CRV – ‘Il punto più alto’, il libro del Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi
21 Marzo 2023 16:44
È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini il libro del Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi ‘Il punto più alto- sulla rotta di un sogno al comando dell’Amerigo Vespucci’, Edizioni Cinqueterre.
Dagli anni della formazione in Accademia Navale di Livorno al raggiungimento dell’apice della carriera, con il comando della Nave scuola della Marina Militare Italiana Amerigo Vespucci, da ottobre 2019 a settembre 2021: il Capitano di Vascello Bacchi ha raccontato la sua storia di velista e di uomo, tratteggiando un percorso di crescita a cui potersi ispirare per raggiungere i propri obiettivi. Ma serve il coraggio di allargare l’orizzonte personale per inseguire il proprio ‘punto più alto’.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha premesso di sentirsi “onorato ad accogliere qui, a palazzo Ferro Fini, il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi, che attualmente è responsabile dei corsi presso l’Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia, dopo essere stato a lungo in Olanda presso la Nato, poi a Roma come responsabile delle relazioni esterne e cerimoniale dello Stato maggiore della Marina, nonché comandante di varie navi, oltre che dello yatch ‘Capricia’, che la famiglia Agnelli donò alla Marina Militare Italiana”.
“Il Capitano di Vascello Bacchi è un grande velista e solo un grande velista può fissare come punto più alto della propria carriera il comando della nave Vespucci, una delle imbarcazioni più belle al mondo, forse la più bella, emozionante quando mette a riva tutte le vele – ha sottolineato il Presidente del Consiglio – ‘Non chi comincia ma quel che persevera’ è il motto attuale della nave Vespucci: un motto che è un autentico punto cardine, non solo per il comandante, ma per tutti gli ufficiali, i marinai e gli allievi, che si formano tecnicamente e culturalmente, cui fare sempre riferimento anche nei momenti di maggiore difficoltà. Alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, quando la Nave gemella ‘Colombo’ fu ceduta all’Unione Sovietica, per finire poi, nel 1963, vittima di un incendio ad Odessa, il motto della Vespucci era ‘Saldi nella furia dei venti e degli eventi’, che inquadra perfettamente la difficoltà di quegli anni. La nave Vespucci, la veterana della flotta italiana, che sta veleggiando verso i suoi cento anni di vita, non è solo una nave bellissima, ma è sintesi e parte della nostra storia nazionale: e forse per questo quando la vediamo rimaniamo sempre emozionati, perché ci parla, non solo del nostro ultimo secolo, ma della grande tradizione marinara italiana, sintetizzata dagli stemmi delle quattro repubbliche che campeggiano nella Bandiera della nostra Marina, sia militare che mercantile. Comandare la nave Vespucci non è da tutti: richiede competenze e grandissime qualità: è la nostra ambasciatrice nei principali porti, non solo europei”.
“E nel comando della nave Vespucci credo che, per il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi, il punto più alto sia stato il 22 agosto del 2020 quando entrò a vele spiegate passando dal Mar Grande a quello Piccolo a Taranto, lungo il canale di circa 400 metri, largo 58 – ha commentato Ciambetti – Uno solo, prima di lui, era riuscito in questa impresa, però in uscita dal mar Piccolo, il 14 maggio 1965: al comando della nave Vespucci il figlio del vento, Agostino Straulino, il mitico Tino, di Lussin Piccolo, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Helsinki, una delle figure più importanti della vela italiana di tutti i tempi. Quindi è veramente emozionante dare oggi il benvenuto a chi seppe eguagliare Straulino”.
“Il Capitano di Vascello Bacchi è un grande maestro della vela, un romagnolo che ama il mare e che ha fatto del mare gran parte della propria vita, insegnando ai suoi allievi innanzitutto questa passione e il rispetto che bisogna portare al mare, sin dai tempi dello yatch Capricia, fino appunto alla nave Vespucci e, oggi, all’Istituto di Studi Militari Marittimi – ha ricordato in conclusione Roberto Ciambetti – E, tra le doti di questo straordinario interprete dell’antica arte della marineria italiana si deve annoverare l’amore per la musica e il pianoforte, la ricerca dell’armonia quindi, proseguita anche in anni difficili come quelli della Pandemia, che coincidono, per il Capitano di Vascello Bacchi, con il comando della nave Vespucci. Da qui l’occasione per una importante riflessione: non dobbiamo dimenticare cosa è stato il Covid per chi ha continuato a lavorare in quei mesi drammatici affrontando difficoltà non marginali. Ringrazio la collega Elisa Cavinato che ha promosso questo evento, perché ci ha dato l’occasione di incontrare un grande della Marina Italiana”.
