“O mi uccido o chiamo il 112″così il marito violento finisce a processo

27 Settembre 2024 02:01

“Dopo che mi aveva presa a schiaffi per una telefonata, mi sono detta o mi uccido o chiamo i carabinieri: ho chiamato il 112”. È il racconto di una donna piacentina quarantenne ieri in tribunale. Imputato l’ormai ex consorte, un quarantenne artigiano piacentino, accusato di maltrattamenti in famiglia. I fatti erano avvenuti fra il 2022 e il 2023 in Val d’Arda.

“Il cellulare era il principale motivo delle nostre liti – ha aggiunto – non potevo scrivere, non potevo neppure rispondere al telefono, lui era ossessivo. Ricordo che una volta squillò il telefono, lui si lanciò verso di me per prenderlo e io alzai il braccio per impedirlo, allora cominciò a colpirmi a schiaffoni sulla nuca. Persi i sensi e caddi sul pavimento di casa, lui che pesa almeno cento chili più d me mi volò addosso, fratturandomi due costole. Finii così all’ospedale. Diceva che ero una…che faccio schifo, che sono una buona a nulla che era solo lui a lavorare e che io non facevo niente, i maltrattamenti e gli insulti anche davanti ai figli che ne hanno risentito”.
Nel corso del controinterrogatorio dell’avvocato difensore Antonino Rossi è emerso che la donna avrebbe avuto un amico russo che avrebbe virtualmente frequentato da qualche tempo e che il marito che aveva subito uno spiacevole incidente, non sopportava questa amicizia.
La testimone ha quindi ricordato che una volta alla chiamata del russo, il marito l’aveva minacciata: “Ti spacco il telefono, poi mi ha spaccato il computer, con lui non si poteva parlare”.
Il processo è stato rinviato al prossimo gennaio.

L’ARTICOLO DI ERMANNO MARIANI SU LIBERTA’

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