Nido di farfalle, lì dove le emozioni si dibattono e trovano compimento
29 Novembre 2022 16:04
L’amore è un gesto, una parola, un bagliore di luce che investe gli oggetti e le forme del quotidiano, mostrandole per un istante in una veste nuova, mai vista. Non bastano tutti i libri del mondo a raccontarlo ed è per questo che oggi, “ancora” – potremmo osare dire – si legge, si scrive, si canta, si parla d’amore. È al tempo stesso misura ed essenza, una presenza impalpabile e ingombrante, perennemente teso tra i suoi opposti, i soli attraverso i quali è possibile provare a descriverlo, a raccontarne la propria personale interpretazione. La prima raccolta di poesie di Barbara Ungari, pubblicata da Europa Edizioni, suggerisce già dal titolo la visione di un amore che sa scuotere e innalzare, al tempo stesso delicato e impertinente. Nido di farfalle è un chiaro riferimento alle emozioni che infuriano nello stomaco quando ci si innamora, narra ciò che si sente quando queste si riversano nella pancia e si agitano, sperando di risalire fino alle labbra per essere espresse ancora una volta, o di raggiungere la mano, perché nel silenzio possa disegnarle sul foglio e donare loro un volto nuovo.
La raccolta è breve, ma la narrazione è plurale ed evocativa, capace di accogliere e spronare, straripante di emozioni che esaltano e guidano l’anima verso un’evoluzione costante, il cui mantra è “mai accontentarsi”. Sono quattro le sezioni nelle quali è suddivisa l’opera: non seguono un ordine cronologico, anzi, spesso capita che due poesie successive siano state composte in anni molto lontani tra loro. A raccontarle è la stessa poetessa ai microfoni di #Librindiretta, la rubrica di approfondimento letterario in onda su ConoscereTV: “La prima sezione, Un sacro presente, è composta prevalentemente di elegie d’amore. La seconda è la mia preferita e si intitola Amori ai margini e affronti alla morale: parla di ribellione, di un amore più sofferto, complicato seppur non tragico. La terza è Nuvole in fiore, che riprende il tema della natura a cui io sono molto legata. Si parla di essa come di una compagna di vita, quasi personificata. Infine Incisioni, che raccoglie tutta una serie di esperienze che mi hanno segnata in maniera forte e che non potevano essere racchiuse nelle sezioni precedenti”. Alle parole dell’autrice potremmo aggiungere, in seguito a un’attenta lettura, che è possibile scorgere nei suoi versi la profonda interconnessione tra le quattro parti della raccolta, come se in ciascun componimento fosse racchiuso il leitmotiv delle altre, a costituire un unicum poliedrico e imprevedibile.
A stagliarsi al di là delle quattro sezioni c’è Venere, la poesia che apre l’intera raccolta. È suo l’onere e l’onore di guidare il lettore tra i versi che seguiranno: in essa sono racchiusi il dolore, le lacrime e il sangue di un amore concluso: “una rosa bionda screziata di sangue”, questa la prima immagine evocata dall’autrice. Allo stesso tempo, tuttavia, non è la desolazione dell’abbandono a trasparire, anzi, nei versi successivi leggiamo una inconsueta leggerezza, il desiderio della rinascita: “I miei sogni si librano nell’aria tremula, / nell’oro della sabbia / sgretolati dalla candida spuma. / Nel vento le mie radici.” Emerge con forza in questa poesia un altro tema cardine della poetica di Barbara Ungari, ovvero quello della libertà: d’altro canto, l’amore non esiste senza di essa, e viceversa.
Ciò che soprattutto notiamo dalla lettura di questa silloge è la possibilità di attraversarla più e più volte prendendo strade diverse, come quando osservando una pietra preziosa si resta ammaliati dalla quantità di riflessi che può generare, solo inclinandola leggermente. Coesistono tra queste pagine tutte le anime dell’autrice: lo spirito ribelle e quello romantico, l’incontro e lo scontro tra luci e ombre che generano contrasti caravaggeschi, un corpo tanto tridimensionale da poterlo quasi toccare e il soffio etereo, nebuloso, di quella magia che avvolge il mondo e si mostra soltanto a chi sa osservarlo davvero. Potremmo quasi assimilare questa raccolta a certi romanzi multistoria, in voga soprattutto negli anni Novanta, nei quali il lettore ha la possibilità decidere quali scelte far compiere ai personaggi, così da vivere numerose avventure e giungere sempre a un finale diverso. È questa la giocosa meraviglia che il lettore deve portare con sé nel suo approccio all’opera, perché con leggera spensieratezza possa scoprire nuove parti del proprio mondo interiore.
In questa complessità emotiva l’autrice dona ampio spazio non soltanto ai sentimenti più luminosi e confortanti, ma sceglie di mettersi in gioco anche nel racconto della delusione e della perdita, i quali portano con sé una malinconia dolorosa. Troviamo un fulgido esempio di questa qualità in una poesia composta dall’autrice nel 2009: “Lacerante speranza / fragile attesa / nella bruma del domani / destino e semplice caso / regalano un raggio di buio”. Non ci sorprende che queste parole dai contrasti così netti, delle quali vediamo chiaramente luci e ombre, appartengano alla sezione Amori ai margini e affronti alla morale. Si scorge in questi versi tutto il dolore carnale di una fioca speranza lasciata attendere troppo a lungo, candela lasciata erroneamente accesa per tutta la notte che combatte strenuamente per vedere l’aurora, al costo di sacrificare al fuoco fino all’ultima goccia di cera. Di questo fuoco arde l’amore, lo stesso della giovinezza ribelle, ma al contempo timida ed ermetica, che emerge da questa poesia.
Una fiamma diversa anima invece i componimenti degli ultimi anni, in particolar modo nelle poesie più recenti e innamorate di Un sacro presente: “Sfido gli eroi del buio / perché / non temo di ergermi nella lotta del cuore, / non temo il combattimento / che brucia e fortifica, / che è balsamo e cura. / Non ho paura di adorarti, / non ho paura di recitare le tue virtù, / il nostro amore e le nostre fortune / come fossero un sacro voto. […] E come quel lume, / nemmeno io avrò paura / della luce fioca del giorno che si spegne, / perché la battaglia che mi anima / non teme né morte, né domani.” Un amore che dunque da sovversivo diventa sacro, viene elevato dai toni elegiaci che lasciano trasparire un senso di eternità e forse quasi di spiritualità. È in queste ultime che si sviluppa un altro senso di ribellione, quello della consapevolezza che non si lascia più struggere da chi non riconosce la potenza dei sentimenti: si concretizza invece il desiderio di osare, di rischiare e mettere in gioco tutta sé stessa, perché solo amando con ogni fibra del proprio essere è possibile ottenere per sé quello stesso amore.
Nel viaggio quotidiano che ci porta incontro alla versione migliore di noi, è la poesia il mezzo che su tutti può donare la spinta maggiore. Nido di farfalle è una bussola che ci invita a perderci in un bosco di bellezza e di emozioni nuove, universali, da riscoprire ogni giorno. Ogni sentiero che apre davanti a noi sa sorprendere e ispirare, arricchisce il nostro bagaglio e lo rende al contempo più leggero. Non rimane che augurarvi buon viaggio.
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