CRV – ‘Bravi Fioi’ di Maurizio Dianese, quando vita normale e malavita si intrecciano tra loro
28 Giugno 2022 16:55
È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro del giornalista Maurizio Dianese ‘Bravi Fioi’ – Storie di vita e malavita veneziana – Milieu Edizioni.
L’autore racconta, attraverso la forma narrativa del romanzo, storie vere: luoghi, personaggi ed episodi del tutto reali sullo sfondo veneziano, quando ogni riferimento a persone esistite o esistenti è da considerarsi assolutamente voluto. Vicende che si sono intrecciate con le trame più oscure della storia recente del nostro Paese: il Conte che ‘regala’ alla malavita veneziana il primo skimmer per la clonazione delle carte di credito; il Principe che si diverte a rubare nelle case dei suoi ‘colleghi’ sul Canal Grande; il bandito che truffa l’assicurazione con un dipinto falso di El Greco; il Cancelliere che fa sparire il fascicolo processuale di un rapinatore della banda di Felice Maniero; il ‘bidoniere’ veneziano che truffa Totò Riina stringendo ‘accordi’ con il finto giudice Scopelliti e provoca così la vendetta mafiosa, ovvero l’omicidio del magistrato.
La presentazione del volume è stata promossa da Europa Verde e, in particolare, dalla consigliera regionale Cristina Guarda, d’intesa con l’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, per “richiamare l’attenzione di cittadini, istituzioni e imprenditori sul grave pericolo rappresentato dal radicamento della criminalità organizzata e mafiosa nel Nord Est”. “Ormai è riduttivo parlare di semplice infiltrazione mafiosa perché siamo andati ben oltre – ha ammonito Guarda – E’ quindi importante presentare in questo contesto il libro di Dianese, che reputo il più autorevole esperto del radicamento della mafia in Veneto. Il suo lavoro, che fa un excursus delle vicende criminali nel territorio veneziano, offre ai lettori gli strumenti utili per comprendere la presenza e l’impatto della malavita nel nostro tessuto socio economico, nelle nostre vite in apparenza normali, un fenomeno di cui si parla purtroppo ancora poco e quasi sempre senza riuscire a coglierne appieno la portata. E invece è molto forte il rischio istituzionale e politico, ma anche imprenditoriale ed economico, che la criminalità organizzata allunghi i propri tentacoli sulle grandi gare di affidamento di lavori, servizi e forniture, in particolare nell’area sanitaria. Imprese, semplici cittadini, amministratori locali e istituzioni, tutti assieme, devono essere coraggiosi nel dire NO al radicamento mafioso e saper distinguere tra la legalità e l’illegalità gestita dalla malavita organizzata”.
Così l’autore, Maurizio Dianese: “Il titolo ’Bravi Fioi’ è una rivisitazione del film ‘Quei bravi ragazzi’ diretto da Martin Scorsese, ma è soprattutto un detto veneziano quando arrestano qualcuno… ‘in fondo, è un bravo fio’… per spiegare come sia forte il rischio di sottovalutare la penetrazione della criminalità organizzata e mafiosa all’interno della parte sana della nostra società: è successo vent’anni fa con la Banda Maniero e la storia si ripete oggi con la moderna mafia che si radica nei nostri territori spesso nell’indifferenza generale. Qui ormai è un eufemismo parlare di ‘qualche mela marcia’ in quanto a marcire è ‘l’intero frutteto’… di fronte ai 200 arrestati e ai 500 inquisiti in seguito alle più recenti inchieste giudiziarie, un terzo dei quali sono veneti. Credo che al cospetto di questo inquietante scenario, le associazioni imprenditoriali e soprattutto la Politica debbano scuotersi dall’inerzia in cui sono imprigionati”. “Nel libro racconto storie intrecciate tra loro, con sfondo la città di Venezia – ha spiegato Dianese – Metto in luce il punto di vista dei malavitosi veneziani su vicende patrie particolarmente interessanti: su tutte, il delitto Scopelliti, mai risolto, che ha conosciuto l’intervento diretto della malavita veneziana, e il depistaggio Scarantino, il più grande della storia del nostro Paese, relativo alla strage di Via d’Amelio con l’uccisione del giudice Borsellino. Una vicenda che parte proprio da Venezia, dal carcere di Santa Maria Maggiore, che ha ospitato Scarantino e Vincenzo Pipino, un ladro veneziano, colui che secondo la Polizia avrebbe dovuto dare indicazioni precise sul fatto che l’uomo fosse un pentito vero o falso. Venezia è una città che produce un tipo di malavita molto particolare che si intreccia con Mafia e Banda della Magliana a Roma. Ricostruire la storia dal punto di vista dei veneziani è importante per capire quella parte del nostro passato che non è mai stata raccontata, quantomeno in modo esaustivo. E’ fondamentale studiare, comprendere più a fondo il fenomeno malavitoso e mafioso, l’attrazione della criminalità organizzata per i soldi e le grandi opere, il tentativo di entrare in contatto diretto con la Politica attraverso l’affidamento degli appalti. Penso che la Regione del Veneto debba fare di più per contrastare il radicamento mafioso nei nostri territori. Bene, ma non è certo sufficiente aver istituito il ‘Premio Francesco Saverio Pavone’, la cui prima edizione è stata vinta da Mirko Ciprian, grazie alla tesi di laurea dal titolo ‘Casal di Eraclea. Espansione formazione camorristica in Veneto’”.
Prezioso il contributo offerto dal giornalista Gianfranco Bettin: “Venezia rappresenta per il mondo criminale una realtà originale e fortemente attrattiva, che la mette così a rischio di infiltrazione e radicamento. Il libro racconta in modo dettagliato quanto è realmente accaduto negli ultimi anni a Venezia e nel Nord Est, cerca di spiegare l’universo malavitoso che si muove attorno al business del turismo, della cantieristica e dello smaltimento dei rifiuti, dove girano moltissimi soldi che fatalmente fanno gola alla criminalità organizzata. È necessario quindi tenere alta la soglia dell’attenzione sul fenomeno, anche grazie a questa pubblicazione. Dobbiamo tutti comprendere che ormai la mafia è radicata nel Nord Est, come già aveva a suo tempo ammonito il Generale Dalla Chiesa”.
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