Malattia del Congo, il virologo piacentino Baldanti: “Dopo il Covid siamo più attrezzati”
09 Dicembre 2024 09:27
Cresce la paura per l’epidemia del Congo, nelle scorse ore si è registrato il primo caso sospetto a Lucca. Ma gli esperti sono cauti e spiegano che questa volta l’Italia non si farà trovare impreparata. Lo spiega in una lunga intervista pubblicata oggi su Libertà Fausto Baldanti il virologo che nel 2020 è stato in prima linea nella lotta al coronavirus, il suo laboratorio fece la prima diagnosi sul famoso paziente zero di Codogno e fu parte dell’équipe di medici e ricercatori che lo curò.
“Oggi siamo più attrezzati rispetto al passato per affrontare nuove malattie ed eventuali pandemie. Dopo il Covid, la nostra capacità di diagnosi e di reazione alle emergenze sanitarie è molto aumentata”. Di fronte alla misteriosa epidemia scoppiata in un’area remota del Congo che avrebbe contagiato 382 persone, mietuto 70 vittime e, soprattutto, fatto scattare misure di allerta in tutto il mondo, il direttore dell’Unità di microbiologia e virologia dell’ospedale San Matteo di Pavia non cede agli allarmismi. L’esperto piacentino, residente a Borgonovo, spiega che “teniamo le orecchie tese, ma non siamo particolarmente spaventati”.
I sintomi della malattia DEL CONGO
“Si tratta di una febbre riscontrata in bambini e adolescenti, associata a una sindrome respiratoria lieve e alla peculiarità di provocare una forma di anemia, cioè la perdita o la riduzione dei globuli rossi nel sangue. Ma devono essere fatte due sottolineature. La prima è che siamo in un Paese dove i report sulle malattie infettive sono imprecisi e ci sono difficoltà mediche e diagnostiche. In secondo luogo, l’epidemia riguarda un contesto sociale fragile, dove sono diffuse già tante malattie e la gran parte della popolazione è denutrita. Quindi, sulla base dei pochi dati a disposizione, è veramente difficile capire cosa abbiamo di fronte”.
Ci sono ragioni di preoccupazione in Italia e in Europa?
“Teniamo le orecchie tese, ma non siamo particolarmente spaventati. Qui al San Matteo, come laboratorio di riferimento per la Regione Lombardia nella gestione delle emergenze infettivologiche, dopo il Covid abbiamo definito dei protocolli per affrontare un’eventuale malattia ignota. Anche se, lo ripeto, non è certo che sia tale. Abbiamo formulato quattro o cinque ipotesi e siamo pronti ad affrontarle. Ma, veramente, i report dell’Oms sono ancora troppo frammentati”.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE