Arriva il Natale al carcere Novate di Piacenza: pranzo solidale per 160 detenuti
09 Dicembre 2024 17:05
Il profumo deciso dei funghi porcini riempie tutto l’ambiente. Piatti di pasta e bottiglie di bevande: tutto richiama i bei momenti dei pranzi a casa in famiglia. Eppure non si tratta di un’abitazione del centro storico di Piacenza, ma del pranzo di Natale organizzato nella Casa Circondariale della stessa città. Un momento di distensione per chi, seppur in carcere, ha modo di festeggiare il Natale.
PRANZO DI NATALE AL CARCERE DI PIACENZA
Si tratta di un premio per 161 detenuti, meritevoli di buona condotta. “Bisogna sperare che le feste servano a far stare meglio le persone. Il carcere deve essere un luogo di incontro” così Maria Gabriella Lusi, la direttrice del carcere delle Novate. Parole che fanno il paio con quelle del Prefetto Paolo Ponta: “Il carcere deve essere un luogo di umanità, sebbene di contenimento e di sicurezza. Le persone che sono qui devono rientrare nella società, il dialogo con loro deve essere riaperto”.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione “Oltre il Muro”. Tra i protagonisti del pranzo anche Valter Bulla, imprenditore sempre impegnato nei progetti per la comunità, che per l’occasione ha donato i dolci, insieme al pasticcere Groppi: “È stato un piacere collaborare per portare a termine questo evento”.
Mentre i volontari sfilano fra i tavoli per servire i piatti, una cantante intona canzoni che intrattengono i detenuti che, dopo un po’, riescono anche a lasciarsi andare: cantano anche loro, intonano i ritornelli più famosi della musica italiana. Si divertono, fra una forchettata e l’altra.
Presente anche la Diocesi: “Il Natale è un giorno di speranza e bisogna avere fiducia nel futuro. La speranza deve essere condivisa, altrimenti c’è il rischio di creare recinti” così il vescovo Adriano Cevolotto. Tanti gli ospiti, fra i quali anche Bruno Giglio, imprenditore che ha donato i panettoni a tutti i detenuti del carcere piacentino e al personale: “Non bisogna relegare i detenuti, il carcere non deve essere recepito come un luogo di punizione, ma di reinserimento progressivo”.
Un reinserimento che, ovviamente, necessita di più personale nelle strutture detentive. “Sicuramente c’è bisogno di rinforzi – così la Direttrice Lusi, che poi chiude il suo discorso – servono la forza e l’energia che devono accompagnarci nel nostro lavoro e nella vita dei detenuti”.
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