“La disinformazione fa male alla medicina”. Cavanna firma un nuovo studio
25 Ottobre 2024 03:40
“La disinformazione in ambito medico è pericolosa e va contrastata investendo in una corretta e attenta comunicazione”. C’è anche l’oncologo piacentino Luigi Cavanna tra i 22 esperti che dopo tre anni di ricerche e lavoro hanno pubblicato uno studio scientifico incentrato proprio sulla corretta comunicazione nel settore sanitario e, in particolare, in quello oncologico.
Per la prima volta a livello nazionale sono infatti state pubblicate 30 raccomandazioni per la corretta comunicazione in oncologia: un’iniziativa promossa dall’Aiom, associazione italiana dell’oncologia medica. Nel gruppo di lavoro ventidue tra oncologi, giornalisti e rappresentanti dei pazienti, che hanno identificato tre categorie principali di comunicazione: con il paziente, all’interno della comunità scientifica e verso i media.
Trenta raccomandazioni suddivise in tre categorie
La prima categoria riguarda l’interazione con i pazienti: “In questo caso è fondamentale un linguaggio semplice, evitando sia un eccessivo ottimismo che un ingiustificato pessimismo – spiega Cavanna -. Questo approccio mira a garantire la massima trasparenza nei confronti dei pazienti che necessitano di ricevere informazioni chiare e comprensibili sul loro stato di salute e sulle opzioni terapeutiche disponibili, senza però esaltarli o, al contrario, demoralizzarli”.
La seconda categoria si concentra sulla comunicazione all’interno della comunità scientifica, che deve basarsi su ricerche e studi con al centro fonti rintracciabili e affidabili. “In questo contesto – sottolinea l’oncologo piacentino – è fondamentale mantenere un elevato standard di qualità informativa per promuovere un dialogo costruttivo tra professionisti del settore”.
Infine, la comunicazione verso i media deve ancorarsi a evidenze solide, supportate da pubblicazioni su riviste specializzate. “È essenziale – secondo lo studio – per evitare la diffusione di notizie fuorvianti e per garantire una corretta informazione al pubblico”.
La disinformazione in ambito medico nell’era dei social e delle comunicazioni frenetiche può difatti diventare un serio problema. Da qui l’esigenza di intervenire con un protocollo chiaro e definito: “L’obiettivo dello studio è quello di tutelare i pazienti, che necessitano di essere informati in modo esaustivo ma accessibile, evitando l’uso di terminologie troppo tecniche – conclude Cavanna -. Inoltre, risulta necessario contrastare la proliferazione di notizie infondate, soprattutto sui social media, che potrebbero influenzare negativamente la percezione della malattia”.
Le principali società scientifiche sono quindi chiamate a sviluppare raccomandazioni che guideranno i medici nell’applicazione delle linee guida presentate nello studio. Per Cavanna “Un medico che segue queste indicazioni non solo pratica una buona medicina, ma contribuisce anche a garantire un’assistenza di qualità ai propri pazienti”.
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