CRV – Presentato in Consiglio Veneto il romanzo autobiografico di Juri Roverato ‘Il dono’
18 Luglio 2023 14:59
È stato presentato questa mattina a Venezia, nella sala stampa Oriana Fallaci di palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro di Juri Roverato ‘Il dono’, di Altromondo editore.
L’autore, padovano classe ‘77, è laureato in filosofia presso l’ateneo della sua città, insegna danza e teatro agli adulti e ai bambini, ed è affetto da tetraparesi spastica fin dalla nascita.
Il suo primo libro è in realtà una autobiografia nella quale, in ciascun personaggio, è possibile trovare elementi che rappresentano la personalità dell’autore. ‘Il dono’, ambientato nel ‘700, narra le storie di un legionario di frontiera, Joe Barber, ultimo superstite di un attacco al forte da parte dei pellerossa che inizia a vivere con la tribù degli indiani, e della nipote Rayen Wakanda, abituata a una vita diversa che è spinta però dalla curiosità di conoscere la vita degli aborigeni; le voci narranti sono due oggetti inanimati che guidano le vite di coloro che li possiedono: una catenina e un tamburo.
“Si tratta di un momento eccezionale – ha sottolineato in sede di presentazione dell’evento il Presidente dell’Assemblea legislativa Roberto Ciambetti – perché Juri Roverato con questo libro e con la sua esperienza di vita, ci chiede di rispettare i disabili per la loro professionalità, per quanto fanno e non in quanto disabili, ma perché uomini e donne capaci di creare emozioni, aprire nuove prospettive, mentre ci pongono davanti a delle domande tutt’altro che scontate da cui non dobbiamo fuggire, come accade con i veri artisti e come capita con tutte le persone che sanno fare bene il loro mestiere. Roverato, attore, ballerino, oggi anche scrittore, ci richiama alla durezza della realtà quotidiana, ma anche alla bellezza, perché come vediamo in questo “Dono” le asperità della vita possono essere trasformate in occasioni. La danza, in particolare, è un mezzo di comunicazione antico come l’essere umano e secondo Luciano di Samosata essa trae origine da quell’amore che riempie e cadenza l’intero universo, un dono appunto come recita il titolo del libro del nostro autore, forma perfetta di riflessione presente in tutti i culti e in tutte le civiltà. Con il libro, Juri non solo parla liberamente di sé, della sua esperienza, ma parla a noi tutti, parla di noi, creando uno spazio nuovo, una sorta di specchio che, come tutti gli specchi, riflette e deve farci riflettere”.
“Abbiamo voluto proporre una storia di successo in una sede istituzionale importante come palazzo Ferro Fini – ha ricordato la Consigliera Elisa Venturini (Forza Italia), che ha promosso l’evento – una storia che merita di essere raccontata perché questo ragazzo veneto ha saputo mettere a frutto il proprio talento, sviluppandolo nonostante i limiti che possiamo avere; Juri non ha solo messo a frutto quei talenti, ma è andato ben oltre. Con lui, al suo fianco, ci sono anche i genitori, quei genitori che ci hanno amato e sostenuto, incrementando il suo senso di autostima nei momenti di difficoltà. Noi oggi abbiamo avuto la possibilità di vedere Juri come un artista competo, nella danza in primis, e oggi anche come autore di un prodotto letterario: un esempio di un veneto che riesce a donare agli altri e che offre a tutti una grande opportunità di arricchimento”.
“La storia narrata nel volume – ha sottolineato l’autore – è ambientata nel ‘700. Una scelta particolare perché avevo bisogno di una distanza storica per poter giudicare in modo oggettivo quello che raccontavo; e in due continenti, l’America e l’Australia, perché volevo rappresentare le storie di popoli, i pellerossa e gli aborigeni, che furono massacrati quando gli europei andarono a casa loro. Ma in realtà quella che descrivo è la mia vita, presente in tutti i personaggi: presento in particolare gli ultimi, gli esclusi, perché anch’io, in chi mi vede per la prima volta, potrei suscitare quest’impressione. Nei protagonisti, quindi c’è qualcosa di me, ma probabilmente anche i lettori potranno immedesimarsi in ciascuno di loro. A 22 anni, quando ho conosciuto la danza, ho capito che dovevo convivere con il mio corpo, un corpo che mi mette in difficoltà, ma con il quale sto iniziando ‘a mettermi d’accordo’. La danza può essere un modo diverso di creare e di liberare emozioni, sia in chi danza, ovviamente, ma anche in chi guarda. E io voglio essere applaudito come danzatore e letto come scrittore solo se sono giudicato bravo e non perché sono un disabile. ‘Il dono’ è la possibilità di vedere il mondo in un modo diverso. E se sono arrivato fino a qui è perché sono riuscito a spostare un po’ più in là i limiti”.
La presentazione del libro ‘Il dono’ è stata l’occasione per anticipare il prossimo spettacolo al quale Juri Roverato sta lavorando, Il Prometeo di Eschilo: “Un’interpretazione in chiave moderna della tragedia greca, un sogno che parte da molto lontano e che sto finalmente realizzando”.
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