CRV-Mario Vielmo, l’alpinista veneto che porta ad alta quota i valori più nobili della nostra terra
02 Novembre 2021 13:02
A palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il giornalista Claudio Tessarolo ha intervistato l’alpinista leoniceno Mario Vielmo, capace di raggiungere dodici delle quattordici vette a quota ottomila metri, undici delle quali senza utilizzare bombole di ossigeno. Particolare, questo, che fa rientrare Vielmo in una ristrettissima élite di grandissimi scalatori.
L’incontro è stato introdotto dal Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
“Parlare di Mario Vielmo non è esattamente facile – ha esordito Ciambetti – Un alpinista non si misura dal numero di vette conquistate, perché, tra l’altro, vi dirà che ne ha sempre una nuova da raggiungere, ma dalla capacità di essere in armonia con l’ambiente, un ambiente estremo dove l’uomo deve misurarsi con la forza, i tempi e i ritmi della natura. Questo significa spesso rinunciare all’obiettivo che ci si era posti, ma il grande alpinista, anche se ormai prossimo alla vetta, sa che la rinuncia non è una sconfitta: ecco, questo è un tratto, non l’unico, che caratterizza Mario Vielmo, e spiega la sua dimensione, il suo entrare in sintonia, non solo con pareti verticali, muri di ghiaccio o crepacci, ma soprattutto con culture, come quella tibetana e nepalese, così diverse dalla nostra, ma appunto improntate a valori e principi che noi occidentali spesso non riusciamo a cogliere nella loro essenza”.
“Culture che Vielmo ha imparato a rispettare, se non forse ad amare, al punto da farsi protagonista di una esperienza di solidarietà e aiuto verso quei popoli per i quali spesso il nostro ‘poco’ di occidentali in realtà, per loro, è molto, popoli che non hanno la cultura dello spreco e del consumismo occidentale, che non dissipa o sperpera solo beni, oggetti, risorse, ma anche relazioni, rapporti, sentimenti – ha spiegato il Presidente del Consiglio – Credo che questo impegno solidale sia tra le vette più alte colte da Vielmo, una autentica lezione sulla quale dobbiamo riflettere”.
“Mario Vielmo è un vicentino, un veneto di cui dobbiamo essere assolutamente orgogliosi, uno sportivo capace di portare il suo messaggio di solidarietà in cima al mondo, testimone unico dei valori più nobili della nostra terra”, ha concluso Roberto Ciambetti.
Dopo il Presidente Ciambetti, hanno preso la parola i consiglieri regionali vicentini Cristina Guarda (Europa Verde), peraltro concittadina di Vielmo, e Marco Zecchinato (Zaia Presidente), i quali hanno fortemente voluto ospitare a palazzo Ferro Fini il grande alpinista.
Cristina Guarda ha sottolineato come Mario Vielmo non sia solo “un grande atleta, ma anche un abile comunicatore e generatore di contenuti e racconti, con parole e video. Vielmo porta nelle scuole e nel cuore delle nostre comunità un messaggio fortissimo di solidarietà e di impegno politico- sociale, che mette al centro la dignità dell’uomo, di quelle persone costrette a confrontarsi con malattie rare, ma anche l’ambiente, minacciato dall’inquinamento, in particolare da Pfas”.
“Il Consiglio regionale deve essere cassa di risonanza dei valori propugnati da Vielmo, affinché possano penetrare all’interno delle nostre istituzioni e comunità, obbligando ciascuno di noi a prendersi le proprie responsabilità”, ha chiosato Guarda.
Marco Zecchinato ha confessato “la profonda emozione nel presentare un grande concittadino dell’area berica, un uomo di collina ma capace di raggiungere le vette più alte, grazie alla sua grande capacità di adattamento e resistenza, frutto di sacrificio e abnegazione”. Per Zecchinato, “le imprese compiute da Mario Vielmo trascendono la dimensione prettamente sportiva per abbracciare l’impegno civile e sociale. Il nostro alpinista ha portato la fiaccola olimpica in cima al mondo, ha salvato colleghi che si trovavano in grande difficoltà, si è speso in difesa delle popolazioni tibetane messe duramente alla prova da eventi estremi. È quindi doveroso, a livello istituzionale, dare il giusto riconoscimento a personaggi come Mario Vielmo”.
Una accorata attestazione di stima nei confronti dell’alpinista di Lonigo, per le sue gesta sportive e per lo spessore dei messaggi incarnati, è stata portata anche dal Primo cittadino leoniceno, Pier Luigi Giacomello.
Mario Vielmo, intervistato dal giornalista Tessarolo, ha spiegato di considerare “l’aiuto dell’ossigeno una sorta di doping, perché offre la sensazione di abbassare la vetta di circa tremila metri. Ho raggiunto undici dei miei dodici ‘ottomila’ senza bombole di ossigeno, perché non amo le scorciatoie. Preferisco il lavoro duro, l’addestramento quotidiano. Ma senza prendere inutili rischi: spesso ho desistito dal continuare la scalata per non essere imprudente”.
“Non sono un uomo di montagna, ma un certo DNA evidentemente mi è stato trasmesso dal bisnonno, di Domegge di Cadore – ha raccontato Vielmo – Forse anche per questo cerco sempre di trasmettere ai ragazzi delle scuole la bellezza e l’unicità delle montagne venete, un ambiente che va conosciuto e valorizzato in modo ecologico. Perché è proprio ad alta quota che si può vedere la straordinaria bellezza del nostro Pianeta, ma anche toccare con mano tutta la sua fragilità, i danni provocati dall’uomo che inquina, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici prodotti in particolare nei ghiacciai, che negli ultimi vent’anni si sono ritirati in modo considerevole”.
“Il mio obiettivo è completare i quattordici ‘ottomila’ – ha concluso Mario Vielmo – mettendomi sempre in sintonia con l’ambiente che mi circonda, rapportandomi alla natura con rispetto e spiritualità, per godere appieno della bellezza di paesaggi unici, come quello del Nepal e del Tibet. Ricordando sempre gli insegnamenti più nobili che le vette più dure mi hanno regalato: non prescindere mai dallo spirito di sacrificio e dal gioco di squadra”.
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