Lotta agli sprechi, dighe e fiume Po: l’acqua protagonista a Nel Mirino
21 Marzo 2025 22:34
“Consumiamo una quantità importante di acqua senza neppure rendercene conto”. A lanciare il monito è stata Lucrezia Lamastra a “Nel Mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi.
Lamastra, del dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile dell’Università Cattolica, ha chiarito con un esempio: “L’acqua è contenuta in quello che consumiamo, comprare dieci magliette di cotone ha dal punto di vista idrico un impatto maggiore che comprarne cinque. In Italia siamo i primi consumatori riguardo all’uso civile dell’acqua – dice – ne consumiamo circa 243 litri a testa, i francesi 130. I nostri litri in più sono dovuti alle problematiche di distribuzione, più del 40% in media viene disperso”.
“Dobbiamo però dire che la situazione è notevolmente migliorata negli ultimi anni in Emilia e nel nord Italia – ha assicurato Marco Trevisan, docente dell’Università Cattolica – grazie al grande investimento sulle reti. La misurazione ogni 500 metri ha consentito di individuare in maniera precisa il guasto e la perdita e, di conseguenza, di intervenire”.
Lamastra ha poi evidenziato l’importanza della geografia quando si parla di impatto su questa fondamentale risorsa idrica. “Si misura l’impatto che il prelievo di acqua ha in un dato punto geografico – dice – il progetto “Aware” distingue il litro d’acqua in funzione della provenienza, pertanto quello prelevato ad Aosta equivale a tre litri, quello prelevato a Piacenza e in Emilia Romagna 8 litri, a Canicattì 88 litri. È il medesimo discorso di un grammo di cibo, che non ha sempre le stesse calorie. Se compriamo acqua dai Paesi che ne sono privi l’impatto è molto più grande”.
Bene allora conservare l’oro blu. Le dighe, in questo, hanno un ruolo importante. A “Nel Mirino” ne ha parlato Luigi Bisi, presidente del Consorzio di bonifica. La parola d’ordine è “laminazione”. “Significa semplicemente che insieme ad altri enti, ad esempio l’Aipo, gestiamo la portata dei corsi d’acqua – spiega Bisi – dobbiamo stabilire quanto trattenere in diga e quanto rilasciare nel fiume per evitare che si verifichino delle piene a valle. In autunno e all’inizio della primavera lasciamo una quota non invasata: la diga non è mai colma, si lascia un volume utile per stoccare acqua dopo le grandi piogge, affinché la portata del fiume non ecceda. Senza contare l’importanza delle dighe di Mignano e del Molato per l’irrigazione e la riserva idropotabile”.
Ma acqua, a Piacenza, è sinonimo di fiume Po. “Sembra che possano arrivare risorse dalla Regione – ha proseguito l’assessora all’Ambiente Serena Groppelli – si tratta di 8 milioni annunciati in un incontro del Contratto di fiume, soldi messi a disposizioni per le compensazioni ambientali legate alla centrale di Caorso”. Il Contratto di fiume è uno strumento di programmazione territoriale che consentirà ai singoli comuni che ne fanno parte di mettere assieme le azioni necessarie sul proprio territorio: dalla valorizzazione spondale, alla sicurezza, alle infrastrutture.
“Piacenza ha un masterplan dedicato al lungo Po – ha concluso Groppelli – interverremo con una ciclabile, da concludere entro il 2026, per riconnettere il fiume alla città, un intervento già finanziato tramite bandi regionali. Su più di 1,2 milioni di costo, Piacenza metterà circa 200mila euro. Realizzeremo poi infrastrutture minime come un luogo di ristoro e una piccola area giochi per i bambini“.
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