Storie vere che illuminano con la loro umanità: la potente intuizione della scrittrice Lucia Artizzu
29 Giugno 2023 10:02
Le storie vere hanno il potere di scuotere le coscienze, di farci riflettere sulle vicende vissute dai nostri antenati o da chi vive dall’altra parte del globo, ci permettono di immedesimarci e di provare, con uno sforzo di empatia, a metterci nei panni dell’altro, per comprenderlo meglio. Attraverso di esse, ci si rende portavoci di esperienze spesso ignorate o dimenticate, aprendo finestre su mondi nascosti e dando spazio alle voci che necessitano di essere ascoltate.
Nei suoi libri, Lucia Artizzu sceglie di raccontare storie straordinarie di persone comuni, testimoni di affetti e di speranza, depositarie del desiderio di un futuro migliore e più giusto. Sono storie molto lontane tra loro e diversissime nel linguaggio utilizzato, ma che al contempo riescono a illuminare la realtà delle esperienze degli ultimi. Attraverso la narrazione di storie vere o immaginate, ma sempre ispirate al vissuto dei più deboli e sofferenti, l’autrice ci invita a non lasciar perdere nell’oblio nessuna di queste vite.
Entrambi editi nel 2022 dal Gruppo Albatros il Filo, “Riccardello, pastorello zoppo e matterello” e “Alla ricerca della stella polare verso la pace” sono rispettivamente una fiaba moderna e un romanzo biografico, che ci permettono di navigare da un capo all’altro del mondo e in oltre settant’anni di storia, fino ai giorni nostri.
Protagonista della fiaba di Lucia Artizzu è un bambino burundese che, nonostante i tanti problemi di salute, ha una spiccatissima voglia di vivere e di costruirsi un futuro migliore. La sua mamma è incinta quando scappa dalla guerra che imperversa nel suo Paese, per rifugiarsi in un campo profughi in Tanzania. Qui nasce Riccardello, che dopo soltanto qualche anno diventa un pastorello di capre. È un bambino ancora molto piccolo, ma non conosce le fiabe e nella sua vita non trova spazio per la fantasia, accontentandosi soltanto di ciò che ha e che può vedere. È proprio nel campo profughi nel quale ormai ha imparato a vivere che il giovane protagonista incontra una psicologa, la quale gli proporrà di affrontare un viaggio che lo porterà in Italia.
Lucia Artizzu racconta senza giri di parole la dura vita che i profughi sono costretti a vivere nei fortunosi campi nei quali vengono radunati. Sceglie, tra l’altro, di inserire delle fotografie e delle illustrazioni che accompagnino la nostra immaginazione, guidandola in maniera ancora più efficace e di impatto. Allo stesso tempo, l’autrice si sofferma con grande sensibilità sul mondo interiore di Riccardello e sui legami affettivi che lo circondano, permettendoci talvolta di sorridere per la sua ingenuità, ma altre volte di riflettere sulle disparità sociali del mondo in cui viviamo e delle quali non ci rendiamo conto. Lo stesso Riccardello è del tutto ignaro di ciò che lo aspetta al di là del mare: non conosce l’Italia il mondo che conosce è lento e semplice, molto diverso da quello in cui vivono i bambini della sua stessa età nel Bel Paese.
L’attenzione di Lucia Artizzu si concentra sulle ONG e sulle persone che, mosse dalla solidarietà, scelgono di aiutare quotidianamente le persone che vivono in situazioni svantaggiate, specialmente per poter garantire un futuro ai bambini e ai giovani. Sono tante le associazioni non governative che si dedicano all’assistenza nei campi profughi (l’autrice nomina, per esempio, “DA.PA.DU dalla parte degli ultimi”), soprattutto quelle che si occupano specificatamente dei bambini. Il loro lavoro rappresenta un faro di speranza in situazioni spesso buie e disperate ed è proprio questo l’aspetto che risalta nel libro: l’importanza di raccontare esempi virtuosi di mutuo aiuto che possano, un passo dopo l’altro, cambiare le sorti della nostra umanità.
In Italia di fronte a Riccardello si aprirà una serie di nuove opportunità, grazie alle quali non solo potrà curarsi, ma scoprirà persino la sua vocazione di artista. La storia, pur essendo una favola, affronta temi reali e invita i lettori a tenere sempre viva la speranza e non sottovalutare le opportunità che la vita è in grado di proporci.
