“Tradurre il mondo in cielo”, la limpida analisi sulle astrazioni dell’io
17 Maggio 2023 17:21
“Tradurre il mondo in cielo” è un’opera dal duplice tono, didascalico e mistico, uno studio che rivela spunti di riflessione inediti che riescono a stimolare il pensiero profondo: un’esortazione alla consapevolezza e all’osservazione, senza pretendere niente dal lettore, ma accompagnandolo per mano in una narrazione resa immediatamente comprensibile grazie alla grande padronanza che l’autrice ha a proposito l’argomento trattato. Ma qual è quest’argomento? Quest’opera potrebbe essere definita come un saggio teologico, affronta tematiche legate allo spirito e all’astrazione, ma racchiude ben più di quanto una singola definizione possa esprimere. Nasce dallo studio che Gaia Zanini compie sul testo “A Course in Miracles” per conseguire il dottorato di ricerca in storia delle religioni: la tesi che scrisse allora, dopo quattro anni di studi intensi, è stata poi corroborata dal lungo esercizio di riflessione e ricerca potenzialmente interminabile, ma che oggi si consolida in un’opera matura e consapevole, che mette a nudo tematiche spirituali profonde, spogliandole della loro complessità. Quest’opera, rivela l’autrice nell’introduzione, non ha quasi nulla in comune con quella tesi scritta anni fa, seppure sia lì che affonda le sue radici. Studiando “A Course in Miracles” e meditando a lungo sui suoi significati, ha raccolto negli anni molti spunti di riflessione che oggi sono affidati alle pagine di “Tradurre il mondo in cielo”: idee che spingono a riflettere sulla sofferenza e sul significato di sé stessi, sull’interpretazione delle relazioni umane, fornendo un criterio di comprensione del vissuto. Umilmente, scevra dalla pretesa di essere una chiave di lettura della realtà oggettivamente valida per tutti indistintamente, ma che individualmente potrebbe suscitare nel lettore una spontanea curiosità verso la formulazione di un pensiero autonomo e introspettivo riguardo il tema trattato. Un percorso di conoscenza che consente all’autrice una maggior chiarezza e talvolta le apre una via di pace nella quale siamo introdotti tramite la lettura di queste pagine.
Per comprendere “Tradurre il mondo in cielo”, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è necessario sapere che “A Course in Miracles” è un testo di “canalizzazione”, ossia un’opera prodotta da un medium canalizzando l’energia di un’altra dimensione. Helen Schucman, l’autrice (che non si è mai ritenuta tale, ma “canale” dell’opera), raccontava di aver ricevuto l’intero testo attraverso una dettatura interiore iniziata nel momento in cui lei era protesa al desiderio di trovare un nuovo mondo che nella sua profondità riuscisse ad attraversare le difficoltà quotidiane e superare i conflitti che immancabilmente incontrava.
“A course in Miracles” è il frutto di questa sua esperienza, il cui concetto fondamentale è che l’origine della sofferenza umana risieda nell’idea sbagliata che l’individuo ha di Dio e di se stesso: l’idea della separazione, ossia credere di essere separati da Dio e dagli altri. Il concetto fondante spiegato in quest’opera, ripreso e analizzato in “Tradurre il mondo in cielo” è che non sia possibile per la creatura allontanarsi dal suo Creatore, pur potendosene convincere, come il Creatore non scioglierebbe mai il legame con la sua creatura. Eppure, credendo il contrario, la creatura costruisce attorno all’idea della separazione il senso stesso dell’io, originando l’ego: un’impalcatura di automatismi che ingabbiano il potenziale umano, la sua consapevolezza, originando ogni sofferenza.
Lo scopo dell’analisi compiuta dall’autrice in “Tradurre il mondo in cielo” è quello di cercare di fare chiarezza sugli inganni dell’ego, per poter liberare dalle sue catene la consapevolezza sopita dietro le sovrastrutture della propria individualità. La consapevolezza, sebbene necessaria, da sola non basta: serve indispensabilmente anche la pratica del pensiero, la sperimentazione del dubbio riguardo se stessi e i propri preconcetti riguardo gli altri, riguardo Dio e il futuro. Ma per farlo c’è bisogno di una preparazione, un percorso graduale che offra gli strumenti per vedere ciò che è sempre presente ma invisibile ai nostri occhi.
“Quando la coscienza riuscirà a spogliarsi dell’opacità dell’ego tornerà alla sua verità, che è un’identità strutturalmente relazionale. Dove l’ego è un’idea di separazione, la verità è unione, relazione infinita. Entrare in questa consapevolezza significa entrare nella libertà vera. È un percorso graduale, non solo per poter comprendere a fondo ciascuno di questi passaggi, ma anche perché i momenti di risveglio da ciò che assomiglia più a un’ipnosi che a una convinzione possono essere brevi e occasionali, prima di diventare una condizione stabile della coscienza. Già però aver sperimentato una sola volta la via alternativa all’ego dà una tale boccata d’aria che non si può più dimenticare, una speranza nuova che può tenere accesa la ricerca anche attraverso molte difficoltà e peripezie”.
Il pensiero dell’autrice echeggia con grande chiarezza nelle pagine della sua opera, rivelando che la vera libertà può essere ottenuta soltanto sgravandosi del peso delle proprie catene interiori, che ci tengono legati a un’idea fasulla di noi stessi: l’ego è la trappola della consapevolezza ed è necessario “soccorrerla”, partendo proprio dalla riflessione e dal dubbio, dall’ascolto del proprio intimo bisogno di un’alternativa per la comprensione profonda della realtà.
Gaia Zanini inoltre comunica una necessità di comunione tra il cristianesimo e i nuovi movimenti religiosi che racchiudono ed esprimono la tendenza naturale delle persone al contatto diretto con Dio oltre qualsiasi formalismo. C’è bisogno di “declinare i tesori antichi in parole capaci di toccare il vissuto, la realtà personale, il bisogno di interpretazione profonda di sé e degli altri in una visione comprensiva di diversi livelli”, usando le parole dell’autrice.
Durante la lettura di quest’opera è sempre importante ricordare che giungere alla salvezza, alla libertà, non significa necessariamente impegnarsi a raggiungere l’obbiettivo e non fa riferimento a una particolare abilità da affinare, ma che sia già disponibile e immediata senza nessuna condizione tranne che essere disposti ad accoglierla: questo conduce inevitabilmente alla verità e al perdono ma non può mai sostituire la coscienza, non accadrà autonomamente ma, al contempo, potrebbe essere suscitata dall’esasperazione della volontà. Che quando è imprigionata dalle catene dell’ego genera un’insoddisfazione che risulta intollerabile: alla fine tutti cominciano a capire che ci deve essere un mondo migliore e non appena quest’idea si consolida, diventa immancabilmente un punto di svolta, il primo passo su un percorso inevitabile di consapevolezza. Gaia Zanini prende per mano i suoi lettori e li conduce serenamente verso le tappe di questo percorso, aiutandoli a riconoscerne i segnali e scandendo ogni passo con la sua voce nitidamente racchiusa tra le pagine della sua opera, svelando l’astrazione di una filosofia teologica profondamente contemporanea, che rispecchia il pensiero odierno e risponde alle domande dell’individuo che oggi si approccia alla spiritualità con una necessità di comprensione più spiccata rispetto al passato.
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