CRV – Ciambetti: “La Consulta boccia il Governo sulla legge veneta per le assunzioni in Regione”
26 Luglio 2021 10:11
“La sentenza 171 del 213 luglio scorso con cui la Corte Costituzionale dichiara ‘inammissibile e infondata la questione di legittimità costituzionale’ sollevata dal Governo contro la Regione del Veneto sulla legge regionale 24 luglio 2020, n. 29, dovrebbe far discutere e deve far riflettere”. Così Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto commenta “il pronunciamento dell’Alta Corte sulla legge che stabilisce la capacità di assunzioni del personale da parte della Regione contro la quale il precedente Governo aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale – spiega Ciambetti – una questione non solo infondata secondo la Corte Costituzionale ma basata su considerazioni totalmente errate. Devo fare i complimenti alla nostra avvocatura, ai dirigenti e funzionari Veneti che sono riusciti a spuntare una sentenza storica – prosegue Ciambetti – Secondo il Governo, la legge regionale veneta avrebbe determinato un aggravio di spesa comunque superiore a quanto stabilito dalle norme in materia. Tesi sbugiardata come spiega la Corte: ‘anche cumulando la spesa per il personale della Giunta e del Consiglio, il limite stabilito dal decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la pubblica amministrazione 3 settembre 2019 (9,5 per cento) risulta ampiamente rispettato dalla Regione resistente, che presenta un rapporto fra la spesa per il personale e le entrate correnti pari a 5,8 per cento, pertanto inferiore di circa quattro punti percentuali alla soglia fissata dal richiamato decreto’. Poco prima il magistrato aveva parlato di ‘la specifica situazione di virtuosità della Regione Veneto in materia di spesa per il personale’. Perché il Governo è incappato in uno strafalcione così evidente? Di certo, possiamo dire, che errori di questo tipo mettono in luce come si sia lontani anni luce da quella lealtà e cooperazione costruttiva di cui, tra gli altri, parlò l’allora presidente della Consulta, oggi ministro di Grazia e Giustizia, Marta Cartabia, il 28 aprile dello scorso anno: ‘La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l’attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza’ Chiediamoci allora se è cooperazione leale quella di un governo che impugna una legge di una Regione senza avere fondati motivi, anzi, sbagliando profondamente nella sostanza del ricorso. Quasi sempre i ricorsi e le impugnative del governo su provvedimenti regionali si giocano in punta di fioretto, spesso si tratta di sottigliezze o questioni cavillose per cui le ragioni dell’una come dell’altra parte possono coesistere in uno scenario complicato su cui alla fine la Consulta si pronuncia. Ma in questo caso non c’è alcuna complessità, non c’è cavillo e casomai emerge una sorta di alterigia presuntuosa se non il preconcetto verso l’autonomia regionale del ricorrente. Il caso segnato dalla sentenza 171 mette in luce le violente resistenze che albergano in una vasta sacca della burocrazia ministeriale impermeabile ad ogni critica e chiaramente decisa a difendere il suo potere indipendentemente dalle reali necessità del Paese, che ha bisogno di riforme e di strumenti moderni per gestire la complessità degli scenari contemporanei. Ritornano alla mente le parole del professor Bertolissi per cui ‘Finora non si è riusciti a cambiare nulla per l’opposizione di una burocrazia asfissiante’. Ernesto Galli Della Loggia spiegava a proposito del potere forte gestito dai burocrati romani: ‘È un blocco formidabile, accentrato nel cuore dello Stato e della macchina pubblica, il cui potere consiste principalmente nella possibilità di condizionare, ostacolare o manipolare il processo legislativo e in genere il comando politico’ Un blocco, possiamo dire oggi alla luce della Sentenza 171 che, sentendosi forte ed impunito, interviene anche a sproposito. O si riesce a far saltare questo blocco, o il nostro Paese è destinato a un declino fatale.
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