Il padre uccise mamma e nonna. “Mi ha salvato l’amore dei miei nuovi genitori”

29 Novembre 2024 08:00

Messina, 5 aprile 1985. In un’abitazione suonano alla porta. Una donna guarda dallo spioncino, nell’uomo fuori dalla porta riconosce il marito da cui la figlia si è da poco separata. Apre. Dal sacchetto nero di plastica che ha sulle spalle, l’uomo estrae uno dei suoi fucili da caccia e senza dire alcuna parola fa fuoco. La donna cade a terra, morta. L’uomo entra nella camera adiacente dove stanno l’ex moglie e la figlia di 5 anni.
La donna cerca di scappare ma cade, l’uomo le punta il fucile addosso, la bambina si frappone fra l’arma e la madre, per proteggerla.
Lui la sposta con una mano e spara alla donna, uccidendola.

Quella bambina è cresciuta. Quasi quarant’anni dopo è diventata una donna.
Dalla Sicilia pochi mesi fa si è trasferita a Piacenza. La incontriamo a Gossolengo.
Qui insegna nella scuola media del paese. Si chiama Giovanna Cardile, ha 45 anni, ha visto assassinare la madre e la nonna davanti ai suoi occhi dopo aver cercato di difendere la mamma con il suo corpo.
“Questo è fondamentale raccontarlo – fa notare – perché in caso di femminicidio si tenta di fare la perizia e gli avvocati, facendo il loro dovere, cercano di far passare l’assassino come incapace di intendere e volere. Ma non è così. Mio padre biologico mi ha spostato perché in quel momento era lucido”.

Oltre a raccontare, cosa si può fare per gli orfani di femminicidio?
“In Italia, a mio avviso, il welfare ha pochi fondi a disposizione. Chi subisce un evento come il mio subisce vari lutti: si ritrova senza mamma, con il padre che finisce in carcere. Spero un giorno di poter realizzare questo sogno: una fondazione per i figli delle vittime di femminicidio”.

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