Star Bene, focus sul tumore all’ovaio: “Ogni anno a Piacenza 20 donne colpite”

17 Ottobre 2024 22:40

Nella provincia di Piacenza sono 20 le donne che ogni anno si ammalano di tumore all’ovaio. Se ne è parlato nel corso della puntata di “Star bene”, la trasmissione dedicata alla salute e condotta dalla giornalista Marzia Foletti su Telelibertà.

Dopo la pausa estiva, il format è ripreso con un focus su un tumore raro, ma grave:
“È una malattia che colpisce nella nostra provincia circa 20 donne ogni anno” spiega Giuseppe Scagnelli, dirigente medico ostetricia ospedale di Piacenza dell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Piacenza presente insieme alla collega Martina Pugliese. “Tuttavia – ha proseguito Scagnelli – ha una mortalità più alta rispetto a tutti i tumori ginecologi. La sopravvivenza a cinque anni è solo del 43 per cento e scende drasticamente ad arrivare ai dieci anni perché nasce con cellule molto aggressive e noi non abbiamo un efficace sistema di diagnosi precoce o di screening. I fattori di rischio sono la menopausa tardiva, l’obesità, il maggior numero di ovulazioni e le mutazioni genetiche, mentre quelli protettivi sono le gravidanze, una menopausa precoce o una chirurgia profilattica”.

DIAGNOSI IN FASE AVANZATA E MUTAZIONI GENETICHE

A fargli eco è anche l’oncologo Luigi Cavanna: “Quando dà segno di sé è in una fase avanzata o metastatica – spiega – la diagnosi è fatta in fase avanzata e la prognosi non è favorevole per questo”.
A giocare un ruolo importante sono anche le mutazioni genetiche: “Le nostre conoscenze scientifiche ci hanno portato a riscontare una serie maggiore di mutazioni correlate al rischio eredo-familiare di sviluppare il tumore alla mammella o nell’ovaio per la donna – spiega Beretta – queste mutazioni possono essere diagnosticate precocemente nel caso di insorgenza di tumore in giovane età o dove ci sono rami familiari con più casi”.

LE TERAPIE PER CURARLO

La cura sta nella chirurgia, ma anche in alcuni farmaci d’avanguardia: “La chirurgia – spiega Roberto Berretta, direttore della Ginecologia Oncologica dell’ospedale di Parma – è una parte del trattamento, ma è fondamentale: poter consegnare una paziente che non ha una malattia macroscopicamente evidente consente la maggiore sopravvivenza”.
“Nel tumore dell’ovaio – sottolinea Claudio Zamagni, direttore dell’Oncologia medica senologica e ginecologica del Sant’Orsola di Bologna – una svolta importante è stata data dall’introduzione di farmaci che rendono più difficile per la cellula tumorale il danno indotto dalla chemioterapia”.

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