“Anime libere, San Lorenzo”, un canto di vita e speranza nel cuore di Roma
28 Luglio 2023 13:59
Sotto il cielo sempre limpido di Roma, sono tanti i quartieri che brillano, luminosi e variegati, ciascuno con la sua spiccata personalità.
Tra tutti, è San Lorenzo il più conosciuto, riconosciuto e amato, non soltanto per la vita notturna che ne popola le strade al calar della sera, ma anche e soprattutto per l’università, il caratteristico mercato, la fervente attività sociale e culturale che inonda le vie di musica e colori.
Quando si cammina per le strade di San Lorenzo, l’atmosfera è densa di energia e vitalità. È un quartiere che abbraccia e celebra le differenze, dove comunità di diversa provenienza si intrecciano senza giudizio. L’Univeresità La Sapienza attrae studenti da tutto il mondo, portando una grande varietà di culture nel tessuto sociale del quartiere. Incontri, sguardi, attimi sui quali soffermarsi soltanto per un secondo in più, per lasciare che si apra uno spiraglio su queste vite tanto diverse, che si intrecciano nella stessa piazza.
Tra le pagine del suo libro “Anime Libere, San Lorenzo”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, Roberta Saracino racchiude gli sguardi più significativi che ha incrociato, li immagina e ne racconta frammenti di vita: bambini, adulti, uomini e donne ritratti in brevi e accese pennellate, un dettaglio alla volta.
“San Lorenzo è uno dei quartieri che porto nel cuore, poiché l’ho vissuto non soltanto come studentessa, ma anche come educatrice di asilo nido e scuola materna” racconta l’autrice alle telecamere di Se Scrivendo, il salotto letterario targato CaosFilm “ho avuto modo di conoscere i bambini, le loro famiglie, ma di affezionarmi anche ai negozianti, alle persone che popolano il quartiere nella vita di tutti i giorni”. È proprio sui bambini che corrono, saltando sugli scaloni di piazza dell’Immacolata, che si spalanca lo sguardo dell’autrice. Non sulla notte, ma sulle mattine di San Lorenzo, sui bambini che giocano e gridano vestiti dei loro grembiuli monocromatici che svolazzano seguendo il loro passo. Nonostante la corsa i ritmi sono lenti, l’aria è distesa: l’autrice afferra alcune frasi dall’acuto timbro infantile, offerte nel romanesco spontaneo dei più piccoli. I bambini ritratti da Roberta Saracino sono in grado di costruire ogni cosa con la fantasia, di ridere e sorridere giocando a perdifiato, senza mai perdere l’energia. È uno scenario tanto gioioso che lascia dimenticare le difficoltà e i timori, come quelle che suscita l’attesa del primo giorno di scuola, questa volta da insegnante.
Sono tanti i nomi che echeggiano tra queste pagine, come i tacchi sui sampietrini di una pigra mattina romana. Alcuni hanno un sapore antico, tradizionale, altri invece parlano lingue diverse e hanno bisogno di un po’ più di tempo per fissarsi nella memoria. Vite borghesi si intrecciano a quelle più semplici dei commercianti dei mercati, unendosi fino a confondersi nei parchi giochi e tra le aule di scuola. Sono storie evocate tra fitti dialoghi e meditazioni descrittive, che parlano di amori appena nati, antichi mestieri e aneddoti di un passato sussurrato fino al presente.
L’abilità narrativa più evidente di Roberta Saracino è proprio la capacità di dare vita, nei suoi brevi racconti, a una danza di immagini e sensazioni che ben ricalca l’atmosfera poliedrica e multiculturale del quartiere che ha dipinto. La penna dell’autrice coglie le voci e i suoni di questa infanzia spensierata, trasportando il lettore in un mondo fatto di innocenza e allegria. Poi ci sono gli adulti, le persone che popolano il quartiere nella loro vita di tutti i giorni, nei quali a volte è possibile scorgere una lieve ombra di preoccupazione nello sguardo, forse per la disillusione che le difficoltà della vita di quartiere portano con sé.
