Liberi, affettuosi e maieutici: con gli Amici Gatti di Ida Rubino ogni giorno è una scoperta
31 Ottobre 2022 15:28
Un gatto può cambiarci la vita? Ida Rubino è convinta di sì, tanto da decidere di alterare la sua prospettiva – a volte strisciando di sottecchi dietro i mobili, altre volte balzando con slancio su un armadio o una finestra – e lasciare che l’occhio del suo nuovo romanzo fosse quello notturno e brillante dei suoi amici a quattro zampe. Grazie al loro passo discreto, capace di insinuarsi nei vicoli più nascosti o nelle abitazioni del quartiere, i gatti possono scoprire i segreti più inconfessabili e al contempo custodirli nel silenzio, esigere del cibo ed elargire fusa in cambio. Non è un rapporto interdipendente a legare il felino al suo umano, ma un rispetto reciproco che saprà ricompensare entrambi.
“Se vi lascerete guidare da loro, sarà il viaggio più bello ed emozionante di tutti, quello dove la generosità può mitigare il dolore. Alla fine per questo sarete persone migliori.”
Dalla premessa
Il viaggio raccontato da Ida Rubino nel suo romanzo Amici Gatti, pubblicato dal Gruppo Albatros il Filo, si muove tra le vie di Bologna, partendo dal quartiere in cui vive la stessa autrice. Corre l’anno 2001, è estate e la vita scorre lenta e sempre uguale a sé stessa. Quel giorno però, la quotidianità dell’autrice, una dottoressa viaggiatrice abituata a stare sveglia mentre tutti gli altri dormono, arriva a un punto di svolta. “Mi sono affacciata dalla finestra e ho visto che davanti al mio portone c’era un gatto che stava miagolando. Sono scesa, gli ho aperto la porta, lui si è infilato dentro: aveva fame.” Rivela l’autrice alle telecamere di Se Scrivendo, l’ormai noto salotto letterario targato CaosFilm “Attraverso questo gatto, Smilla, ho imparato a conoscere le storie degli umani che stavano dietro i gatti, perché da quel momento sono stati tanti di loro a entrare nella mia vita. Da lì ho scoperto storie insospettabili, che in tanti anni di vita in quel quartiere non avevo mai conosciuto”.
Uno dei personaggi più bizzarri che il lettore imparerà a conoscere è la signora Mafalda, la dirimpettaia ultranovantenne della narratrice, sempre pronta ad agganciare i passanti dal balcone e a dar loro notizie sul meteo e sul telegiornale. La sua sarà una compagnia costante, che ci accompagnerà dall’inizio della storia fino all’alba del quarto millennio, dove con il suo grembiule in stile tirolese è intenta a preparare la cena della vigilia di Natale 3011. Sì, perché i racconti che si susseguono in questo libro spaziano dal presente al futuro: Rubino narra di fatti presenti e quotidiani, ma sceglie di non mettere una parola “fine” che lascerebbe il lettore con l’amaro in bocca. Squarcia così il velo del realismo puro e dà vita a un mondo nel quale la signora Mafalda e tutti gli altri affezionati personaggi possano continuare a vivere e far divertire, siano essi persone o gatti.
