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Anziani, servizi e montagna. Ausl: "Formiamo nuovi infermieri di comunità"

Redazione Online
24 febbraio 2025|41 giorni fa
Anziani, servizi e montagna. Ausl: "Formiamo nuovi infermieri di comunità"
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Bisogni ancora non risposti, esigenze e servizi utili per poter avere un invecchiamento attivo e in salute. A rimarcarli sono stati gli anziani residenti nei comuni di Vernasca e Morfasso che hanno risposto alla serie di domande poste dai ricercatori che stanno lavorano al progetto di calibro nazionale intitolato “Age-it“.
Nella mattinata di oggi, martedì 25 febbraio, è stata presentata la prima fase della ricerca frutto dell’impegno di diverse università italiane. Un percorso lungo e ambizioso che ha individuato il territorio piacentino come esempio virtuoso, precursore dei modelli di prossimità, grazie al progetto ‘Montagna Solidale’ e alla sua evoluzione con la figura dell’infermiere di comunità a Morfasso e Vernasca.

“Vogliamo capire i bisogni delle persone anziane parlando direttamente con loro – spiega Amelia Compagni, professoressa e direttore del Centro di ricerche in Health and social care management di Cergas sda Bocconi -. Durante la prima fase, appena conclusa, abbiamo raccolto dati grazie alla collaborazione dell’Ausl di Piacenza su persone over 65 e intervistato 34 over 75 residenti a Vernasca e Morfasso. Nella seconda fase che partirà a breve promuoveremo incontri per far dialogare infermieri, assistenti sociali, professionisti e sindaci dei territori con enti e istituzioni cercando di dare risposte e possibili soluzioni ai vari bisogni emersi”.
Invecchiare bene in una società che invecchia: è questo l’obiettivo di “Age-it” (Ageing Well in an Ageing Society) un prestigioso progetto di ricerca internazionale che vede impegnate diversi enti, istituzioni e università italiane. “Quando la ricerca incontra la vita delle persone” la premessa di Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl di Piacenza prima di evidenziare l’impegno dell’azienda in riferimento ai territori più lontani dai presidi ospedalieri. “Abbiamo un database ricco di dati, proprio quei dati che abbiamo messo a disposizione ai due atenei per un’analisi dei bisogni e delle possibili soluzioni” le sue parole.
“Il nostro è un progetto interdisciplinare attraverso il quale si toccano vari argomenti dalla sociologia, all’economia, passando per la deontologia sociale e l’ambito biomedico per costruire una società inclusiva per tutte le età – afferma Laura Formenti, professoressa ordinaria dell’università degli studi Bicocca di Milano -. Il progetto coinvolge circa 25 tra università ed enti di ricerca pubblici e privata e oltre 800 ricercatori per un’indagine nazionale per la ricerca sull’invecchiamento e un laboratorio empirico che ci consentono di portare alla luce bisogni non comuni”.

La provincia di Piacenza ha un’incidenza di popolazione anziana notevole, con picchi del 30% nelle zone di montagna. “È stato quindi necessario trovare soluzioni alternative ai tipici servizi “prestazionali” a domicilio per intercettare i bisogni e la presa in carico dei soggetti più fragili: anziani, soli, isolati, pluripatologici. Come azienda, con il progetto Montagna solidale, avviato nel 2017 e realizzato anche grazie al supporto della Fondazione di Piacenza e Vigevano, siamo stati precursori dei modelli di “prossimità” da cui è nata la figura dell’infermiere di comunità ben prima che il Dm 77/2022 ne evidenziasse il ruolo chiave. Queste due esperienze d’avanguardia si caratterizzano per un database che raccoglie, per ogni paziente, informazioni di tipo sociale, sanitario e assistenziale, oltre a dati anagrafici, tipo di abitazione, attività svolte, patologie e valutazioni assistenziali basate su diverse scale e ci sono valse la selezione per la ricerca Age.it di cui siamo orgogliosi”.

“Partecipare a questo progetto ci permetterà di comprendere meglio le condizioni e i bisogni di una popolazione poco conosciuta dai servizi, particolarmente vulnerabile, e di pianificare strategie di intervento mirate, coinvolgendo altre istituzioni del territorio e soggetti della comunità – continua Paola Bardasi -. L’obiettivo è creare un modello esportabile anche in altri territori. Per tutti questi motivi, l’azienda manterrà la figura dell’infermiere di comunità a Morfasso e Vernasca, riconoscendolo come uno dei protagonisti – e forse lo strumento più efficace – nella rilevazione del bisogno, sia espresso che latente. Crediamo fortemente in questo modello, tanto da aver avviato un percorso di formazione specifico per gli interessati a diventare infermieri di comunità. La presa in carico appropriata degli anziani è forse la sfida più importante che ci attende ora e nel prossimo futuro: abbiamo bisogno di strumenti e metodi rigorosi e, soprattutto, di fare rete con tutti i diversi attori istituzionali e non del territorio per non disperdere energie e risorse e per ricercare la massima efficacia possibile”.

La direttrice delle attività sociosanitarie Eleonora Corsalini ha tirato le fila dell’iniziativa che mette Piacenza e il suo territorio al centro di un progetto di ricerca innovativo che consentirà di “rinforzare la rete di supporto ai cittadini e strutturare un metodo di lavoro da potremo esportare in altre realtà. La mia aspirazione – ha quindi aggiunto il direttore – è ampliare lo sguardo al terzo settore, in particolare al mondo del volontariato, che così tanto caratterizza Piacenza e il suo territorio. Un universo attivo e proattivo che già rappresenta, ma potrebbe farlo ancora di più, un elemento di complementarità e supporto per portare i servizi sul territorio”.
“Uno studio che ci rende orgogliosi – afferma il sindaco di Vernasca Gian Luigi Molinari -, una ricerca che tratta un tema delicato come quello dell’invecchiamento. Le persone fanno sempre la differenza. Con gli anziani ci parliamo quotidianamente e sappiamo quanto sia importante per loro avere un servizio come quello dell’infermiere di comunità”. Del suo stesso avviso Paolo Calestani, primo cittadino di Morfasso: “Un tema fondamentale per i nostri territori – le sue parole -, giovani e anziani viaggiano su binari paralleli che però si devono guardare e incontrare. La montagna è viva e i nostri anziani sono un esempio prezioso”. Ma perché è importante lavorare sui dati? “Perché dobbiamo cercare le risorse per portare avanti progetti utili e fattibili”.