CRV – Consiglio regionale del Veneto incontra gli operatori dell’informazione
21 Dicembre 2022 16:17
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha incontrato oggi, a Venezia, nella sede di palazzo Ferro Fini, assieme ai membri dell’Ufficio di Presidenza – i Vicepresidenti Nicola Finco e Francesca Zottis, e le Consigliere segretarie Alessandra Sponda ed Erika Baldin – gli operatori dell’informazione; nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto Giuliano Gargano, e il componente del Direttivo del sindacato dei giornalisti veneti Diego Neri.
“È stata l’occasione – ha evidenziato il presidente Ciambetti – per inaugurare la sala polifunzionale dedicata ad Oriana Fallaci, un tempo sala stampa, oggi spazio multimediale dedicato all’informazione e alla formazione, funzionale non solo per i giornalisti, ma anche per la nostra struttura che qui può organizzare corsi, eventi, videoconferenze oltre agli incontri culturali che caratterizzano la vita di palazzo Ferro Fini. Il recupero di questa sala è stato coordinato in collaborazione con la Sovraintendenza ai beni culturali che ci ha affiancato nel restauro e ristrutturazione, nella scelta dei materiali e delle soluzioni permettendoci di trasformare questo spazio architettonico storico in un luogo della modernità aperto e attrezzato ad accogliere le innovazioni che la rivoluzione tecnologica offrirà nei prossimi anni. I ringraziamenti vanno anche al dottor Andrea Pagella, che ha seguito l’iter procedurale, all’architetto Marco Riolfatto e ai suoi collaboratori, e all’ingegnere Davide Guiotto che ha coordinato la parte tecnologica”.
“Stiamo vivendo tutti una fase di profonda trasformazione – ha continuato il presidente Ciambetti – che vede anche il mutamento del sistema dell’informazione e, di conseguenza, del lavoro stesso del giornalista e non solo di quanti operano nella Pubblica amministrazione. Certo, l’innovazione tecnologica ha creato un nuovo scenario e, come sempre è accaduto nella storia, il rinnovamento determina la scomparsa di alcuni mestieri, il cambiamento di altri e il nascere di nuovi: il problema della trasformazione investe tutti e non riguarda solo i giornalisti, sia chiaro, sebbene nel mondo dei mass media l’impatto sia stato ed è evidente e, in taluni casi drammatico: conosciamo bene la difficile situazione occupazionale, ma conosciamo anche gli esiti e i pericoli del precariato che espone troppi giornalisti, spesso sottopagati, a subire pressioni e ricatti inaccettabili. “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”, osservava Gramsci in una nota scritta in carcere nel 1930; questa considerazione è ancora oggi particolarmente attuale anche se possiamo dire che il nuovo sta già nascendo e questa sala è solo un esempio, come un esempio è il nuovo contratto di lavoro del Pubblico Impiego che prevede esplicitamente la riorganizzazione dell’Ufficio stampa dell’ente pubblico con, ad esempio, la figura del comunicatore dedicato ai nuovi media, ai social: tutta la pubblica amministrazione è chiamata ad uno sforzo straordinario di trasparenza e di dialogo attivo con la cittadinanza. Nel nuovo che avanza, c’è una istanza forte che cresce sempre più tra i cittadini: “il bisogno di informazioni di cui fidarsi” per dirla con Vittorio Roidi, un bisogno sempre più forte tra i cittadini consci dell’essere immersi in un mondo dove imperano fake news, notizie-bufala, la disinformazione sistematica della propaganda, superstizioni spacciate per scienza, il terrapiattismo dilagante amplificato attraverso social media incontrollati, spesso manipolati, mentre a breve le tecnologie metteranno a disposizioni masse di big-data che oggi facciamo fatica a immaginare. Il cittadino rischia di essere travolto, sopraffatto, da una marea ingestibile di informazioni: molti dei mali che stiamo affrontando sono conseguenza di quell’età “dell’incompetenza”, per dirla con Tom Nichols, in cui troppi si improvvisano esperti”.
