A Castell’Arquato nell’ebanisteria dove il tempo si è fermato
31 Gennaio 2025 05:23
L’ebanisteria di Nicola e Paolo Rossi, a Castell’Arquato, ha origini che risalgono al 1976, ma la sua storia è ben più antica. Il civico 26 di via Fontane del Duca, infatti, nacque come oratorio e, nel corso del tempo, è stato trasformato in falegnameria, teatro nel secondo dopoguerra e infine deposito. Rimase poi chiuso per dieci anni, fino al 1976, quando Dante Rossi, soprannominato “Pinello”, decise di aprire l’ebanisteria, oggi portata avanti con passione dai figli. Ogni giorno, i due si dedicano al restauro classico e conservativo di mobili, porte e portoni.
Nicola racconta di aver iniziato a lavorare nel laboratorio a soli 15 anni, dopo aver terminato le scuole medie: “Non c’era molta spiegazione da parte di mio padre – racconta – abbiamo imparato guardando. A stuccare, a levigare, a lucidare con la colla a pesce. Oggi non si usa più, ma quella era la finitura dei mobili più pregiati: si chiamava llümäghon in dialetto, perché l’effetto lucido ricordava la scia lasciata dalle lumache.”
Tra gli strumenti che popolano il laboratorio ci sono seghetti da traforo, raspe, sgorbie (scalpelli per intaglio), una pialla in ghisa degli anni ’70 e una sega a nastro “Centauro”. Paolo aggiunge: “La moda è cambiata nel tempo e negli ultimi anni è tornato il colore, portato per la prima volta in Italia dall’America nel 1945 con la vernice ‘flatting’.
Mi piace anche lavorare il legno per creare piccoli oggetti, come gnomi e animaletti in pino cembro, ideale per l’intaglio”.
Tra gli attrezzi, spiccano anche numerosi mazzi di chiavi recuperate da vecchi mobili. Quando manca una chiave per un mobile antico, i Rossi si mettono alla ricerca della giusta chiave, per poi riprodurla con grande maestria.
L’ARTICOLO DI FEDERICA DUANI SU LIBERTÀ
- Paolo Rossi al lavoro
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