CRV – Quarta commissione – Audito Ten Col Massimiliano Corsano, responsabile NOE del Nord Italia
25 Maggio 2021 17:54
La Quarta commissione consiliare permanente, competente in materia di legalità, presieduta da Andrea Zanoni (Partito democratico), vicepresidente Roberto Bet (Zaia Presidente), ha proseguito l’approfondimento del fenomeno delle ecomafie e dei crimini legati al ciclo dei rifiuti, in linea con quanto deliberato in precedenti sedute.
Oggi è stato ospitato in audizione il Ten. Col. Massimiliano Corsano, Comandante Gruppo Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica di Milano, Responsabile dei NOE (Nuclei Operativi Ecologici) del Nord Italia.
“Il fenomeno dell’Ecomafia è particolarmente complesso e ha colpito pesantemente il Veneto, come in generale tutto il Nord Italia – ha esordito il Tenente Colonnello – Voglio subito chiarire come il termine ‘Ecomafia’ non è sinonimo e non si identifica automaticamente con quelli di criminalità organizzata e mafia. Abbiamo di fronte qualcosa di più subdolo e complesso, perché è radicato e va quindi ricercato anche tra le fila imprenditoriali. Particolarmente interessato è il settore degli appalti in cui si infiltra più facilmente la criminalità organizzata. Pertanto, è fondamentale seguire i capitali in tutto il loro percorso di riciclo. Monitoriamo qualsiasi variazione degli asset societari che può rappresentare un campanello d’allarme, soprattutto alla luce della pesante crisi economica, dovuta al Covid, che ha colpito le nostre realtà imprenditoriali”.
“Già negli anni Ottanta, la criminalità organizzata comprese come il settore ambientale e, in particolare quello della gestione dei rifiuti, rappresentava una straordinaria opportunità economica per creare nuovo capitale o per riciclare quello esistente – ha ricordato Corsano – L’Arma dei Carabinieri decise così di dedicare una sua ‘costola’ alla materia ambientale: questo ha rappresentato e tuttora rappresenta un unicum tra le Forze dell’ordine. Il NOE ha compiti prettamente ispettivi e investigativi, nella convinzione che i reati ambientali hanno l’obiettivo di perseguire un illecito profitto, presentano una natura imprenditoriale e sono frutto di una scelta ben concepita da complessi imprenditoriali composti da professionisti. In questo contesto, è difficile distinguere tra aziende sane e non, e il nostro impegno è proprio quello di tutelare le aziende che lavorano in modo lecito, salvaguardando il tessuto economico sano”.
Il Ten. Col. Corsano ha quindi posto l’attenzione sulla piaga rappresentata dagli incendi dei rifiuti “un fenomeno preoccupante che negli ultimi anni ha attecchito sempre più in Veneto. Abbiamo così istituito un apposito Gruppo di lavoro, composto dai Nuclei di Venezia e Treviso, con l’obiettivo di analizzare i singoli episodi per verificare se ci siano aspetti comuni che li mettano in relazione. Ci siamo chiesti non tanto chi materialmente appicca un incendio, ma il motivo che lo spinge a farlo. Ci siamo così accorti che, nella maggior parte dei casi, a bruciare sono rifiuti plastici, arrivando alla conclusione che l’incendio rappresenta una particolare forma di smaltimento dei rifiuti: su questo fronte abbiamo iniziato a indagare, monitorando attentamente l’intera filiera. A monte c’era una criticità evidente: la plastica lavorata non trovava sbocchi vantaggiosi sul mercato delle materie prime secondarie, a fronte invece di pesanti costi di smaltimento. Così, alcune imprese criminali hanno iniziato a speculare acquisendo ingenti quantitativi di rifiuti plastici a prezzi insostenibili per la concorrenza, ben sapendo che tali rifiuti sarebbero subito fuoriusciti dalla filiera lecita dello smaltimento per essere bruciati in siti compiacenti. In questo modo, venivano pressoché azzerati i costi e massimizzati i profitti. Vale infatti il principio per cui il rifiuto, meno lo si tocca, più vale. Siffatto modello di indagine, anche di natura patrimoniale, che più degli autori materiali degli incendi cerca di attenzionare l’intera filiera dello smaltimento dei rifiuti, è stato poi esteso a tutte le regioni del Nord Italia, in particolare la Lombardia. Ora dobbiamo, da un lato ridurre la formazione dei rifiuti, dall’altro, nell’ottica dell’economia circolare, sostenere la trasformazione degli stessi in prodotti di nuovo lavorabili, incoraggiando l’evoluzione degli impianti di trasformazione”.