“In questo scenario – ha aggiunto Ciambetti – riuscire ad essere punto di informazione affidabile e inappuntabile, luogo di sintesi veritiero, è un dovere istituzionale. Lo abbiamo visto nei momenti più drammatici di questi anni, ad esempio durante la pandemia. Io credo che il compito e il futuro degli Uffici stampa nella Pubblica Amministrazione sia proprio questo: essere sempre più fonte di informazione certa. Informazione di qualità e non di quantità, informazione istituzionale inappuntabile capace di usare i nuovi strumenti, dialogare con i cittadini e rendere trasparente il Palazzo. Una informazione che non può essere affidata a profili professionali incerti o non definiti o, peggio ancora, all’inesperto di turno, ma che deve puntare su giornalisti iscritti all’Ordine come agenti di garanzia. Ciò vale per l’Ufficio stampa del Consiglio, come per le testate giornalistiche. Noi, come Consiglio regionale, abbiamo fatto questa scelta e credo che essa pagherà e darà frutti positivi.
“Scendendo nel concreto – ha concluso il Presidente Ciambetti – se diciamo che gli Uffici stampa delle Istituzioni devono sempre più essere fonti attendibili e certe, al servizio delle Istituzioni e del cittadino, dobbiamo anche dire che non possono sottostare a vincoli come quelli imposti dall’articolo 9 della legge del 22 febbraio 2000 n. 28, la obsoleta e anacronistica “par Condicio” che impone il silenzio “Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto”: il silenzio per una fonte di informazione che svolge un ruolo pubblico va regolamentato in ben altro modo, perché le Istituzioni non possono essere “silenziate” per due mesi all’anno come è accaduto in questo 2022”.
“La nuova sala polifunzionale di palazzo Ferro Fini – ha affermato il Presidente dell’Ordine Gargano – rappresenta un presidio della comunicazione, e quindi della trasparenza e della democrazia, importante in una città che da qualche mese ha perso la redazione del quotidiano principale di Venezia, non più riaperta dopo la pandemia, e in una regione in cui alcuni quotidiani sono in stato di agitazione, mentre un altri hanno da poco annullato due giorni di sciopero. Altri temi fondamentali che interessano in questo momento il giornalismo sono rappresentati dal precariato, una professione tra le più colpite da questo fenomeno, e dal web, considerato ormai il motore dell’informazione, ma nello scenario digitale si apre un nuovo dilemma: informazione o click baiting? Lo scenario quindi sta cambiando in maniera profonda; un esempio: nel 2013 Jeff Bezos aveva acquistato il Washington Post per 250 milioni di dollari, cifra allora considerata elevatissima; ma nel 2022 Elon Musk ha comprato Twitter, un social, per 44 miliardi di dollari. La domanda è consequenziale: dove viaggiano le informazioni? Dove circolano più velocemente? In che direzione vanno gli investimenti? Inoltre, nel primo caso stiamo parlando di una testata giornalistica, ma non è così nel secondo, e quindi si ritorna all’importanza del nostro mestiere e al ruolo centrale dei giornalisti che devono costituire la guida nell’infodemia; lo stesso quotidiano deve trasformarsi in una guida che spiega, verifica e approfondisce, compito peraltro un tempo tipico dei settimanali. Per fare questo servono professionalità, più occupazione, compensi più equi. Il mondo degli uffici stampa è importante per tutti gli altri media che raccolgono le loro notizie: è necessario che negli uffici pubblici gli addetti siano iscritti all’Ordine, ma ciò dovrebbe valere anche per i privati”.
“L’appuntamento con gli operatori dell’editoria – ha ricordato il componente del Direttivo del sindacato Neri – arriva a conclusione di un anno drammatico: i dati di vendita dei quotidiani hanno registrato un calo di vendite pari quasi al 10%, e i fattori che influiscono sul fenomeno sono molteplici, dovuti per esempio al boom del digitale: tutti i giornali aumentano i propri click, ma i click non portano i frutti sperati alle casse delle case editrici che sono tutte in difficoltà. Altri aspetti da sottolineare: è poco combattuto il fenomeno delle copie digitali pirata dei giornali, così come rappresenta una violazione della legge sul diritto d’autore la riproduzione degli articoli sui social. Tutti fenomeni che, tra l’altro, trascinano con sé la crisi delle edicole. I giornalisti combattono con le armi a propria disposizione, non solo con il contrasto, ad esempio, alla circolazione delle copie pirata dei quotidiani, ma anche per portare avanti la lotta per il lavoro buono, non precario, e per il contrasto alle querele bavaglio, tenuto conto che quel tipo di querele vengono archiviate al 99%”.
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