa che spesso viene associata ai giovani: “Troppo frequentemente, si tende a dipingerli come svogliati, disinteressati o irresponsabili. Questa narrazione è non solo ingiusta ma anche fuorviante. Hanno una visione del mondo unica – aggiunge la prof.ssa Favari – plasmata dalle esperienze contemporanee e dall’accesso a una quantità senza precedenti di informazioni. Certo, la fragilità emotiva di alcuni di loro fa riflettere profondamente, soprattutto nel contesto delle interazioni tra pari. E il modello educativo attuale, purtroppo, spesso peggiora ulteriormente la condizione degli studenti”.
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