Vite inimmaginabili, quelle che scopriremo grazie ai nostri amici a quattro zampe, ma non sempre felici. Smilla, infatti, appartiene a un’altra famiglia che non sembra accorgersi delle sue prolungate assenze: l’autrice indagherà e scoprirà a poco a poco la vicenda tormentata della sua padrona. La donna, infatti, è intrappolata in una storia d’amore sbagliata, resa ancora più difficile dal tentativo di proteggere suo figlio da questo dolore e dalla paura di essere mal vista e giudicata dai vicini, ignari di come stessero realmente le cose. La sua storia, come le altre verso le quali Ida sarà spinta da gatti impertinenti e curiosi, affidano al lettore una duplice interpretazione. Se da un lato è l’emozione la prima guida a cui affidarsi, per sorridere, sorprendersi o rammaricarsi, presto subentra una riflessione più profonda, tesa a indagare il valore dei legami e della condivisione. Per quanto, infatti, gran parte delle storie abbiano luogo nei primi anni del Duemila, l’intimo isolamento di ciascuno dei personaggi ci riconduce ai giorni nostri, quando durante il periodo pandemico si è fatta più evidente la necessità di confrontarsi con l’altro, di non chiudersi in una sconfortante solitudine. È necessario dunque trovare un espediente, una valvola di sfogo per tornare in contatto con chi, pur trovandosi vicino, sembra vivere su un pianeta diverso, lontano. Ecco che l’espediente per tornare a “vedere” l’altro si incarna nel gatto, che con un salto da un balcone all’altro permette agli sguardi di incontrarsi, alle mani di stringersi, alle bocche di sorridere e parlarsi.
Se grazie agli amici gatti è possibile riscoprire il contatto con l’altro, è fondamentale d’altra parte mantenere uno sguardo attento e curioso nei confronti della propria città, come il libro stesso suggerisce. L’autrice infatti racconta la sua Bologna vista dalla finestra di casa, le vie che si svegliano al mattino, i negozi e i supermercati che prendono vita con i loro caratteristici suoni, capaci di scandire il tempo e le giornate. I giorni di festa, come il Ferragosto, diventano invece il momento per tirare le somme: la città si riempie, le persone affollano le strade ed è qui che è possibile confrontarsi con il passato. Non ci sono più i chioschi del gelato o dei lupini, al loro posto ci sono fast food e negozietti etnici, figli della globalizzazione che ha fatto di Bologna e di tanti capoluoghi italiani delle città multiculturali. La sorpresa davanti a una città che sembra essere cambiata radicalmente in una sola notte è forse anche questa testimone di un tempo frenetico, del quale non si è più artefici, ma spettatori. Cambiare prospettiva è ancora una volta il modo migliore per accorgersi del mondo circostante, per tornare ad apprezzarlo e individuarne i mutamenti e le contraddizioni: a volte basta soltanto seguire la traiettoria di un gatto per lasciar dischiudere sotto ai propri occhi una realtà che fino a quel momento era sempre sfuggita.
Per quanto le persone, le loro vicende e gli scorci cittadini si susseguano e cerchino di indirizzare su di sé le luci del palcoscenico, i veri protagonisti di questo libro sono loro, i gatti. Se infatti da una parte essi svolgono a pieno titolo un ruolo maieutico nei confronti degli amici umani, d’altra parte è bene soffermarsi sulla vita, il carattere e i desideri di ciascuno di loro. È qui che Ida Rubino compie uno sforzo di fantasia affidando la sua penna alle zampette dei felini, immaginando per esempio le lettere che avrebbero potuto scambiarsi mamma gatta e Similpepe, il grande amore della sua vita e padre dei suoi figli.
Dalle finestre di via Poletti la vita degli appartamenti circostanti si colora e si trasforma, grazie all’intervento benefico degli amici gatti. Le distanze accorciano, i suoni dapprima fastidiosi diventano caratteristici, il buio non è più impenetrabile, ma si trasforma in uno strumento per vedere ciò che gli altri non scorgono. “È un libro per tutti coloro ai quali non piacciono le situazioni scontate, che amano le storie strampalate e i personaggi un po’ caricaturali. E soprattutto è per coloro ai quali piacciono i gatti!” sentenzia l’autrice al termine dell’intervista per Se Scrivendo. Il romanzo, ulteriormente abbellito dalle illustrazioni all’inizio di ogni capitolo, sa condurre il lettore con sinuosa eleganza in un mondo sospeso tra sogno e realtà. Accogliere un gatto nella propria vita è un’opportunità speciale e questo libro è capace di ricordarlo con leggerezza e ironia.
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