CRV – PNRR, Consiglio veneto: “Fondi rigenerazione urbana: Governo non penalizzi comuni virtuosi”
18 Gennaio 2022 13:57
Con voto unanime il Consiglio regionale del Veneto ha approvato l’atto di indirizzo, a firma di tutti i capigruppo consiliari, che esorta il Governo nazionale ‘a ridefinire i criteri’ nel riparto delle risorse dei progetti di rigenerazione urbana sostenuti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La risoluzione veneta, inviata all’Anci Veneto e a tutti i sindaci del Veneto perché sia adottata dalle rispettive amministrazioni, sollecita l’esecutivo nazionale ad aggiornare i parametri dell’indice di vulnerabilità sociale al fine di “garantire un’equa distribuzione delle risorse tra i comuni italiani, che tenga conto delle fragilità demografiche, sociali e territoriali presenti nel Paese” e, nel contempo, “a rendere disponibili le risorse necessari e per finanziare tutti i progetti di riqualificazione urbana ritenuti ammissibili”.
Al centro della preoccupazione dei legislatori veneti c’è l’adozione – tra i criteri per l’assegnazione dei fondi del Pnrr – dell’”indice di vulnerabilità”: un parametro Istat che, secondo la risoluzione votata dall’aula di palazzo Ferro-Fini – “penalizza in maniera pesant i Comuni del Nord rispetto a quelli del Centro e del Sud”.
Secondo le prime proiezioni elaborate dall’Anci regionale, dei tre miliardi e mezzo di risorse stanziati per la rigenerazione urbana – ha spiegato il presidente dell’intergruppo Lega-Liga veneta Alberto Villanova, relatore in aula – ai comuni del Sud è andato ben più del 40 per cento inizialmente stabilito, nonostante il 93% dei progetti sia stato presentato da Comuni del Nord Italia. Su un totale di 2.418 progetti presentati e di 2.325 opere ammesse, solo 5 comuni veneti (Conegliano, Lonigo, Monselice, Montebelluna e San Bonifacio) sono risultati in graduatoria con 24 progetti, a fronte dei 227 progetti presentati dalle amministrazioni del territorio regionale. La ripartizione suona un’offesa nei confronti del Veneto. Ben venga la disponibilità del governo, manifestata dal ministro Lamorgese, di destinare 900 milioni per scorrere la graduatoria, ma dobbiamo vigilare perché le risorse siano distribuite in modo equo in tutto il territorio nazionale. E’ importante, quindi, i consiglieri regionali diano un segnale di unità per difendere il nostro territorio, spogliandosi di ogni dell’appartenenza partitica”.
“Non è equo sommare alla clausola di salvaguardia che destina al Sud il 40 per cento dei fondi del Pnrr – ha rilevato il capogruppo del Pd Paolo Possamai – ulteriori criteri di assegnazione che dirottano le risorse al Sud. C’è però da fare una riflessione su quanto il Veneto conti a Roma: su una vicenda decisiva, come la ripartizione dei fondi per la rigenerazione urbana, rischiamo di arrivare ‘a piatti lavati’. Dobbiamo fare squadra e pesare prima della definizione dei prossimi bandi”.
Per la capogruppo di Forza Italia Elisa Venturini non basta rivendicare “maggiore equità territoriale”. “L’auspicio è che ora arrivino i 900 milioni promessi – ha aggiunto – ma serve una riflessione sui criteri adottati e sulle modalità con cui vengono applicati i parametri distributivi e, soprattutto, sulla capacità di gestione da parte dei Comuni dell’ingente quantitativo di fondi che l’Europa mette a disposizione”.
“Il Nord è stato penalizzato da un indice sperimentale, che prende a riferimento dati 2010, quindi non aggiornati – ha sottolineato Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo) –. Se l’indice di vulnerabilità sociale fosse stato aggiornato al 2022, ad una situazione sociale segnata dalla pandemia, probabilmente il Veneto non sarebbe stato escluso”. Ostanel ha poi chiesto una riflessione sulla qualità dei progetti presentati dai Comuni veneti (“è giusto destinare 20 milioni alla rigenerazione di un singolo borgo?”) e sull’azione di sostegno/accompagnamento che la Regione potrebbe svolgere rispetto alla capacità progettuale delle amministrazioni comunali.
Anche Vanessa Camani (Pd) ha messo sotto la lente l’indice di vulnerabilità sociale: “Si conosceva bene la ricaduta di un bando costruito su quell’indice – ha affermato – Quanto accaduto conferma la difficoltà del rapporto istituzionale tra Roma e il Veneto ed evidenzia la necessità che il Veneto sia meno isolato e divisivo, e non si rinchiuda nella rivendicazione di un’autonomia isolazionista”.
A sottolineare il ritardo nella reazione veneta all’esito penalizzante del bando per la rigenerazione urbana sono stati anche i consiglieri regionali del Pd Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni.
Per Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratelli d’Italia, “questo Governo sta discriminando il Veneto, i suoi comuni virtuosi e suoi cittadini operosi. Fratelli d’Italia auspica che ci sia un rapido cambio di passo nell’esecutivo nazionale”.
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