Morte di Aurora, l’ex fidanzato resta in carcere: per il 15enne fermo convalidato
31 Ottobre 2024 11:25
Il tribunale per i minorenni di Bologna ha convalidato il fermo del 15enne accusato da Procura e carabinieri di aver ucciso l’ex fidanzata Aurora, la 13enne precipitata dal settimo piano di un palazzo di via IV Novembre a Piacenza.
Confermata anche la misura cautelare: il ragazzino resta quindi in carcere, dove si trova da lunedì scorso. L’udienza di convalida si era tenuta ieri, 30 ottobre, con il giudice del tribunale minorile che si era riservato la decisione. Il 15enne, aveva spiegato il suo avvocato, Ettore Maini, al termine dell’udienza, “ha risposto alle domande” poste dal Gip.
“Il procedimento – si legge in una nota diffusa dal procuratore Giuseppe Di Giorgio – seguirà il suo corso, potendo la difesa presentare richiesta di riesame della decisione al tribunale per i minorenni di Bologna. Le indagini proseguiranno, essendo in corso accertamenti medico legali e informatici, nel contraddittorio con le parti, nonché incessante attività investigativa delegata al Nucleo investigativo dei carabinieri di Piacenza”.
UNA FIACCOLATA PER AURORA
Nel frattempo, la sorella di Aurora – tramite i suoi profili social – ha fatto sapere che nei giorni successivi ai funerali della 13enne “verrà organizzata una fiaccolata in suo nome e di tutti i femminicidi”.
la ricostruzione degli inquirenti
Nonostante il 15enne (nell’interrogatorio a cui era stato sottoposto venerdì scorso) aveva negato ogni responsabilità dicendo che la fidanzata era caduta da sola, la scena descritta nel capo d’imputazione è agghiacciante: Aurora disperatamente aggrappata alla ringhiera della terrazza, con il corpo sospeso nel vuoto, e l’ex fidanzato che la colpisce ripetutamente sulle mani per farla cadere.
Se il pm ha potuto fare una descrizione tanto dettagliata dell’accaduto, è perché aveva in mano il racconto di tre testimoni. Due persone che hanno visto nitidamente la scena e una terza che ha sentito le urla disperate della ragazza sospesa nel vuoto e, forse, le grida del litigio scoppiato poco prima.
Gli accertamenti dovranno inoltre chiarire perché il quindicenne aveva con sé un cacciavite lungo oltre 15 centimetri, trovato dai carabinieri addosso al ragazzo subito dopo la tragedia. Oggi intanto è prevista l’analisi dei dispositivi informatici, cellulari e altro, sequestrati al quindicenne. Il contenuto delle chat tra lui e Aurora potrà aiutare a contestualizzare il rapporto tra i due adolescenti.
Secondo quanto appreso, l’autopsia non avrebbe fatto emergere segni evidenti di aggressione, ma ulteriori accertamenti potrebbero rivelare elementi significativi, come le analisi genetiche del materiale presente sotto le unghie della ragazzina.
la replica dei servizi sociali
La famiglia di Aurora non ha mai creduto all’ipotesi del gesto volontario e aveva parlato di aggressioni e minacce da parte del giovane che non avrebbe accettato la fine della storia. Ieri in serata, a distanza di qualche giorno, è arrivata una replica del Comune sul tema: “In nessun caso – dice l’amministrazione – segnalazioni di comportamenti violenti “o anche solo minacciosi” sono state fatte ai Servizi sociali né dai familiari di Aurora né da altri. La nota del comune ha precisato che i Servizi sociali «conoscono da tempo la situazione dell’intero nucleo familiare di Aurora e, come da disposizioni ricevute, la tengono monitorata insieme agli operatori dell’Ausl. In merito al 15enne, la madre della giovane vittima “lo riteneva una compagnia non gradita e riferiva una certa difficoltà a gestirne la presenza in casa, a volte anche notturna”.
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