La corretta gestione del rischio legionella nelle strutture sanitarie, turistico-ricettive, sportive e industriali
31 Maggio 2022 00:00
Da diversi anni ormai si assiste ad un incremento rilevante dei casi segnalati di infezione da legionella, i cui casi devono essere obbligatoriamente notificati. L’attenzione del legislatore negli anni recenti è quindi confluita in tutta una serie di disposizioni ed obblighi normativi, sia a livello nazionale che a livello regionale. La legislazione vigente prevede un quadro normativo da rispettare per tenere sotto controllo e prevenire i principali rischi derivanti dall’infezione da legionella, che si fonda essenzialmente su due grandi capisaldi legislativi, ovvero il D.Lgs. 81/08, il cosiddetto Testo Unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro e le Linee Guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi emanate ed aggiornate dal Ministero della Salute. Su questo tema vogliamo fare chiarezza intervistando il Dott. Matteo Seggiaro, Tecnico dell’Area Tecnica Sicurezza, Formazione e Igiene del Lavoro di Teco Srl.
Che cos’è la legionella e perché è considerato un fattore di rischio anche lavorativo?
“La legionella è un batterio, principalmente associato alla presenza di acqua, che può essere responsabile di infezioni che interessano soprattutto l’apparato respiratorio. Ai sensi del Titolo X (Esposizione ad agenti biologici) e dell’Allegato XLVI del D.Lgs. 81/08 e s.m. e i., la legionella è classificata come agente biologico del Gruppo 2. Da un contatto con questo batterio può derivare una malattia infettiva, che si può manifestare come polmonite oppure una forma simil-influenzale, che possono avere un decorso benigno, ma è possibile anche un decorso più grave. La modalità di trasmissione all’uomo avviene principalmente per via respiratoria, mediante inalazione di aerosol. Il batterio non ha alcun effetto sul nostro organismo se ingerito attraverso un sorso d’acqua.”
Perché è un rischio che può interessare anche le aziende produttive?
“Le infezioni sono spesso correlate all’inquinamento degli impianti di distribuzione delle acque: i serbatoi e le tubature possono agire come amplificatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana. Il rischio di acquisire un’infezione è riscontrabile in tutti quegli ambienti di vita e di lavoro in cui vi è esposizione ad aerosol, perché i principali sistemi in grado di generare aerosol sono i rubinetti, gli erogatori delle docce, ed i diffusori dell’impianto idrico, le torri di raffreddamento, i condensatori evaporativi e gli umidificatori, i ventilconvettori, gli split degli impianti di condizionamento. Quindi i principali punti critici nelle aziende possono essere gli impianti idrici (e quindi anche le docce) e/o di condizionamento oppure ad esempio le torri di raffreddamento, che sono molto diffuse. Anche le condizioni di stagnazione dell’acqua, così come la presenza di incrostazioni, sedimenti e biofilm sono considerate favorevoli alla proliferazione della legionella e quindi le aziende devono attuare apposite misure preventive per ostacolarne la proliferazione.”
Quali sono i comparti produttivi a maggiore rischio?
“Sicuramente il comparto sanitario, quindi ad esempio ospedali, case di cura, case di riposo, studi odontoiatrici o dentistici. Ma anche alberghi, strutture turistico ricettive, centri benessere, strutture residenziali, strutture ad uso collettivo come impianti sportivi, palestre, piscine, centri commerciali, così come anche le aziende produttive degli altri comparti, che nei loro luoghi di lavoro possono presentare i punti critici che abbiamo elencato prima. Occorre prestare particolare attenzione a quelle zone dove l’acqua è stata ristagnante per diverso tempo, quindi ad esempio docce utilizzate raramente, oppure strutture alberghiere o sportive che aprono dopo un periodo di chiusura.”
Qual è il primo passo che deve fare un datore di lavoro?
“Sicuramente il datore di lavoro deve effettuare una valutazione di tale tipo di rischio all’interno del documento di valutazione dei rischi, che è il documento principale che ogni azienda deve avere ai sensi del D.Lgs. 81/08. L’azienda deve individuare le specificità degli impianti e delle strutture dove possono realizzarsi le condizioni di presenza e di proliferazione del batterio e capire se ci sono problematiche, anche mediante l’effettuazione di campionamenti ed analisi mediante tamponi o prelievi di acqua.”
Ed una volta valutato il rischio, cosa occorre fare e quali misure possono essere attuate?
“Il documento di valutazione deve indicare gli eventuali interventi tecnici e le procedure atte a limitare o ad eliminare le criticità rilevate. In sostanza occorre indicare le misure di prevenzione e protezione che sono già attuate per tenere sotto controllo il rischio, così come è importante indicare le misure che il datore di lavoro prevede di attuare, nel breve-medio periodo oppure nel lungo periodo, a seconda del livello di rischio presente in azienda. Tali misure normalmente devono essere indicate in quello che viene definito “programma di miglioramento”, che è una sorta di impegno del datore di lavoro ad attuare le misure necessarie, entro un tempo definito e considerato congruo. Proprio al fine di un’effettiva ed efficace prevenzione del rischio.”
Qualche esempio di misura applicabile in ambito industriale?
“Sicuramente le aziende devono prevedere una manutenzione periodica e regolare degli impianti, la regolare pulizia di diffusori ed ugelli, il controllo delle temperature dei serbatoi per la produzione di acqua calda e l’analisi di campioni di acqua prelevati nei punti critici e analisi dei tamponi. Nel caso le analisi rivelassero la presenza di colonie di legionella, occorre procedere con gli interventi di disinfezione più idonei, in base alla conformazione degli impianti (quali ad esempio trattamento con shock termico, irraggiamento UV, clorazione, dosaggio di perossido di idrogeno e ioni di argento, altri).”
È un rischio in merito al quale è importante la formazione dei lavoratori?
“Sicuramente. I lavoratori soggetti interessati dal potenziale rischio legionella, come ad esempio, tipicamente, gli addetti alla gestione e al controllo degli impianti di condizionamento, devono ricevere un’adeguata informazione e formazione in merito a questo tipo di rischio. La formazione riguardante gli agenti biologici deve essere specificatamente dedicata a questo tema e, per legge, deve essere ripetuta con periodicità quinquennale. Così come anche il documento di valutazione del rischio biologico deve essere aggiornato per legge ogni tre anni. Per le strutture ricettive-alberghiere l’aggiornamento è previsto ogni due anni, mentre per stabilimenti termali e strutture sanitarie la scadenza è addirittura annuale.”
Esiste qualche altro adempimento a cui il datore di lavoro si deve attenere?
“Oltre al documento di valutazione dei rischi deve essere redatto anche un registro di autocontrollo, dove occorre tenere traccia degli interventi di manutenzione eseguiti sugli impianti idrici e di climatizzazione (sia che si tratti di manutenzione ordinaria sia che si tratti di manutenzione straordinaria), delle campagne di monitoraggio e analisi con i risultati e delle misure di prevenzione attivate o da attivarsi. Praticamente, volendo elencare e semplificare la documentazione necessaria per gestire correttamente il rischio legionella indicherei: stesura del documento di valutazione e stesura procedure; analisi su acqua e/o su tamponi; predisposizione del registro di autocontrollo e programma di miglioramento; formazione dei lavoratori.”
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