Degrado e sporcizia, sbottano i commercianti del Corso: “Oramai siamo spazzini”

05 Ottobre 2024 02:00

“Siamo commercianti o spazzini?”.
Se lo chiedono i negozianti dell’ultimo tratto di corso Vittorio Emanuele, quello compreso fra lo stradone Farnese e piazzale Genova.
Marciapiedi sporchi, poco decoro e frequentazioni non sempre rassicuranti sono i problemi messi sul piatto: “Ma non siamo gli unici, tutta la città è così – avvertono – tante segnalazioni di sporcizia e degrado arrivano anche da nostri colleghi in altre zone”.

Restando però in quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della movida cittadina, le lamentele sono tante e soprattutto vanno avanti da tempo: “Tutte le mattine ci troviamo a pulire il marciapiede qua davanti – spiegano Jenny e Daniela Micheletti, titolari di un negozio di abbigliamento – il problema sono soprattutto i cani, anzi no, i padroni perché la maleducazione è la loro. Piacenza non ha la cultura della pulizia”.
“Abbiamo una città sporca e brutta – dichiara Barbara Dossena, titolare di un negozio di abbigliamento – non è solo un problema del corso, anche le altre zone sono così. Abbiamo marciapiedi che non vengono lavati, i bidoni non vengono svuotati regolarmente e anche i passaggi di Iren dovrebbero essere ricalibrati perché non è possibile lasciare in strada i sacchi neri al venerdì sera con la movida o i bidoni della carta esposti fino a mezzogiorno perché prima non vengono vuotati. Non si può pagare 650 euro di tari per non ricevere nessun servizio”.

“Io pago 500 euro di tari per farmi portare via un paio di scatoloni al mese – fa presente Giuseppe Naldini, titolare di un negozio di pelletteria e articoli di scrittura, mostrando una tanica piena d’acqua che tiene in negozio – sabato scorso ogni quarto d’ora dovevo uscire per lavare il marciapiede davanti alla vetrina dalle deiezioni canine. Ci vorrebbe poco per avere un centro storico più bello: nessuno ad esempio è contrario ai dehors perché portano gente, ma perché non farli tutti uguali? Ci vorrebbe un regolamento urbano”.

Un sacchetto della spazzatura dimenticato lungo il Corso

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