Trovato un corpo senza vita, nelle chat finto articolo di Libertà: dignità violata

05 Dicembre 2024 08:56

Un corpo senza vita domenica mattina è stato ritrovato in una zona lungo l’Arda, nel quartiere Molinetto di Fiorenzuola. Di fronte alla morte è comprensibile che si scatenino emozioni contrastanti, ma si rischia anche che l’emotività trascenda i limiti della decenza, della dignità personale, sia della persona trovata purtroppo senza vita, sia delle persone che le sono vicine.

Nelle chat finto articolo di Libertà

È ciò che si è verificato in questo caso: mentre le testate giornalistiche piacentine, rispettando la deontologia professionale, non indulgevano sulla notizia di quello che le forze dell’ordine hanno configurato come un gesto estremo, su social e in molte chat di gruppo sono circolate le immagini del corpo senza vita. “Purtroppo – ci confessa una mamma – mia figlia di appena 11 anni ha ricevuto la foto da un amico di un paese vicino che metteva la didascalia: belle cose che succedono nel tuo paese”. Alcuni genitori hanno dovuto trovare le parole per spiegare a giovanissimi che cosa avessero ricevuto in chat. C’è di più. Su alcune chat di studenti è circolato un finto articolo di Libertà nel quale viene avanzata un’ipotesi investigativa del tutto priva di fondamento.

“Recuperiamo il rispetto”

Noi giornalisti siamo stati travolti da messaggi che chiedevano l’identità e le generalità della persona, in una sorta di curiosità morbosa che forse serve a mascherare in realtà le nostre paure. Perché quando la morte si fa prossima e visibile scatena paure. In questo caso, il corpo senza vita era a poca distanza da una zona fitta di case e condomini, di un parco e di un sentiero su cui camminano in tanti, magari la sera, portando a passeggio il cane. E ora c’è chi esprime paura: “Io ho paura per me che sono donna e non sono sicura di girare libera, e per i miei figli”, racconta una residente sui social. E un altro utente: “La gente prende paura, anche di fare uscire i bambini a giocare. I giornali dovrebbero parlarne”. Ma i media locali hanno sempre dedicato spazio ai fatti e continuano a farlo, ma nel rispetto della deontologia professionale.

Sui social c’è anche qualcuno che invita a contenere l’emotività: “Ci sono commenti in cui ci si chiede se portava il cappuccio o no, quanti anni avesse. E alla fine… nemmeno una parola di dispiacere per la persona. Recuperiamo il rispetto”.

L’articolo di Donata Meneghelli e Paolo Marino su libertà 

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