La tessitura dei racconti si fonda sulle relazioni, che si tratti di incontri fugaci, di sguardi o di lunghe confidenze. In un quartiere come San Lorenzo, dove non di rado si scorgono storie complicate, vite sussurrate che aspettano soltanto di trovare qualcuno che le ascolti, l’importanza della relazione, vissuta come non-indifferenza, diventa quanto più centrale e irrinunciabile. Tra una chiacchierata e una silenziosa confessione, tra un gioco di bambini e il dialogo con il naso all’insù con un’anziana signora affacciata alla finestra, ecco che tra le vie del quartiere è possibile incontrare, timido, anche l’amore.
“Anime Libere” tuttavia non rimane sempre circoscritto tra le Mura Aureliane e il cimitero del Verano, ma si estende anche per il centro storico della Capitale, regalando degli splendidi quadri di passeggiate notturne, lontano dalla calca dei turisti. Piazza Navona, il Pantheon, piazzetta di Pietra fino all’Altare della Patria, poi un breve sguardo al Colosseo e dritti fino a Monti. Sono luoghi che, per chi è abituato a vivere nella periferia romana, sembrano quasi appartenere a una città diversa, da raggiungere soltanto in occasioni speciali. Allo stesso tempo le vestigia della Città Eterna non possono che affascinare i lettori provenienti da qualsiasi parte d’Italia e del mondo, che immaginiamo a guardare con una punta di invidia chi questa bellezza senza tempo può raggiungerla soltanto in poche fermate della metropolitana. Il libro di Saracino si trasforma in un viaggio emotivo e visivo, in cui i lettori sono in grado di percepire le emozioni suscitate dalle piccole avventure di ogni giorno, che grazie allo sguardo sensibile dell’autrice acquisiscono un fascino senza pari.
Nonostante le escursioni nella Roma più nota e rappresentata dai cineasti e dagli artisti, il luogo in cui tornare, presto o tardi, rimane sempre il cuore pulsante di San Lorenzo. Il tempo passa più in fretta del previsto, la scuola finisce, i saluti sono umidi di lacrime, ma scaldano il cuore.
A ricoprire i racconti e le storie di Roberta Saracino c’è sempre un velo di malinconia: una lieve tristezza che emerge in chi per necessità è costretto a lasciare la città, per chi ritorna dopo tanto tempo o per chi, pur lasciando che tutto restasse sempre uguale, porta nel cuore un rimpianto o un dolore. Il tormento di Nina, “la maestra di San Lorenzo” echeggia in ogni passo, quietandosi soltanto di fronte ai sorrisi dei bambini. Una malinconia, però, che non cede mai il passo alla disperazione: l’autrice compie un notevole sforzo per restituire un pizzico di speranza anche alle situazioni più complesse, sfiorando temi difficili come lo sfruttamento infantile e parlando invece di riscatto, di pace e di vittoria. Potremmo dire che nel giovanissimo personaggio di Chiara, che ci accompagna verso l’ultima pagina del libro, si incarna la parabola del quartiere San Lorenzo, la cui gioia e bellezza non può essere spenta, nonostante i suoi abitanti si sentano dimenticati e abbandonati da istituzioni senza speranza. Stringendo nella sua piccola mano i lettori, è una bambina a chiudere con delicatezza il cerchio di una storia potente, che racconta il presente sognando il futuro.
Se infatti è il quartiere San Lorenzo il protagonista assoluto del romanzo, altrettanto lo sono i suoi abitanti: gli anziani che ne conservano la storia, i giovani e gli adulti che lo popolano e soprattutto i bambini, che senza farsi scorgere osservano e assorbono, imparando più di quanto le parole possano insegnare. “San Lorenzo è un cuore che ama. Lo leggi sui muri, lo senti nell’aria” scrive Roberta Saracino nell’ultimo capitolo del suo libro, per accomiatarsi dai lettori “Potrei descrivervene ogni palmo. Non le renderei giustizia. San Lorenzo è una dolce canzone, una vecchia speranza. Un amore perduto, un dolore che pulsa. È quella promessa che prima o poi qualcuno riuscirà a mantenere. È un po’ anche mia. Se Roma è la città che non giudica, allora San Lorenzo è il quartiere che perdona. Da qui puoi ricominciare, qui ti puoi perdere nuovamente. Qui puoi trovare la speranza nei sorrisi dei bambini. E io ne ho visti lì a San Lorenzo”.
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