CRV – Presentate a palazzo Ferro Fini le ‘Memorie di Lucy Kalika’
23 Marzo 2023 15:12
Presentato questa mattina a Venezia, nella sala stampa Oriana Fallaci di palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il volume curato da Edda Fogarollo ‘Memorie di Lucy Kalika – Odessa Vicolo Avchinnikovsky 7’, edito da Mursia. Il libro narra la storia di Lucy Kalika, una donna ucraina nata nel 1923, deceduta nel 2015 e sopravvissuta alla Shoah nascondendosi per 820 giorni con la madre, la sorella e altre persone nella cantina di un appartamento di Odessa, sua città natale: una vicenda, in parte simile a quella di Anna Frank, che completa la conoscenza dell’Olocausto; dopo la guerra, Kalika studiò Medicina, si specializzò in Pediatria nel 1951, anno del suo matrimonio, e successivamente si trasferì in Israele, dove morì. Le Memorie sono state curate da Edda Fogarollo, docente e storica della Shoah, componente dell’Etnhos – European Teachers Network on Holocaust Studies e presidente nazionale di Cristiani per Israele Italia.
“Le memorie di Kalika – ha affermato Erika Baldin (M5S), Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa, nel corso del proprio intervento introduttivo – scuotono la nostra coscienza dinanzi al tema del ‘male burocratizzato’, come venne definito da Hanna Arendt, un male che divenne lavoro quotidiano, nel quale prevalse l’aspetto ‘amministrativo’ e ‘organizzativo’, ovvero una ‘banalità’ quotidiana, riprendendo nuovamente la formula di Arendt, che ha consentito ai nazisti di diventare freddi esecutori di un crimine efferato come la Shoah, dalla quale è sempre possibile trarre nuovi insegnamenti, e ciò vale in particolare per l’Italia, che con la Shoah non ha ancora fatto completamente i conti”.
“L’approfondimento dei temi posti dalla Shoah – ha dichiarato la Capogruppo di Forza Italia Elisa Venturini che ha promosso la presentazione delle Memorie – non si può esaurire con le celebrazioni del 27 gennaio, ossia con il Giorno della Memoria; il Consiglio regionale, presentando le ‘Memorie di Lucy Kalika’, torna così sulla pagina di storia che abbiamo iniziato a leggere fin dai primi di febbraio, quando abbiamo ospitato a palazzo Ferro Fini il professore Boris Zabarko, sopravvissuto all’Olocausto e Presidente dell’Associazione All – Ukrainian Association of Jew – former ghetto prisoners and Nazi concentration camps. È necessario conoscere appieno la vicenda, e proprio grazie al lavoro di Edda Fogarollo, che condivide con noi il suo lavoro, possiamo conoscere appieno la vicenda, entrare in questa particolare successione di eventi e quindi condividerli per apprenderli in modo quanto più possibile approfondito”.
“Far rivivere la memoria serve a non dimenticare – ha sottolineato la curatrice del volume – e questo vale in particolare per i sopravvissuti della Shoah ucraina, una pagina conosciuta nei dettagli solo dopo il crollo del muro di Berlino e con l’apertura degli archivi che fino a quel momento erano rimasti pressoché sigillati, e i cui protagonisti in massima parte sono scomparsi. Ho potuto conoscere la storia di Lucy Kalika grazie a un viaggio a Odessa con l’associazione Cristiani per Israele. Ho così avuto l’opportunità di approfondire la vicenda di questa ragazza diciottenne odessita che, da poco diplomata e che coltivava il sogno di diventare medico, ha vissuto per 27 mesi in una piccola cantina per sfuggire a quella che nell’est dell’Europa è stata definita, dopo la rottura del patto Molotov-Ribbentrop e l’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista, la Shoah delle pallottole, per differenziarla da quella che dall’ovest polacco è stata chiamata la Shoah dei campi di sterminio. L’Ucraina aveva già conosciuto negli anni ’30 gli orrori dell’Homolodor, la ‘carestia sintetica’ provocata dal governo comunista sovietico staliniano che causò milioni di morti; e quella cantina era già stata usata per produrre beni utilizzabili durante la carestia, e successivamente dimenticata. Dopo i bombardamenti e l’arrivo dei tedeschi, a Odessa viene emanato per gli ebrei l’ordine di trasferirsi nel ghetto, un ordine che inizialmente la sorella di Lucy avrebbe voluto eseguire, ma al quale alla fine non obbedirono: Lucy, i suoi familiari, e nel corso del tempo anche altre persone, trovarono riparo e nascondiglio quotidiano per 820 giorni nella vecchia cantina, sopravvivendo grazie anche a due amiche ebree che potevano muoversi grazie a documenti falsi. Lucy in quei lunghi mesi non ha mai perso la speranza, sorretta anche dalla propria, grande Fede”.
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