Protagonista dell’accaduto una cittadina ecuadoriana poco più che quarantenne, residente in Val Trebbia, incensurata. La donna, come ha spiegato al giudice Federico Baita e alla pm Sara Macchetta, aveva raggiunto la prigione per un colloquio con il figlio detenuto per vicende di droga.
Era stata vista mentre metteva nella carta dei biscotti del giovane alcune pasticche:
“Erano pastiglie contro il sonno” si è giustificata dal giudice la donna, mio figlio mi ha detto che non riusciva a dormire e che aveva allucinazioni e così ho portato il farmaco che lui mi aveva chiesto”.
Nella cella del ragazzo la polizia penitenziaria ha però trovato tre pasticche di ecstasy e un telefono cellulare, strumento che in prigione non si può custodire e che è stato sequestrato insieme alle anfetamine.
La polvere bianca trovata alla donna è stata sottoposta al narcotest ed è risultata positiva. Davanti al giudice la 40enne senza scomporsi ha trovato una giustificazione anche per questo: “La polvere era in un sacchetto rosso ed ha reagito al narcotest, prendendo un colore rosa lasciando così supporre che fosse cocaina, me è solo bicarbonato”.
L’avvocato difensore Marco Guidotti da noi interpellato ha spiegato: “Sarà effettuato nei prossimi giorni l’esame chimico sulla polvere sequestrata alla mia cliente, esame che in via definitiva stabilirà se quella polvere è droga o bicarbonato”.
Nel frattempo il legale ha chiesto i termini a difesa per la sua assistita richiesta accolta e la donna è stata rimessa in libertà con obbligo di firma.
Nel corso dell’udienza ha testimoniato anche il sostituto commissario Giovanni Marro. Quest’ultimo ha spiegato come la polizia penitenziaria cerchi da sempre di prevenire lo spaccio all’interno del carcere di Piacenza.
LA NOTA DEL SINDACATO USPP
Gennaro Narducci, segretario regionale del sindacato autonomo Uspp ha scritto in una nota: “Un plauso va a tutto il personale della polizia penitenziaria del carcere di Piacenza che con l’attività di osservazione, attività infoinvestigativa e repressione di reati, già da tempo in atto, ha permesso, di individuare soggetti esterni dediti all’approvvigionamento e spaccio di stupefacenti”. Il sindacalista, a nome della Uspp, ha ricordato che il personale di Piacenza, con non poche difficoltà riesce a contrastare l’introduzione di droga e oggetti non consentiti all’interno dell’istituto piacentino pur non avendo una strumentazione tecnologica adeguata e una carenza di personale cronica. “Pertanto – ha scritto Narducci – auspico venga riconosciuta una adeguata ricompensa ministeriale. Il problema dell’ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane”.