A Zerba chi spera cerca Michele Sacco nel bosco. Il “giallo” dei post social

05 Luglio 2024 05:30

Una veduta della “valle dell’inferno”

L’auto di Michele Sacco è ancora a Zerba, parcheggiata davanti alla casa un tempo di suo nonno, quella dove lui abitava, alternandola alla vita di quella Milano che l’aveva accolto con i genitori da ragazzo.

Qui, nella casa di Zerba paese, è stato trovato anche il suo telefonino, forse dimenticato quella domenica mattina alle 8 quando Sacco si è addentrato nei boschi della “valle dell’inferno” – dal nome di un corso d’acqua che lì scorre e non lascia scampo agli inesperti, secondo le leggende nate dagli avvertimenti della prudenza popolare – con la fissa di cercare Rovaiolo Vecchio, il paese della mamma di cui a volte come nome d’arte usava il cognome, Orsi.

Di Sacco – 71 anni, una vita da magazziniere a Milano – non si è trovata traccia, nonostante un maxi dispiegamento di forze, volontari, esperti soccorritori, cani molecolari, ricerche anche con i droni altamente tecnologici capaci di individuare temperature anomale, spostamenti. La prefettura ha disposto la sospensione delle ricerche, dopo tre giorni, ma c’è chi ieri non ha rinunciato alla speranza e ha provato autonomamente a ribattere ancora quella mulattiera impossibile, inutilizzata da oltre mezzo secolo, da quando Rovaiolo venne sfollato nel 1960 da un giorno all’altro per il terrore di una frana.

Tra chi ieri è tornato nel bosco c’è StefanoLosi, che nel 2022 fu tra i primi – il primo forse – a individuare il tracciato di cui aveva saputo per caso dai racconti dei vecchi della Valboreca: ed era stato lui stesso, da subito, a sconsigliarne la percorrenza.

Il sindaco di Zerba Giovanni Razzari chiede che non si abbassi l’attenzione sul caso: “Ho paura del silenzio che possa subentrare e non dormo al pensiero di Michele nel bosco, in balìa degli animali. Chiedo davvero che proseguano le ricerche, che si provi ancora a trovarlo. Lui ogni giorno sui social, nelle sue pagine dedicate alla Valtrebbia, caricava mappe su mappe cercando quel sentiero”.

Ed inquietante è che siano comparsi suoi post Facebook anche nelle ultime ore, oltre ad accessi, segnalati ai carabinieri: secondo alcuni, però, si tratterebbe non dell’accesso di una persona in stato confusionale o in difficoltà ma di una impostazione automatica di Facebook da lui applicata prima della scomparsa, domenica alle 14.

Sacco, nei giorni prima della scomparsa, sui social aveva diffuso anche dei volantini, invitando altri ad unirsi a quello che definiva l’apri-sentiero, un percorso per lui “da fiaba”.

Un nuovo residente si è fidato di lui, prima di scoprire che il percorso era difficilissimo: “Ho chiesto più volte di tornare indietro, supplicandolo di farlo con me. Mi sono ferito con la roncola, la mano sanguinava parecchio. Gli ho chiesto di abbassarci al livello della Statale, gli ho chiesto come potessi aiutarlo, fino a dirgli che tornavo indietro con il mio cane, impaurito. Lui non mi ha detto nulla, era tranquillo. Sono tornato a cercarlo ma abbiamo trovato solo le tracce del mio sangue, lasciato dalla mano. Sono sconvolto”.

L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ

 

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