Morte del parà Mirko Rossi, secondo una perizia “il medico non sapeva intubare”

24 Luglio 2024 10:17

Il caso della morte del sergente dell’Aeronautica Mirko Rossi, avvenuta il 28 novembre 2017 durante un’esercitazione all’aeroporto militare di Guidonia, ha recentemente visto una svolta significativa. Come riferisce l’edizione online di Repubblica una perizia del tribunale depositata alla procura di Tivoli ha spostato l’attenzione dalle responsabilità individuali del medico di guardia, Luigi Mossa, verso l’organizzazione e le procedure dell’Aeronautica Militare. Mossa è accusato di negligenze circa l’intervento di salvataggio sarebbe stato scagionato dalla recente perizia.

Il giorno dell’incidente, Mirko Rossi, quarantenne piacentino istruttore qualificato del 17esimo Stormo Incursori, durante il quinto lancio paracadutistico della giornata, era andato a sbattere contro una palazzina prima di precipitare al suolo. Nonostante i soccorsi arrivati in pochi minuti, Rossi era pallido e respirava a fatica. Gli infermieri presenti avevano seguito il protocollo, chiamando anche un’eliambulanza. Tuttavia, il medico di guardia, Luigi Mossa, era risultato irreperibile per 18 minuti a causa di una telefonata privata che lui ha riferito di una importante gravità.

Per la procura, questa assenza di Mossa nei primi minuti dopo l’incidente sarebbe stata cruciale. Infatti, nei “platinum 10 minutes”, ossia i primi dieci minuti dopo un politrauma, è fondamentale intervenire tempestivamente. Mossa è stato accusato di omicidio colposo per non aver prestato assistenza tempestiva, omettendo manovre di primo soccorso e rianimazione. Inoltre, è stato accusato di abbandono del posto di lavoro.

La perizia del tribunale ha però evidenziato un aspetto chiave: anche se Mossa fosse giunto sul luogo dell’incidente immediatamente, non avrebbe potuto eseguire un’efficace rianimazione respiratoria, poiché non possedeva le qualifiche necessarie per l’intubazione oro-tracheale.

Questo trasferirebbe la responsabilità all’Aeronautica Militare, poiché tutti i medici ufficiali dovrebbero essere formati in Bls (Basic Life Support) e Acls (Advanced Cardiovascular Life Support), che non richiedono specializzazioni specifiche per interventi di emergenza avanzati. L’Aeronautica militare ha comunque sottolineato che “tutti i nostri ufficiali medici sono formati ed abilitati manovre di base Bls e Acls”.

La difesa della moglie di Rossi, rappresentata dall’avvocato Mariapaola Marro, ha sottolineato che non basta avere apparecchiature idonee su un’ambulanza militare senza personale medico adeguatamente istruito e specializzato per utilizzarle. Questo punto evidenzia un paradosso nelle responsabilità: nonostante l’impegno degli infermieri e la presenza delle attrezzature necessarie, la mancanza di personale medico specializzato ha impedito un intervento salvavita.

Il caso di Mirko Rossi pone interrogativi importanti sulla preparazione e l’organizzazione dei soccorsi in situazioni di emergenza militare. La svolta recente nella perizia del tribunale potrebbe portare a un riesame delle procedure e delle responsabilità all’interno dell’Aeronautica Militare, evidenziando la necessità di migliorare la formazione e la specializzazione del personale medico per prevenire tragedie simili in futuro.

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