Quando Piacenza era un set del cinema: dopo 30 anni Eva Robin’s ricorda “Belle al Bar”

21 Dicembre 2024 02:08

Nel dicembre 1994, esattamente 30 anni fa, usciva nelle sale “Belle al Bar”. L’allora emergente regista Alessandro Benvenuti e il cast lo girarono per le vie del centro di Piacenza e nelle vicinanze del Po. C’era fermento in città, dopo tempo, si rivide sul grande schermo, questa volta in una commedia che parlava di transessualità. La pellicola aprì la strada e diede per la prima volta una voce alla sua attrice protagonista, Eva Robin’s. “Quel film è rimasta una chicca” ha raccontato con affetto al giornalista di Libertà Riccardo Foti, accogliendolo in casa nel quartiere Pratello di Bologna, immersa tra sculture, vasi, dipinti – molti dei quali realizzati da lei – vetrate colorate e pezzi unici da Cinecittà.

L’INTERVISTA A EVA ROBIN’S

Trent’anni da Belle al Bar. Che effetto le fa, Eva?
Ho un bellissimo ricordo di tutta l’esperienza. Fu il mio primo film importante. Sentivo in tutti una certa tensione perché pensavano di avere a che fare con una matta.

In che senso?
Credo che Benvenuti all’inizio non fosse tanto convinto. Venne a vedermi a un festival a Sant’Arcangelo dove, con la regia di Andrea Adriatico, debuttavo ne “La Voce Umana” di Jean Cocteau. Alessandro era seduto nella platea costruita praticamente come una specie di discarica di avanzi di rapporti sessuali frettolosi con prostitute. Lì mi vide la prima volta, poi mi chiamò. Mi provinò sul set di “Maniaci Sentimentali” di cui stava ultimando le riprese.

Cos’ha rappresentato per lei quel film?
Innanzitutto una visione nazionale di me stessa parlante. Venivo dall’esperienza di “Tenebre” con Dario Argento, dove avevo fatto un’apparizione nel flashback dell’assassino, interpretato da Anthony Franciosa. Una sorta di incubo. Ma era praticamente un ruolo muto. I miei amici mi prendevano in giro, mi chiamavano l’attrice del muto (ride, ndr). In Belle al Bar avevo finalmente una voce.

La sceneggiatura fu candidata ai David di Donatello. Lei ricevette una nomination come migliore attrice al Nastro d’Argento…
Poi vinse la Ferilli. Ma al di là di questo è stato molto gratificante. Dell’esperienza ricordo soprattutto l’incontro umano con tutti, le maestranze, gli attori, i parrucchieri. Di Piacenza mi ricordo l’affettuosità degli abitanti, il calore dei posti dove ci hanno accolto per girare. E il cibo. Si andava sempre a mangiare in una trattoria in piazza (Cavalli, ndr)…

Era l’“Agnello” di Renato e Carmen. Se la ricorda ancora?
Beh certo! Ci facevano di quei manicaretti… Lei mi prese subito in simpatia. Sa, il mio problema non è il peso, ma devo stare attenta ai fritti. Lei fu molto paziente ed era sempre molto delicata nel preparare piatti idonei alla mia digestione.

C’è qualche scena che ricorda con affetto?
Alcune mi sono rimaste nel cuore. Tipo quella notturna girata sul Po, dove Alessandro si inventò un ristorante sul pontile del fiume. Prendemmo di quell’umidità… (ride, ndr). Le comparse rimasero sedute fino a tarda notte. Da splendenti a fine riprese diventarono un po’ passite.

Il film causò anche qualche scandalo.
Si, ricordo che fummo banditi da una partecipazione a “Domenica In” con Mara Venier, dove avremmo dovuto promuovere il film. Ma non credo fosse colpa sua. L’allora produttore del programma disse che l’argomento del film avrebbe potuto turbare gli spettatori. Oggi questa censura avrebbe sollevato molte più rimostranze.

Il film ebbe più successo in altri Paesi che in Italia. Come se lo spiega?
Ma sa, è già un successo riuscire a farle le cose. Quando riesci a coniare qualcosa che rimane, poi c’è tempo per il pubblico. Magari sul momento non interessa, ma poi per un caso fortuito, ogni tanto qualcuno ci si imbatte e lo scopre. È quasi meglio così.

Quello non fu l’unico film con Benvenuti.
Dopo c’è stato “I miei più cari amici”, con Atina Cenci, Gaspare Zuzzurro, la Premiata Ditta. Fu fantastico, girammo in un castello, ma presi i pidocchi. Avevo questa parrucca rossa in testa e loro stavano belli caldi, la sotto. Alla fine delle riprese con due shampoo li ho debellati ma era tutto un gratta-gratta. Un nervosismo… (ride, ndr).

Quando la rivedremo ancora a Piacenza?
A gennaio andrò per la seconda volta in tournée con “Le serve” di Jean Genet, per la regia di Veronica Cruciani, con Matilde Migna e Beatrice Vecchione. Se dovesse capitare…sarebbe bello tornare. È una città che ho nel cuore.

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