L’ultima uscita in libreria di Lucia Artizzu, “Alla ricerca della stella polare verso la pace” ci porta nella più vicina Barcellona a immergerci nei pensieri di un uomo che non riesce a prendere sonno: presto incontrerà una donna molto più giovane di lui, pronta a porgli molte domande sul suo passato, per ricostruire il proprio. Pippo, questo il nome dell’uomo, era un vecchio amico dei genitori della donna, il quale aveva vissuto sulla propria pelle la tragica campagna in Russia, tra il ’42 e il ’43. L’incontro, apparentemente casuale, si rivela un significativo segno del destino soprattutto per lui, un uomo che, ormai nell’inverno della sua vita, desidera raccontare e raccontarsi perché nulla della sua memoria vada perduto. Il racconto segue la prospettiva stessa del protagonista, il quale rivive la durezza di una realtà ostile e spietata, caratterizzata da condizioni climatiche estreme, mancanza di risorse, malattie e una strenua resistenza da parte delle truppe nemiche. I soldati, mandati a combattere senza il giusto equipaggiamento, erano costretti a lottare su un territorio sconosciuto e a fronteggiare sfide quotidiane che mettevano a dura prova la loro resistenza fisica e mentale. Molto importante, in questo senso, è il ruolo della comunicazione che veniva data della missione da parte del governo fascista, molto diversa dall’esperienza vissuta dai soldati: tanta propaganda e poco supporto reale, con la paura sempre viva di non poter rivedere mai più i propri cari.
La narrazione di Lucia Artizzu si basa, in questo caso, proprio su una storia vera. Nasce dai diari che Pippo scrisse durante la ritirata dalla Russia e al momento del ritorno in Italia, nei quali racconta le esperienze vissute, diventando a tutti gli effetti un tramite tra il passato e il presente. Attraverso la penna dell’autrice, ciò che emerge non sono soltanto memorie di sofferenza, di uomini abbandonati a sé stessi, sfiniti dal freddo e dalla fame, ma soprattutto storie profondamente umane nelle quali si cerca di rievocare il “prima” e di tenerlo vivo, si stringono nuovi legami di amicizia e di amore, si sogna e si desidera un ritorno a casa che possa presto far dimenticare tutti gli orrori vissuti.
L’autrice stessa, durante la sua intervista per Se Scrivendo, il salotto letterario targato CaosFilm, ammette di aver avuto dei dubbi prima di scrivere questa storia: ”ho pensato di cambiare i nomi, di romanzare ulteriormente la vicenda, poi invece mi sono sentita responsabile e ho scelto di voler essere totalmente onesta nel raccontare la sua storia”.
Anche in questo romanzo Lucia Artizzu sceglie di lasciare un messaggio positivo, di speranza, nonostante la durezza dei temi trattati. La Stella Polare, che dà il titolo al libro, diventa il simbolo dell’amore e della vita che continuano a prosperare nonostante il male e la guerra, il faro nella notte che, lontano e luminoso, ricorda che ci troviamo tutti sotto lo stesso cielo. Sono intensamente commoventi i momenti in cui, nelle notti più buie, lo sguardo di Pippo e dei suoi commilitoni si unisce alla ricerca di lei, e dopo la trepidazione della ricerca scoppia gioioso il successo di averla riconosciuta, mentre instancabile indica il Nord.
Al termine del suo romanzo l’autrice aggiunge mappe, note storiche e bibliografiche per meglio inquadrare il periodo storico raccontato, offrendo dati e informazioni importanti per meglio ricostruire gli eventi. Una testimonianza preziosa, anche in questo caso, per stimolare la curiosità e l’attenzione dei suoi lettori.
Pur rivolgendosi a lettori di età diverse (“Riccardello pastorello zoppo e matterello” è un’ottima lettura per i ragazzi in età scolare, pur aprendosi anche a lettori più maturi, mentre “Alla ricerca della stella polare verso la pace” è dedicato ai lettori adulti) entrambi i libri condividono l’importanza di dar voce alle storie che non devono essere dimenticate e di aprire finestre su mondi lontani. Con i suoi libri, Lucia Artizzu ci invita a riflettere sulla resilienza umana e sul bisogno di creare un futuro più giusto e carico di speranza, anche nelle situazioni più difficili.
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