Il Tenente Colonnello Corsano ha analizzato anche il tema dei capannoni abbandonati che, in Veneto, sono circa 11 mila. “La criminalità organizzata, negli ultimi anni, ha compreso come è più redditizio, piuttosto che dare fuoco ai capannoni, attirando l’attenzione degli inquirenti, utilizzare i siti abbandonati per stoccarvi ingenti quantità di rifiuti. In questo ambito, un grave vulnus è rappresentato dalla procedura semplificata di rilascio delle autorizzazioni ai siti di smaltimento dei rifiuti. Sempre più spesso, verifichiamo la clonazione di titoli autorizzativi, con vittime aziende per lo più assolutamente ignare. Siamo quindi ben vigili anche su questo fronte, ma abbiamo bisogno della collaborazione di cittadini e polizie locali. Dobbiamo incoraggiare il dialogo con i soggetti presenti nel territorio, chiamati a monitorare quotidianamente le migliaia di capannoni abbandonati e a segnalare tempestivamente casi di presunto stoccaggio illecito dei rifiuti”.
“Pur tuttavia – ha concluso Massimiliano Corsano – ultimamente il fenomeno dei capannoni abbandonati sta scemando rispetto al sempre più crescente e preoccupante traffico internazionale, transfrontaliero, dei rifiuti. Soprattutto il Nord Italia esporta moltissimi rifiuti all’estero, in particolare nell’Europa dell’Est e nelle regioni balcaniche, dove la normativa locale è più compiacente. Per questo, stiamo cercando di condividere con i paesi stranieri l’importante patrimonio professionale maturato nell’ambito dell’incendio dei rifiuti e, più in generale, della gestione illecita degli stessi. E nei prossimi anni, con gli investimenti sempre più ingenti in energie rinnovabili, potrebbe aprirsi un nuovo preoccupante fronte, quello dei pannelli fotovoltaici. Il fenomeno potrebbe presentare due gravi criticità: da un lato, l’acquisizione fisica dei terreni su cui posizionare i pannelli, sicuramente un business per la criminalità organizzata; dall’altro, la gestione del ‘fine vita’ degli stessi pannelli, con il tentativo di smaltirli illecitamente all’estero. Sarà sempre più importante stipulare Protocolli d’intesa per implementare la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali”.
A margine dell’audizione, il presidente Andrea Zanoni ha dichiarato: “Faremo tesoro delle indicazioni date in commissione dal Colonnello Corsano. Risulta chiaro come oggi le ecomafie traggano enormi profitti dallo smaltimento illegalmente dei rifiuti speciali all’interno dei capannoni vuoti della nostra regione, spesso oggetto di affitto e subaffitto. Il blocco dell’importazione da parte della Cina dei rifiuti di plastica, partito dal 2018, ha reso oltremodo lucroso questo traffico sul quale hanno messo mano le ecomafie con delle vere e proprie organizzazioni a delinquere. Pertanto, serve collaborazione tra tutte le Forze dell’ordine, le polizie municipali e la cittadinanza. Invito a segnalare ogni movimento sospetto attorno ai troppi capannoni vuoti della nostra regione”.
Il vicepresidente Roberto Bet ha sottolineato “l’importante lavoro svolto dai NOE sul fronte della gestione illecita dei rifiuti e, più in generale, dei reati ambientali. Ricordo come il Veneto è all’avanguardia in tale ambito, avendo esportato in altre regioni un modello virtuoso di indagine, focalizzato sul monitoraggio dell’intera filiera dei rifiuti, come ha riconosciuto lo stesso Tenente Colonnello Corsano in audizione. Faccio presente che, in ambito internazionale, dal 1° gennaio 2021 è cambiato lo scenario: la Cina ha vietato l’importazione di rifiuti solidi da altri Paesi, con la conseguenza che è diventato urgente individuare nuove soluzioni di smaltimento. Dobbiamo tenere alta l’attenzione perché è concreto il pericolo che la gestione dei rifiuti possa cadere nelle mani della criminalità organizzata”.
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