Nell’anno della pandemia dimezzato il turismo: -150mila presenze
11 Giugno 2021 10:44
I 121.134 arrivi nel nostro territorio registrati nel 2020, flagellato dalla pandemia da Covid, rappresentano un calo rispetto al 2019 del 55,4%, pari a circa 150mila turisti in meno.
Le presenze (ossia le notti trascorse in una struttura ricettiva) si sono invece attestate a 309.808, in diminuzione sull’anno precedente del 41,9% (circa 225mila in meno).
Questi i dati sui flussi turistici in provincia di Piacenza a consuntivo del 2020, analizzati dalla rivista Piacenza Economia che fa capo all’amministrazione provinciale.
Unica nota parzialmente incoraggiante, in un quadro reso cupo dall’emergenza Coronavirus, il fatto che Piacenza perda meno rispetto alle altre province della regione Emilia Romagna, dove peraltro il turismo è sempre stato molto più sviluppato.
E’ poi aumentata la permanenza media dei turisti, da 2 giornate nel 2019 a 2,6 nel 2020 (+30,1%).
“Si nota inoltre – si legge nel report – una forte flessione del settore alberghiero e della domanda estera, in contrapposizione alla maggior tenuta dell’extralberghiero e della domanda domestica. Negli esercizi alberghieri, infatti, sono stati rilevati 90.494 arrivi e 179.014 presenze, i primi in calo sul 2019 del 57,1%, le seconde invece del 49,6%, e con la permanenza media in aumento da 1,7 a 2 giornate. Negli esercizi “extra-alberghieri” d’altra parte, sono stati registrati 30.640 arrivi, in flessione rispetto all’anno precedente del 49,5%, e 130.794 presenze, in questo caso in diminuzione “appena” del 26,7%, mentre la permanenza media sale da 2,9 a 4,3 giorni”.
Dal punto di vista invece della provenienza, mentre i turisti italiani contengono le
perdite ad un -49,4% a livello di arrivi e ad un -33,9% a livello di presenze, i turisti stranieri – a causa degli impedimenti agli spostamenti internazionali dovuti alle norme di protezione dal virus messe in campo nei vari paesi – calano invece del 70,3% nel primo caso, e del 64,5% nel secondo.
Si notano variazioni negative comprese tra il 75-85 per cento tra marzo e maggio 2020, la fase iniziale e più cruenta della pandemia, un alleggerimento della pressione (con tassi tra -20 e -30 per cento) tra luglio e ottobre a seguito del miglioramento della situazione epidemiologica e dell’allentamento delle misure restrittive, e una ripresa degli effetti della crisi in corrispondenza con la seconda ondata pandemica di novembre e dicembre.
Analizzando i principali flussi turistici dall’estero, i romeni sono stati i più presenti con circa 7.600 pernottamenti; seguono francesi (6.800), tedeschi (5.000), svizzeri (4.100), poi olandesi, inglesi e belgi (circa 2.000/2.500 presenze), per arrivare infine a spagnoli, polacchi e croati, tutti con circa 1.000/1.500 presenze.
A livello territoriale, i movimenti turistici si sono concentrati nel 2020 per oltre il 50% nel capoluogo Piacenza (64mila arrivi e 159mila presenze), mentre l’Appennino (compreso Bobbio e i comuni collinari) ha assorbito una quota attorno al 20% (circa 23mila arrivi e 65mila presenze); ai rimanenti comuni di pianura e bassa collina si
riferisce la restante quota del 30% dei flussi registrati (quasi 34mila arrivi e 85mila presenze).
“In conclusione – termina lo studio – si può osservare come il turismo piacentino, a causa della pandemia nel 2020, abbia completamente annullato la fase di recupero sperimentata dal comparto a partire dal 2013, portando gli indici a livelli di poco superiori al 40% con riferimento agli arrivi, e al 50% per quanto riguarda le presenze, rispetto a quelli rilevati nel 2011. Rimane da capire quanto ampio sarà il “rimbalzo” atteso per il 2021, quando con l’avvio e il consolidamento della campagna vaccinale a livello globale e il conseguente progressivo allentamento delle restrizioni dal punto di vista degli spostamenti, sarà possibile per il settore turistico riprendere più normali livelli di attività”.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE