Truffe e raggiri a persone vulnerabili da 1,2 milioni di euro. Arrestate 5 persone

29 Luglio 2024 12:14

Esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 5 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe a danno di vittime vulnerabili e auto-riciclaggio.

Nelle prime ore di venerdì 26 luglio, i militari del Comando provinciale dei carabinieri di Piacenza hanno dato esecuzione a una misura cautelare emessa dal giudice per le Indagini preliminari su richiesta della Procura nei confronti di cinque persone ritenute responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati truffa aggravata e impiego di denaro di provenienza illecita.

Con le truffe raccolti oltre 1,2 milioni di euro

Le indagini, originate da un esposto presentato nell’ottobre 2023 dalla Diocesi di Piacenza e condotte dalla stazione dei carabinieri di Rivergaro con il supporto del Nucleo operativo e radiomobile di Bobbio e delle stazioni in cui vivevano le vittime dei reati, hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza su un sodalizio criminale, ritenuto tuttora in attività che, dal 2018 al 2023, avrebbe messo in atto una serie di articolate truffe ai danni di tre anziani prelati, titolari di parrocchie ubicate in questa provincia e nelle Province di Lodi e Varese e di un’anziana parrocchiana, benefattrice, raggirandoli e inducendo ciascuno di loro a consegnare cospicue somme di denaro che, sommate, arrivano a superare quota 1,2 milioni di euro.

“Il gruppo dei truffatori aveva una struttura sostanzialmente familiare – riporta un comunicato diramato dall’Arma -, essendo composto da una donna di origine serbo bosniaca, dai suoi due figli, dalla compagna di uno di questi e da un italiano estraneo al circuito parentale. I sodali, per come emerso dall’inchiesta erano in grado di individuare le potenziali vittime da raggirare, prospettavano loro situazioni economiche compromesse, malattie ingravescenti, problematiche giudiziarie, tutte situazioni artefatte e in realtà inesistenti e impiegavano le somme ricevute per il pagamento di mutui già in essere e per l’acquisto di unità immobiliari ad uso commerciale ed abitativo, facendo, in tal modo, perdere le tracce dei proventi illeciti”.

Tutto ciò si ritiene sia stato reso possibile grazie ad un “modus operandi” collaudato nel corso degli anni e sostanzialmente reiterato nei confronti di tutti i truffati, in cui ogni sodale assumeva un ruolo ben definito, dall’ingaggio della vittima, alla reiterazione delle insistenti richieste di denaro, finanche all’intervento, allorché la persona offesa cominciasse a palesare perplessità, di un falso avvocato, interpretato dal sodale italiano, che la rassicurava sulla veridicità della narrazione portata avanti dai complici.

 

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