La consigliera regionale Elisa Cavinato (Lega/LV) ha fortemente voluto la presentazione del libro presso la sede del Consiglio regionale del Veneto in quanto “dà un apporto culturale molto importante e insegna ad arrivare al risultato finale, a raggiungere i propri obiettivi”.
“Ho conosciuto il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi l’anno scorso a Monselice, quando è stato premiato all’unanimità durante la 7^ edizione del Premio Opsicella alla Cultura – ha spiegato la consigliera – Confesso che ho una grande passione per il mare e per la vita dei marinai in particolare. Sono rimasta affascinata dalla storia del Capitano di Vascello, dalla sua ascesa che lo ha portato a comandare la Amerigo Vespucci: credo che il suo percorso personale e professionale racchiuda un prezioso insegnamento per tutti: mai arrendersi e andare sempre avanti…magari non è il punto più alto, ma sicuramente un punto di partenza”.
Il Capitano di Vascello della Marina Militare Italiana e 122° Comandante della Vespucci, Gianfranco Bacchi, ha subito confidato che “per me il ‘punto più alto’ è essere oggi ospite di questa prestigiosa sede istituzionale: fino a qualche anno fa non me lo sarei mai aspettato. E l’ispirazione per il titolo del libro è nata sicuramente al comando della Vespucci, che dal punto di vista personale e professionale rappresenta l’apice di 35 anni di carriera, perché la Amerigo Vespucci è universalmente riconosciuta come la nave più bella al mondo e lo si capisce dalla calorosa accoglienza che riceve in ogni porto; dal punto di vista costruttivo è semplicemente perfetta; pur essendo una nave piccola, è un grande veliero, con 3 mila metri quadri di vele. Ma ‘Il punto più alto’ racchiude anche un significato metaforico: è il raggiungimento di un traguardo, la realizzazione di qualcosa che prima era al di sopra delle aspettative”.
“Comandare la Vespucci indubbiamente richiede il possesso di importanti competenze nell’arte della navigazione. Bisogna conoscere a fondo le potenzialità di una nave e, nel caso della Vespucci, l’andatura a vela: sono stato facilitato in tal senso dalla mia grande passione per le barche a vela. Ma è indispensabile saper capire e utilizzare al meglio il proprio staff: quattrocento persone per le quali sei un punto di riferimento, una persona con la quale potersi confrontare e, a volte, anche criticare: bisogna saper accettare tutto questo. E ho sempre cercato di offrire agli altri un esempio: non bisogna nascondersi, ma saper cavalcare il proprio tempo come si fa con le onde. Ad ogni modo, credo che le principali doti che possiedo siano la spontaneità e l’educazione, virtù queste che si apprendono da piccoli grazie a famiglie sane: per questo, devo ringraziare i miei genitori. La scuola serve per affinare determinate qualità, ma il ruolo della famiglia è decisivo”.
“Mi ritengo una persona molto curiosa- ha aggiunto il Capitano Bacchi – Nella mia vita ho sempre cercato di fare nuove esperienze. Non ho avuto il mare nel mio DNA, la mia famiglia è originaria della terraferma, ma proprio la curiosità mi ha spinto a intraprendere la carriera di marinaio, fino al comando della Vespucci. Consiglio quindi ai giovani proprio di stimolare la propria curiosità. E comunque penso che nella vita ci voglia anche fortuna, e io ne ho avuta…”.
Il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi ha infine ricordato “il difficile momento vissuto con lo scoppio della pandemia: stavamo preparandoci a fare il giro del mondo con la Vespucci, che avrebbe comportato il raggiungimento di 33 porti, fino alla presenza ai Giochi Olimpici di Tokyo. Avevamo allestito la nave riempendola di vino per promuovere il Made in Italy. E invece siamo stati costretti a restare ancorati alla terraferma, riducendo l’equipaggio a una trentina di unità. La cosa più difficile è stata rapportarmi ai miei marinai nel momento in cui essi vedevano crollare le proprie aspettative. Li ho riuniti nel cassero della nave colto da un’ispirazione…ho detto loro ‘Ora andate, ma sappiate che prima o poi partiremo per una impresa indimenticabile. E credo che la rivincita contro il destino avverso sia avvenuta proprio il 22 agosto 2020, con l’ingresso della Vespucci all’interno del canale navigabile di Taranto: sono stato premiato dall’abbraccio del mio equipaggio che è quanto di più prezioso si possa ottenere”.
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