CRV – Commissione speciale d’inchiesta Covid: audizioni su sistema tracciamento contagi
14 Settembre 2021 16:21
Il sistema di tracciamento e di individuazione dei casi positivi nei momenti più acuti della pandemia, da ottobre 2020 a marzo scorso, è stato al centro delle audizioni odierne della commissione speciale d’inchiesta sulla gestione del Sars-Cov-2 in Veneto, istituita dal Consiglio regionale. La commissione ha ascoltato, in videoconferenza, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, affiancato dai suoi collaboratori Flavia Riccardo e Patrizio Pezzotti, il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 1 Dolomiti Sandro Cinquetti e il direttore generale della sanità veneta ,. A ricostruire il quadro veneto dell’attività dei Servizi di igiene e sanità pubblica durante la prima e la seconda ondata è stato in particolare, Sandro Cinquetti, direttore del dipartimento dell’Ulss 2 Marca Trevigiana fino al giugno 2020 e ora responsabile della prevenzione nell’Ulss bellunese.
“Nel periodo più tumultuoso della pandemia, da ottobre a Natale, in Veneto il sistema di sorveglianza attiva è stato meno tempestivo – ha riconosciuto il medico igienista – Le telefonate da parte delle centrali operative del Sisp ai soggetti positivi posti in isolamento sono arrivate anche a distanza di giorni. Un rallentamento inevitabile in settimane in cui si registravano 5-6 mila nuovi casi di positività al giorno nel territorio regionale – ha sostenuto Cinquetti – Ma non direi che il sistema sia andato in crisi o ‘saltato’: gli alti numeri quotidiani hanno rallentato la terza fase del sistema di monitoraggio e di tracciamento, quello appunto della sorveglianza attiva, ma non la presa in carico dei positivi con la comunicazione telefonica di isolamento domiciliare e la raccolta della lista dei contatti, svolte regolarmente. Anzi alcune Ulss del Veneto, specie le più piccole come quella dolomitica, o alcune delle grandi Ulss come Padova e Verona, hanno attivato nei mesi di maggior pressione dell’epidemia una modalità di presa in carico precoce: con una telefonata veloce gli operatori avvisavano i soggetti positivi dell’obbligo di rimanere in isolamento e di avvisare a loro volta le persone con cui erano entrate in contatto. Questa modalità ‘fast’, più agile rispetto alla presa in carico strutturata – ha sostenuto Cinquetti – ha consentito il contenimento epidemico nonostante i numeri imponenti della seconda ondata, quando solo nel Bellunese contavamo oltre 300 nuovi contagi al giorno, e 1000-1500 nelle Ulss con un milione di abitanti”. Per il responsabile della Prevenzione la pressione del virus e delle sue varianti era tale che risultava difficile fare di più, nonostante gli organici dei Sisp triplicati. “Ai fini del contenimento dell’epidemia l’obiettivo prioritario era mettere agli ‘arresti domiciliari’ gli asintomatici e i paucisintomatici”, ha concluso Cinquetti.
Una lettura confermata anche dal direttore generale della Sanità veneta Luciano Flor, che ha ricordato l’enorme numero di persone che risultavano in isolamento domiciliare in Veneto l’antivigilia di Natale 2020: oltre 100 mila persone, un numero non confrontabile con i 3 mila casi del 14 settembre di un anno fa (quando c’erano soli 14 pazienti in terapia intensiva) o con i 12 mila casi odierni (con 56 pazienti in terapia intensiva). “Il sistema di tracciamento veneto è riuscito a mettere un milione di persone in isolamento domiciliare e a monitorarne in un solo giorno oltre 100 mila – ha affermato Flor – nonchè a circoscrivere tutti i focolai nel territorio. Questi numeri sono il risultato dell’attività di tracciamento e testimoniano come il Veneto non abbia mai abbandonato l’attività di sorveglianza, in relazione all’andamento dell’epidemia, pronto a dimensionarsi per affrontare l’imponderabile andamento del virus”.
Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, ha analizzato “la bontà del sistema nazionale di monitoraggio, garantita dalla doppia validazione” – da parte dei tecnici delle Regioni e dell’Istituto superiore di Sanità – dei dati settimanali e degli indicatori di rischio. Per il numero uno dell’Istituto superiore di Sanità “la buona qualità dei dati di monitoraggio sanitari e microbiologici (la capacità di sequenziamento in Italia supera il 10 per cento dei test effettuati), i buoni modelli matematici epidemiologici, e il mix adottato di mantenere costante nel tempo il monitoraggio del rischio e su questo modulare le misure amministrative di contenimento, in un dialogo stretto tra Governo e Regioni, in funzione dell’evoluzione dell’andamento epidemiologico, ci consente – ha sostenuto – di affrontare la stagione autunnale con maggiore tranquillità, con la prospettiva di riuscire a convivere con il virus con prudenza, mantenendo tutte le nostre attività, pur consapevoli che c’è una parte del mondo meno ricca dove la circolazione del virus è e resta molto intensa”. Incalzato dalle domande, il professor Brusaferro ha affermato che “la Regione Veneto è ben organizzata sulla prevenzione già da prima, e il suo impianto organizzativo si è rivelato pronto ad affrontare anche un evento nuovo e inatteso come la pandemia da Sars-Cov-2”. “Aver regionalizzato il sistema di monitoraggio e sorveglianza – ha aggiunto – è stata una scelta importante e funzionale, perché ha consentito di modulare gli interventi restrittivi”.
Da parte dello staff tecnico dell’Istituto superiore di Sanità sono arrivate alcune precisazioni ulteriori: l’indice Rt (di trasmissione del virus) si calcola sui casi sintomatici, quindi il numero degli asintomatici non ha inciso nella valutazione di rischio. Inoltre, i dati trasmessi all’Iss dalla Regione Veneto nella registrazione dei casi positivi sintomatici/asintomatici e degli ospedalizzati sono sempre risultati coerenti: nella sequenza dei report quotidiani e settimanali non si sono osservate anomalie o indicatori divergenti che potessero evidenziare incongruenze negli indicatori ai fini della valutazione del rischio.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà