Ecco la luna piena del lupo: lo scatto perfetto di Minato è alle 7.54 da Gropparello

15 Gennaio 2025 02:30

Il tramonto della luna sul Cervino. Foto Valerio Minato

 

Altro che “non voglio mica la luna”. Valerio Minato la luna l’ha inseguita come un lupo a perdifiato per addirittura tre anni, prima di poter trovare l’angolatura giusta a Gropparello, piazzando il cavalletto tra i borghi rurali di Carini-Rassoni e incrociando come un novello Colombo coordinate terrestri, astronomiche, metereologiche, lunari e pure quelle dell’abbondante dose di buona sorte.

Alla faccia di quei soloni che tacciarono il suo pluripremiato scatto perfetto di Superga, Monviso e luna come “falso” nel dicembre 2023 (brutta cosa, l’invidia), Minato ha portato a casa un’altra tacca nell’olimpo della fotografia da lasciare a bocca aperta: il tramonto della luna piena sul Cervino, la terza montagna d’Italia, colta sul fatto a 205 chilometri in linea d’aria. Gli esperti la chiamano la Luna piena del lupo ed è questione di attimi, prima di sparire dietro le Alpi.

Sono le ore 7.54 del 13 gennaio, quando Valerio, biellese di origine e torinese d’adozione, ce la fa: una levataccia – «Mi sono svegliato alle 3.30 lunedì mattina, alle 4 ero in auto», spiega contattato ieri telefonicamente – le dita incrociate perché il cielo fosse limpido («Non va sottovalutata la pulizia dell’aria») e l’abilità nello “scatto a lunghissima distanza” che l’ha reso famoso nel mondo, premiato già dalla Nasa e dalla Michigan Technological University.

E ora, Minato? Soddisfatto?
«Purtroppo una densa foschia ha reso poco visibile il massiccio del monte Rosa, alla destra del Cervino, la cui silhouette è stata invece evidenziata dalla luminosità, seppur debole, del nostro satellite. Insomma, abbastanza lontano dal risultato sperato, ma intanto portiamo a casa qualcosa».
Per quanto tempo ha cercato lo scatto del tramonto lunare?
«Tre anni. Solitamente mi concentro su icone torinesi e piemontesi, ma per darmi nuovi stimoli ho provato qualcosa di diverso».
Ed è finito a Gropparello.
«Dopo attente analisi e studi, sì. La luna piena in inverno sorge con un angolo azimutale basso e tramonta con uno parecchio elevato. Ho cercato a lungo l’angolo giusto, senza ostacoli visivi, come cavi di alta tensione. E le mie ricerche mi hanno portato in questo punto collinare sopra le nubi esatto, tra i due paesi, Carini e Rassoni. Due anni fa avevo già provato. Non andò bene».
Ha fatto un sopralluogo, prima?
«No, questa volta no, mi sono basato solo sulla pianificazione teorica, sugli strumenti. Le ipotesi di linea di scenario si sono rivelate corrette».
Da dove nasce la passione per la fotografia?
«Guardi, mi sono diplomato in chimica e ho lavorato 4 anni nel settore. Poi mi sono laureato in Scienze forestali. Da dodici anni fotografo e quella che all’inizio era una passione è diventata anche una professione per fortuna. Sono completamente autodidatta».
La natura ancora emoziona?
«Guai non fosse così. Ci sono foto che puoi fare una volta all’anno. Serve pazienza, serve gustarsi l’attesa. Anche questo fa parte del fotografare la natura. Ti giochi tutto in un attimo».
Ha visto i lupi quella notte a Gropparello?
«Magari li avessi visti…».
Prossimo scatto?
«Non lo rivelo mai, scusatemi».

L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ

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