Morte di Aurora: “Sulle mani segni compatibili con i colpi”. Ipotesi funerali in Duomo

31 Ottobre 2024 16:07

Dai primi accertamenti medico legali eseguiti sul corpo di Aurora, la 13enne che venerdì scorso è precipitata dal settimo piano di un palazzo di via IV Novembre a Piacenza, sarebbero emersi segni sulle mani, compatibili con i colpi che l’ex fidanzato le avrebbe dato quando lei si è aggrappata alla ringhiera nel disperato tentativo di salvarsi.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbe questo uno degli elementi (insieme al racconto di tre testimoni) che hanno portato gli investigatori, Procura per i minori e carabinieri, a convincersi della responsabilità del 15enne fermato lunedì per omicidio, con l’accusa di aver spinto la ragazza giù dal palazzo dove lei viveva.
Una notizia che arriva a poche ore dalla convalida del fermo nei confronti del giovane, che nel frattempo resta in carcere. Non risulta invece che il ragazzo abbia utilizzato il cacciavite che i carabinieri gli hanno trovato addosso.

la prossima settimana i funerali

Intanto, dopo il nulla osta concesso ieri dalla Procura per i minorenni di Bologna, sono stati programmati per l’inizio della prossima settimana – con ogni probabilità martedì 5 novembre – i funerali di Aurora che, stando a quanto scrive l’Ansa, potrebbero tenersi in Duomo a Piacenza, anche se l’ufficialità non è ancora arrivata.

UNA FIACCOLATA PER AURORA

Inoltre, la sorella di Aurora – tramite i suoi profili social – ha fatto sapere che nei giorni successivi ai funerali della 13enne “verrà organizzata una fiaccolata in suo nome e di tutti i femminicidi”.

la ricostruzione degli inquirenti

Nonostante il 15enne abbia ribadito la sua estraneità sia nell’udienza di ieri sia nell’interrogatorio a cui era stato sottoposto venerdì scorso, la scena descritta nel capo d’imputazione è agghiacciante: Aurora disperatamente aggrappata alla ringhiera della terrazza, con il corpo sospeso nel vuoto, e l’ex fidanzato che la colpisce ripetutamente sulle mani per farla cadere.

i tre testimoni

Se il pm ha potuto fare una descrizione tanto dettagliata dell’accaduto, è perché aveva in mano il racconto di tre testimoni, i quali avrebbero assistito ad almeno una parte della drammatica scena e che successivamente si sono presentati in caserma.
Tra questi c’è anche la persona che ha descritto più nel dettaglio d’aver visto il ragazzino spingere la 13enne oltre la ringhiera e colpirla alle mani per farla cadere.
I tre non si conoscono tra loro e il fatto che le versioni siano almeno in parte concordanti ha contribuito ad avvalorarne la veridicità agli occhi degli investigatori.
Nuovi particolari potranno forse emergere dall’analisi dei dispositivi informatici, cellulari e altro, sequestrati al quindicenne. Il contenuto delle chat tra lui e Aurora potrebbe aiutare a contestualizzare il rapporto tra i due adolescenti.

la replica dei servizi sociali

La famiglia di Aurora non ha mai creduto all’ipotesi del gesto volontario e aveva parlato di aggressioni e minacce da parte del giovane che non avrebbe accettato la fine della storia. Ieri in serata, a distanza di qualche giorno, è arrivata una replica del Comune sul tema: “In nessun caso – dice l’amministrazione – segnalazioni di comportamenti violenti “o anche solo minacciosi” sono state fatte ai Servizi sociali né dai familiari di Aurora né da altri. La nota del comune ha precisato che i Servizi sociali «conoscono da tempo la situazione dell’intero nucleo familiare di Aurora e, come da disposizioni ricevute, la tengono monitorata insieme agli operatori dell’Ausl. In merito al 15enne, la madre della giovane vittima “lo riteneva una compagnia non gradita e riferiva una certa difficoltà a gestirne la presenza in casa, a volte anche notturna”.

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