“Sacre parole dal lungo oblio, Moses Hoffman alla ricerca di Gesù” un viaggio che cerca parole perse
28 Luglio 2023 13:51
L’ esordio narrativo di Paolo Martini, “Sacre parole dal lungo oblio, Moses Hoffman alla ricerca di Gesù”, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, stupisce proprio per il fatto che sia un’opera d’esordio: sembra appartenere a un autore già esperto, tanto distinta e raffinata risuona la sua voce nel corso della narrazione, finemente costruita per mantenere alta la curiosità del lettore, stimolando l’interesse senza mai esagerare nelle sue premesse o nelle conseguenze che si dipanano dagli eventi raccontati.
Per questo motivo la trama risulta sempre plausibile, realistica seppur fittizia, permettendo al lettore una facile sospensione del giudizio e un’immersione profonda nella storia di Moses Hoffman, protagonista dell’opera, alla ricerca di documenti scritti da Gesù di proprio pugno.
La raffinatezza stilistica di Paolo Martini è senza dubbio da attribuire alla sua grande esperienza letteraria: “Sacre parole dal lungo oblio, Moses Hoffman alla ricerca di Gesù” è la sua opera narrativa d’esordio, ma è importante sottolineare che l’autore ha insegnato letteratura e antropologia in diverse università, e si è classificato secondo nel concorso Premio Europa di poesia (Lugano) con “Prove di poesia”.
La ricerca degli scritti di Gesù porta Moses Hoffman in Israele, terra dove diverse religioni si incontrano e si dividono, generando conflitti: menzionata nei testi sacri ebraici, musulmani e cristiani come Terra Promessa, diventa teatro per un racconto ricco di mistero e di riflessioni affascinanti: “L’uomo vive costantemente nel gesto creativo, la fisica quantistica riconosce questo concetto di energia creatrice e benefattrice dove convivono le due radici di bene e di Sommo fattore. Se l’uomo cominciasse a considerarsi come particella divina del creato, la sua coscienza risuonerebbe di quel meraviglioso disegno di cui è attore e coreografo principale. Imparerebbe sicuramente ad amare e rispettare maggiormente se stesso e i propri simili”, sono pensieri di questo calibro quelli che si affacciano nella mente del protagonista, riflessivo e dedito alla sua ricerca quasi fosse un’ossessione attenuata però dalla sua profonda ragionevolezza: un personaggio composto e deciso che non si lascia guidare da una cieca sete di conoscenza ma intraprende il suo percorso sia con consapevolezza che con una sorta di speranzosa audacia, convinto che che Gesù come gli altri profeti debba aver lasciato un suo scritto e non soltanto le testimonianze dei discepoli. Moses Hoffman non è l’unico personaggio che segue questo sentiero, ma attorno a lui si forma un gruppo di persone di diversa fede ed etnia, ognuno mosso dai propri motivi per intraprendere quella ricerca, a loro vengono affidati pensieri e sentimenti diversi, personalità credibili particolareggiati finemente dall’autore che non manca di dar loro la giusta importanza, un impatto e una presenza rilevanti sulla trama che li rende “tridimensionali”, del tutto credibili, che danno l’idea di essere reali e non soltanto frutto della penna di Paolo Martini. Tramite i diversi personaggi, il lettore ha la possibilità di conoscere pareri e valori differenti, quelli di Moses, rabbino capo della sua comunità e professore di storia e cultura ebraica, di Padre Johnatan, di fede cristiana, della scettica dottoressa Write De La Paine e di molti altri personaggi che assumono i propri ruoli spesso mossi da un desiderio di consapevolezza.
Nello svolgersi della narrazione risulta centrale un tema attorno a cui sembra ruotare la trama: la credibilità delle religioni nella società odierna, naturalmente scettica, vittima di quella che viene definita la crisi dei valori, ossia l’apparente smarrimento delle linee di guida etiche e morali stabilite dalle precedenti generazioni, ma testimone di un rinnovato anelito di spiritualità, che assume nuove forme, svincolandosi dalle tradizioni d’appartenenza: nascono così vere e proprie religioni, a volte ponendo sotto nuova luce riti e culti preesistenti oppure creando nuove teorie e interpretazioni del divino. Paolo Martini affronta l’argomento delicatamente, con la giusta attenzione, muovendo i suoi personaggi in un intreccio che, seppure immaginario, rivela tematiche reali, attuali, argomentate con cura e consapevolezza.
“Sacre parole dal lungo oblio, Moses Hoffman alla ricerca di Gesù” è un’opera ricca di introspezione, un thriller appassionante, una lettura resa scorrevole dalla curiosità che suscita con toni pacati che al contempo riescono a raggiungere picchi d’intensità emotiva sapientemente evocati dal suo autore. Tra le pagine del romanzo si incontrano e convivono spiritualità e pragmatismo, modernità di pensiero e antiche fedi, riflessioni e dinamismo, elementi che contribuiscono alla completezza dell’opera, che sembra non voler lasciare niente di non detto o di sottinteso: si riesce a cogliere un messaggio chiaro, ben distinto, nella narrazione di Paolo Martini, un pensiero che vuole infrangere le barriere e gli ostacoli che tendono a dividere i popoli, le fedi e gli individui, che parla di un’armonia che superi le diversità e vinca i preconcetti e i giudizi che dividono l’un l’altro, perché ognuno di noi è “particella di Dio”, come un mosaico che acquisisce significato soltanto guardandolo nella sua interezza, composto dai suoi singoli tasselli, diversi per colore e forma ma di uguale valore, la stessa importanza, ognuno indispensabile nella sua individualità.
“È tempo di rivedere tutte le posizioni delle religioni monoteiste, i fraintendimenti o peggio le manipolazioni che hanno consentito a tante persone in malafede di lucrare sulle paure della gente, sulla loro buona fede e la loro disponibilità al divino. Sono interpretazioni arbitrarie che hanno permesso a presunti religiosi di arricchirsi e di acquisire potere terreno, ad alcuni potenti delle chiese temporali di lucrare sulla credulità dei popoli, a gente assetata di sangue di impossessarsi di simbologie divine. È davvero tempo di far fiorire un nuovo mondo, più naturale, una società più consapevole, una coscienza universale capace di riportare l’Uomo in un presente che non sia più basato su guerre, sfruttamento del prossimo, false verità e promesse disattese”, è con quest’impeto che il protagonista si muove lungo i binari della narrazione, tortuosi e adombrati da numerosi ostacoli, imprevisti e colpi di scena che mantengono sempre alta l’intensità dell’opera, che svolge il suo intreccio tinteggiato di mistero, spiritualità, passione, amore e la ricerca di consapevolezza che accomuna tutti i protagonisti, ognuno impegnato a percorrere i propri passi su quel sentiero che conduce verso la stessa meta, ma tramite diverse vie per ogni individuo. Lungo le strade di Tel Aviv, tra i mercati di Nazareth e sotto gli archi di antiche chiese, i personaggi di “Sacre parole dal lungo oblio” scoprono se stessi, incontrano i propri demoni, sconfiggono i loro dubbi, affrontano una ricerca pericolosa, scomoda per coloro che si riveleranno essere gli antagonisti, dando corpo a un’opera intrigante e stimolante.
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